Nata nel 1981 a Brovary, vicino a Kiev, Zhanna Kadirova è una delle artiste ucraine più conosciute a livello internazionale. La sua arte fa ampio uso di oggetti trovati, spesso materiali da costruzione come cemento e piastrelle, con cui crea oggetti e installazioni intrisi di riferimenti storici e politici legati all’Ucraina passata e presente.
Dal 24 febbraio 2022, data dell’inizio dell’offensiva militare russa, l’artista si è dedicata intensamente al tema della guerra. I ready-made, che caratterizzavano la sua produzione precedente, oggi sono oggetti recuperati dalle zone di conflitto, segnati dalle armi e dalle esplosioni, trasformati in installazioni cariche di simbolismo per evidenziare il divario tra la crudele realtà del suo paese e l’indifferenza di chi continua la propria esistenza come se nulla stesse succedendo. Il progetto Palianytsia, nato nei primi giorni della guerra e esposto in moltissimi paesi, è stato ideato dall’artista per raccogliere fondi a favore dei combattenti ucraini.
In questa intervista, Kadirova parla del suo lavoro e della sua esperienza durante il conflitto e della grande resilienza del popolo ucraino.
ZHANNA KADYROVA: « ANXIETY»2024, EXHIBITION VIEW |COURTESY: ZHANNA KADYROVA AND GALLERIA CONTINUA SAN GIMIGNANO PHOTOGRAPHER: ELA BIALKOWSKA, OKNO STUDIO
Nella serie di quadretti che danno titolo alla mostra c’è un’evidente discrepanza tra il soggetto, ricami di paesaggi e personaggi in costumi tradizionali, e la scritta ‘allarme rosso’ sovrapposta alle scenette idealizzate. Puoi approfondire?
Zhanna Kadirova: Questo lavoro è stato creato nei primi mesi dell’invasione russa, quando vivevo a settecento chilometri da Kiev, città dove normalmente abito e lavoro. Mi ero trasferita in campagna con un amico e ci trovavamo in un capanno rurale dove le condizioni abitative non erano buone. All’inizio, non avevamo elettricità né acqua corrente e dovevamo andare a lavarci dai padroni di casa.
Lì ho visto questo tipo di ricamo e ho pensato che fosse esattamente la traduzione della mia esperienza. Mi trovavo in una regione super sicura, a soli quaranta chilometri dal confine ungherese dove non c’erano basi militari o strategiche: nulla, solo campagna. Eppure, potevo sentire le sirene di allarme antiaereo suonare molto forte, anche tre volte al giorno, e sapevo che da qualche parte i missili stavano colpendo.
L’idea alla base di questo lavoro era quella di collegare immagini tradizionali a una realtà non tradizionale. Ho fatto prima una prova, chiedendo a una donna del villaggio di eseguire il ricamo a mano. Poi ho pensato che le immagini realizzate a macchina creassero maggiore contrasto. Queste immagini riguardano una vita pacifica e felice, e la scritta in alto ne distorce completamente il significato, come la guerra ha fatto con le nostre vite.
Quando ti sei trasferita a Brezovo in Transcarpazia, hai disegnato ritratti delle persone nel villaggio e scambiato esperienze con loro. Hai raccontato che è stata una sorta di terapia dopo lo shock dell’inizio del conflitto.
Zhanna Kadirova: Sì. Quando è iniziata l’invasione, il mio unico pensiero era proteggere la mia famiglia e portare mia madre in un posto sicuro. Mia madre, che ora ha settantacinque anni, non aveva mai attraversato il confine ucraino prima. Nemmeno quando nel 2019 ero stata invitata a partecipare alla Biennale di Venezia e l’ avevo supplicata di venire con me!
È stato davvero difficile quando abbiamo lasciato Kiev, potevamo portare con noi solo il minimo indispensabile che poteva essere trasportato a mano: documenti, il computer e i vestiti che indossavamo. Non c’erano taxi, né trasporti pubblici, la maggior parte dei ponti erano chiusi, abbiamo dormito qualche notte in macchina e poi in un campo profughi al confine rumeno. Quando siamo finalmente arrivati nel villaggio in Transcarpazia, abbiamo dovuto comprare tutto nuovamente.
ZHANNA KADYROVA: BURGERS,2022 – FOUND RIVER STONE KG 3,7 | COURTESY: ZHANNA KADYROVA AND GALLERIA CONTINUA PHOTOGRAPHER: DUCCIO BENVENUTI – ART STORE
Puoi parlarmi del tuo approccio artistico nel raccontare questa guerra?
Zhanna Kadirova: A causa della guerra e dello stress, non potevo continuare con la mia pratica precedente, ho dovuto fare una pausa. Era ovviamente il mio sogno continuare a fare quello che stavo facendo prima, avevo alcuni piani incredibili di progetti che avevo accettato prima della guerra, e un biglietto per il sud della Francia per il 27 febbraio 2022. Ma la guerra è scoppiata il 20 febbraio.
Molti artisti ucraini sono nell’esercito. Ad esempio, Pavlo Kovac, uno dei tre artisti membri del Gruppo Aperto Ucraino che rappresenta la Polonia alla Biennale di Venezia di quest’anno, è nell’esercito. [nel padiglione polacco due installazioni video documentano la vita dei rifugiati ucraini costretti alla fuga dalla guerra in un campo polacco in seguito all’invasione russa n.d.t.]. In questo momento, sento di dover sostenere i miei amici che stanno combattendo.
All’inizio della guerra, ho messo in discussione il ruolo dell’arte e della mia scelta professionale di essere un’artista. Pensavo che l’arte fosse impotente di fronte a una violenza estrema e all’aggressione. Poi i miei sentimenti sono cambiati. L’arte ha un modo speciale di comunicare che forse non è così diretto, forse funziona lentamente, ma funziona.
Le persone sono stanche di sentire parlare di una guerra lontana che va avanti da molto tempo, di vedere scene orribili. Ma credo che l’arte possa stimolare aspetti emotivi e documentare l’esperienza vissuta.
La guerra non è solo distruzione, è anche la storia delle persone che continuano a vivere, a lottare e a sostenere questo paese. Il mio messaggio principale è un invito a vedere cosa sta succedendo. Non è possibile che questa terribile guerra stia accadendo contemporaneamente alla Biennale di Venezia, ad aperture di mostre ed eventi culturali, nello stesso momento in cui la Russia sta demolendo il nostro patrimonio culturale e le vite delle persone civili, distruggendo città, regioni e intere regioni.
Molta arte contemporanea oggi affronta il problema ecologico, ma la guerra è super inquinante. Ci stanno mandando veleno dentro i missili, la natura sta morendo, l’acqua è inquinata, è una catastrofe ecologica. L’enorme centrale nucleare di Zaporizhia è sotto occupazione e nessuno sa se lì ci sono armi e cosa potrebbe succedere.
ZHANNA KADYROVA: « ANXIETY»,2024 – EXHIBITION VIEW | COURTESY: ZHANNA KADYROVA AND GALLERIA CONTINUA SAN GIMIGNANO PHOTOGRAPHER: ELA BIALKOWSKA, OKNO STUDIO
In mostra, c’è un’opera della tua serie Data Extraction, un’opera a muro astratta che è in realtà una porzione reale di strada asfaltata colpita da un missile russo. Ho letto che mentre scavavi per estrarre questi pezzi hai trovato missili non esplosi sotto di essi.
Zhanna Kadirova: Questo pezzo di asfalto è stato prelevato nella regione di Kiev. Avrai sentito parlare di Makariv, Irpin e Bucha, città estremamente vicine a Kiev che sono state totalmente distrutte. Ora vengono ristrutturate a ritmo serrato, anche con fondi europei. La velocità della ricostruzione è un simbolo della resilienza e della vitalità ucraine.
Quando Maurizio Rigillo [uno dei tre fondatori e proprietari della GALLERIA CONTINUA n.d.t.] è venuto a Kiev, l’ho portato a Irpin perché volevo mostrargli un murale di Banksy al nono piano di un grattacielo che era stato bombardato, ma il palazzo era già scomparso e c’erano trattrici che costruivano uno nuovo!
Quando ho realizzato il pezzo che vedi in mostra, ho trascorso tre mesi ottenendo le autorizzazioni per scavare alcune porzioni della strada. Abbiamo lavorato con una squadra di costruzione stradale, hanno le macchine per tagliare e sollevare l’asfalto.
Avevamo prelevato alcuni pezzi con tracce di esplosioni, quando il mio assistente ha notato alcuni buchi marroni e rotondi in tre di essi.
Erano i segni della traiettoria dei missili, e da questo abbiamo capito che c’erano tre missili inesplosi sotto l’asfalto. Vanno molto in profondità sottoterra. Anche la polizia era molto sorpresa. La velocità della ricostruzione è tale che nessuno controlla cosa c’è nei buchi, costruiscono sopra di essi.
Puoi spiegarmi cosa ha motivato la tua scelta, che accompagna dall’inizio la tua pratica artistica, di lavorare con materiali da costruzione, in particolare piastrelle di ceramica? Quali associazioni formali e concettuali di questo materiale ti hanno portato in questa direzione?
Zhanna Kadirova: Entrambe queste associazioni. Alla Scuola d’Arte statale di Kiev mi sono laureata nel dipartimento di scultura. In Ucraina però, non abbiamo un’Accademia di arte contemporanea ma accademie classiche. Gli studenti imparano a fare disegni e sculture realistiche, accademiche, spesso prive di colore.
Così, quando ho finito la scuola, ho comprato molti pennarelli colorati e sono andata in giro per la città a disegnare piccoli studi di vita cittadina: persone nei bar, nelle stazioni ferroviarie, lavoratori, amici e così via.
La scultura è ovviamente il mio mezzo espressivo principale, e ho pensato come poter portare il colore nelle mie sculture. All’inizio, il motivo per cui usavo le piastrelle di ceramica nei miei lavori era principalmente perché erano dovunque intorno a me, un materiale colorato, pratico, molto comune e economico. Durante il periodo dell’Unione Sovietica, i mosaici di piastrelle di ceramica erano molto comuni nella decorazione degli edifici pubblici.
Solo in seguito ho iniziato a guardare più a fondo nelle connessioni ideologiche di questo materiale, in particolare lavorando con il DE NE DE, una comunità aperta che riunisce artisti, architetti, filosofi e storici dell’arte per studiare gli spazi pubblici, l’arte monumentale, il patrimonio culturale dell’era sovietica e il processo di decomunizzazione nei villaggi e nelle città dell’Ucraina.
ZHANNA KADYROVA: SHOT, 2010 – CERAMIC, PLASTER, PARTICLE BOARD, GLUE 100 X 100 CM | COURTESY: ZHANNA KADYROVA AND GALLERIA CONTINUA PHOTOGRAPHER: DUCCIO BENVENUTI – ART STORE
Ti riferisci spesso all’eredità dell’Unione Sovietica usando le piastrelle.
Zhanna Kadirova: Sono cresciuta circondata dall’arte monumentale sovietica, e ho cercato di utilizzare i materiali che venivano usati allora dando loro un angolo diverso, contemporaneo. Ad esempio, la prima scultura che ho realizzato con le piastrelle era la figura di un lavoratore. Era un riferimento al periodo sovietico, quando le immagini di giovani lavoratori super potenti venivano usate per scopi propagandistici. Invece il mio lavoratore fuma una sigaretta, è stanco, non è potente o bello.
Riguardo all’eredità dell’Unione Sovietica, è importante dire che l’arte di questo periodo [nelle ex Repubbliche Socialiste Sovietiche Autonome n.d.t.] non è solo russa. Questo è ciò che la propaganda russa vuole farci credere: che tutto il patrimonio artistico e culturale dell’Unione Sovietica sia russo. Al contrario, in Ucraina hanno lavorato artisti ucraini, in Bielorussia artisti bielorussi, in Kazakistan artisti kazaki, e così via.
Ora abbiamo un grande problema in Ucraina, perché la politica culturale ufficiale del nostro governo cerca di demolire tutto questo patrimonio, ma è sbagliato. Perché dovremmo presentare la nostra storia come se fosse russa? Era il lavoro del nostro popolo, la nostra scuola di arte dell’alto realismo, la nostra architettura. Cambiare l’opinione delle persone su questo è molto difficile perché la macchina della propaganda russa è difficile da combattere, anche la nostra gente ci crede.
Abbiamo avuto artisti ucraini unici che hanno lavorato durante il periodo sovietico, e ora ci troviamo a dover combattere contro il nostro governo per proteggere le loro opere. Ovviamente, oggi la nostra gente è stanca, stressata e odia tutto ciò che è russo. Ma dovremmo proteggere la nostra storia.
Nella mostra, la serie in piastrelle intitolata Shots richiama il Minimalismo. Qui il tuo utilizzo di piastrelle colpite da proiettili assume un significato diverso rispetto al lavoro precedente.
Zhanna Kadirova: Sì, il significato è completamente diverso. Stavo sperimentando la resistenza del materiale sparando alle piastrelle insieme ad alcuni dei miei amici, poiché la mia pratica è spesso collaborativa.
È un materiale molto resistente e vedendo i danni puoi solo immaginare cosa questi proiettili potrebbero fare a un corpo umano. Per me sono anche ritratti di distruzione che sembrano belle scene astratte, in bianco e nero con un’organizzazione formale calcolata. Come i miei pezzi di asfalto, che si riferiscono alla pittura astratta, queste opere fanno riferimento alla storia dell’arte, un esperimento minimalista che usa le armi come unico medium.
ZHANNA KADYROVA: « ANXIETY»,2024 – EXHIBITION VIEW | COURTESY: ZHANNA KADYROVA AND GALLERIA CONTINUA SAN GIMIGNANO PHOTOGRAPHER: ELA BIALKOWSKA, OKNO STUDIO
Puoi raccontarci del tuo progetto Palianytsia, con cui supporti soldati che combattono al fronte. È ancora in corso?
Zhanna Kadirova: Sì, non ho mai smesso di produrre Paliantysia dall’inizio della guerra. Sono rimasta sorpresa che questo progetto sia diventato così popolare. Dono i soldi che raccolgo con il progetto direttamente ai miei amici che sono al fronte, non ho tempo per comprare materiali ora perché devo occuparmi del progetto e concentrarmi sulla mia pratica artistica. Inizialmente sono riuscita a coprire le richieste, ma ora ne stanno arrivando molte altre.
Attualmente mi sto concentrando sul finanziamento di una piccola produzione di droni per uso militare progettati da due amici ingegneri che sono anche artisti. Coloro che hanno testato i loro droni hanno detto che sono tra i migliori in uso. Gli artisti sono i più creativi quando si tratta di trovare le migliori soluzioni!
Questa guerra è davvero terribile. Abbiamo avuto enormi perdite, ed è molto triste vedere che persone molto forti sono ora così stanche, molte hanno combattuto due anni senza mai riposo, e non abbiamo un sistema di rotazione.
Non ho una buona prognosi per questa situazione. Prima della guerra non sono mai stata nazionalista, come artista sentivo di far parte di un mondo più ampio, ma ora essere ucraina è diventato davvero molto importante per me.
ZHANNA KADYROVA: « ANXIETY»,2024 – EXHIBITION VIEW |COURTESY: ZHANNA KADYROVA AND GALLERIA CONTINUA SAN GIMIGNANO PHOTOGRAPHER: ELA BIALKOWSKA, OKNO STUDIO
Fonti e approfondimenti:
Zhanna Kadirova official website
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