Promossa da Fondazione Furla e GAM, la mostra evidenzia temi ricorrenti nell’opera di Suzanne Jackson, quali la connessione con il mondo naturale sino dalla sua infanzia trascorsa in Alaska e il costante fluire dell’esperienza in un lavoro che si dipana come una cronaca di vita. L’esposizione a molteplici culture, i ricordi di una vita ricca di esperienze come ballerina, poetessa e scenografa teatrale, i viaggi e gli incontri, sono inscritti nei suoi lavori attraverso l’uso costante di materiali recuperati e riciclati.
Un corpo di 27 opere spazia dalle esperienze di carattere figurativo degli anni settanta, dove abbondano riferimenti alla natura e motivi onirici e ancestrali, alle opere odierne in cui la pittura assume un’autonomia plastica e ambientale, come i grandi ‘arazzi’ dalle forme irregolari, coloratissimi e traslucidi ottenuti stendendo veli su veli di acrilico, dove il pigmento diventa supporto di sé stesso.
Suzanne Jackson. Ph Timothy Doyon, 2021
Come vi siete orientati verso la scelta di Suzanne Jackson per questa terza edizione di Furla Series alla GAM?
Bruna Roccasalva: Come sempre succede per il nostro programma espositivo la scelta dell’artista è molto legata al contesto della Galleria d’Arte Moderna. Abbiamo pensato che invitare un’artista che ha concentrato la sua ricerca sul ripensamento della natura stessa della pittura, arrivando a confondere i confini fra scultura e pittura, potesse attivare un dialogo interessante col la collezione della GAM, incentrata su pittura e scultura dell’Ottocento.
Suzanne Jackson: The ’white-eyes’ shift (detail), 2022 Layered acrylic -122 × 101,6 cm
Courtesy of the artist and Ortuzar Projects, New York
Si è scelto di non esporre le opere in mostra in una sequenza cronologica, mi potrebbe spiegare che cosa ha motivato questa scelta?
Bruna Roccasalva: La scelta è stata dettata dal personaggio stesso, perché Susan è una figura veramente poliedrica. Nella vita è stata ballerina, scenografa teatrale e ha scritto poesie. La sua formazione d’artista è il risultato della sedimentazione di tutte queste esperienze. Raccontare un personaggio così non può prescindere dal sottolineare questo intreccio fra la sua biografia e il suo percorso artistico.
La cosa migliore era dunque costruire un percorso piu’ tematico che cronologico. All’interno di ogni sala abbiamo mescolato opere di periodi diversi che raccontassero come la sua complessità.
Suzanne Jackson: Singin’, in Sweetcake’s Storm , 2017 – Acrylic, canvas, produce bag netting, graphite, string, nylon curtain mesh, garnet medium, pistachio shells – 203,2 × 91,4 × 35,6 cm | Courtesy of the artist and Ortuzar Projects, New York
Forse la seconda sala della mostra è l’esempio più emblematico di come tutto quello che succede nel lavoro dell’artista ha uno stretto legame con un momento, o un’esperienza ben precisa della sua vita.
La sala è dedicata al legame di Susanne Jackson con la natura, che attraversa un po’ tutto il suo percorso. Una parete è dedicata a una serie di studi sulle foglie, lavori realizzati negli anni 80, quando torna a vivere in un piccolo paese di montagna e si concentra sull’ambiente che la circonda.
Sono lavori anomali all’interno della sua produzione. In questi anni Suzanne si dedica molto alla poesia, e questi quadri di singole foglie, una accanto all’altra, rendono visivamente una narrazione senza punti e virgole, quasi un componimento poetico, contrariamente a lavori precedenti molto articolati con la presenza di diverse figure.
Suzanne Jackson, from Idyllwild leaves series: Leaf and Aura, 1982-83; Autumn, 1983; Greasy Ferns, 1983; In the Wind, 1983; Kissed, 1983; Push Up, 1983; Green, 1983-84; Blooming, 1984; Dance, 1984; Dance Movement, 1984; Fall Memories, 1984; Forest Bean, 1984 | Courtesy of the artist and Ortuzar Projects, New York – Furla Series – Suzanne Jackson. Somethings in the World, 2023.
Accanto a questa serie, Somethings in the World, che ha ispirato il nome della mostra, ha come supporto la carta Bogus, una carta molto robusta utilizzata nei teatri per proteggere gli allestimenti. Suzanne, che è stata anche scenografa di teatro, inizia a usare questa carta lavorando appunto per il teatro, dove recupera queste carte che porta in studio per creare i suoi lavori.
Suzanne Jackson: some things in the world, 2011. – Acrylic and rolled, folded and layered scenic Bogus paper – 216 × 213,4 × 16,5 cm | Courtesy of the artist and Ortuzar Projects, New York
Come si è evoluta l’estetica delle opere di Jackson verso una pittura che da figurativa diventa stratificata, astratta e tendente al plasticismo? L’artista ha menzionato spesso l’importanza dell’architettura per la sua pratica artistica.
Bruna Roccasalva: Tutta la ricerca di Suzanne Jackson è incentrata sull’interesse per le potenzialità strutturali della pittura. Inizia a sperimentare con l’acrilico negli anni settanta, ma subito dopo i re-immagina la natura della sostanza pittorica iniziando proprio dal supporto.
Inizialmente quest’ultimo viene sostituito da una serie di strati di carte diverse. A poco a poco il supporto scompare, la stratificazione è costituita esclusivamente da acrilico. Negli ultimi dipinti la pittura dimostra tutte le sue potenzialità materiche e strutturali, diventando supporto di sé stessa.
La ricerca di Suzanne Jackson parte dalla pittura per diventare altro, una ricerca sul movimento e sulla luce
Suzanne Jackson, Rag-to-Wobble, 2020 | Courtesy of the artist and Ortuzar Projects, New York- Suzanne Jackson, deepest ocean, what we do not know, we might see?, 2021 |Courtesy of the artist and Ortuzar Projects, New York – Furla Series – Suzanne Jackson. Somethings in the World, 2023. Installation view of the exhibition promoted by Fondazione Furla and GAM – Galleria d’Arte Moderna, Milan. Ph. Andrea Rossetti / Héctor Chico. Courtesy Fondazione Furla.
A questo proposito ho letto che l’uso del colore e della luce nelle opere di Jackson sono influenzati da una combinazione di sistemi di credenze spirituali, tra cui la cultura Navajo, Islam e Buddismo, che emerge particolarmente nei lavori degli anni settanta.
Bruna Roccasalva: Soprattutto nei lavori degli anni settanta c’è del misticismo, nascono da una riflessione sul rapporto fra il sogno e la realtà ma come molto spesso accade, i significati che possono essere attribuiti a posteriori non sono le motivazioni di partenza dell’artista. Sicuramente molti riferimenti che possono anche essere ancestrali emergono all’interno del lavoro anche in modo inconscio perché’ appartengono al vissuto, non sono pensati a tavolino.
Suzanne Jackson, In A Black Man’s Garden, 1973 | Courtesy of the artist and Ortuzar Projects, New York – Furla Series – Suzanne Jackson. Somethings in the World, 2023. Installation view of the exhibition promoted by Fondazione Furla and GAM – Galleria d’Arte Moderna, Milan. | Ph. Andrea Rossetti / Héctor Chico. Courtesy Fondazione Furla
Pare che Suzanne Jackson si arrabbi molto quando si cerca di incasellare il suo lavoro in qualche categoria.
Bruna Roccasalva: Odia le categorie. Lo dice il lavoro stesso che è difficile e inappropriato etichettare il suo lavoro, che è pittorico ma anche molto scultoreo.
Dal 1968 al 1970 Jackson gestì la Gallery 32 a Los Angeles, Lafayette Park Place,
uno dei pochi spazi artistici a Los Angeles ad esporre artisti afroamericani emergenti, come David Hammons, Charles White e Betye Saar solo per fare alcuni esempi. Suzanne Jackson crede ancora nell’arte come un mezzo efficace per l’attivismo comunitario e il cambiamento sociale?
Bruna Roccasalva: Non posso parlare per lei, ma in generale penso che creda che gli artisti abbiano una responsabilità sociale nei confronti della società e dell’ambiente. Tutto il suo lavoro è il riflesso di questo senso di responsabilità, basti pensare all’etica ambientalista che permea tutto il suo percorso artistico ma non solo.
Banalmente, l’attitudine ad utilizzare materiali di scarto nasce da questa etica. La natura non è semplicemente un soggetto che ricorre nel suo lavoro, è molto di più, e si traduce nell’attenzione a non buttare nulla, a riciclare.
Suzanne Jackson: Quick Jack Slide, 2021. – Acrylic, acrylic detritus, wicker chair parts, ribbon, bells, string on D-rings, 119,5 × 86,5 × 122 cm | Courtesy of the artist and Ortuzar Projects, New York.
Cosa l’ha più colpita nel conoscere Suzanne Jackson e nel preparare con l’artista questa mostra?
Bruna Roccasalva: L’autenticità.
Fonti e approfondimenti:
FURLA SERIES: SUZANNE JACKSON. Somethings in the World
info: http://www.gam-milano.com/it/mostre-ed-eventi/suzanne-jackson/
a cura di Bruna Roccasalva
GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano
Promossa da Fondazione Furla e GAM – Galleria d’Arte Moderna, Milano
Dal 15 settembre al 17 dicembre 2023
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