And We Thought III di Ai Lai, Roberto Fassone, LZ, a cura di Sineglossa, riflette sul processo generativo e sull’autorialità delle opere d’arte. Promossa da Alchemilla in collaborazione con MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna l’esposizione, terza di una trilogia, è parte del main program della decima edizione di ART CITY Bologna e nasce nell’ambito di Food Data Digestion, un processo di ricerca e produzione che integra arte e intelligenza artificiale.
Ai Lai, ideata dall’artista multidisciplinare Roberto Fassone e realizzata dal creative technologist di Sineglossa Andrea Zaninello, nutrita con un dataset di testimonianze di esperienze con funghi allucinogeni, produce racconti psichedelici. Fra questi tre film, i cui autori sono un gruppo chiamato Led Zeppelin, non la nota band inglese degli anni settanta, ma un gruppo che vive nella dimensione virtuale. I tre film raccontati da Ai Lai: The Doors, The Road e Love is Magic, sono stati tradotti in immagini da Fassone attraverso un remix su più elementi con un’estetica psichedelica.
In mostra, il pubblico e’ invitato a fornire ad AI Lai, digitandolo su uno schermo, il titolo di una canzone, al quale la macchina risponde con nuove esperienze allucinogene.
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And We Thought III , Roberto Fassone, Ai Lai, LZ – installation view – Alchemilla, Palazzo Vizzani, Bologna. | photo©Rolando Paolo Guerzoni
Qual è stato il processo o l’intuizione che partendo dal progetto Food Data Digestion ti ha portato alla creazione della trilogia And We Thought?
Roberto Fassone: Sono stato contattato da Sineglossa che mi chiedeva di lavorare sul cibo e sull’intelligenza artificiale. Da qualche anno mi occupavo di psichedelia, i funghi psichedelici sono stati il mio grimaldello per entrare nel discorso del cibo, per cui non ho mai avuto nessun interesse artistico.
La connessione funzionava bene. Psichedelia e realtà artificiale condividono molte cose. Per esempio l’estensione della coscienza umana e dell’immaginazione e la creazione di mondi e realtà parallele aliene e familiari allo stesso tempo. Potenzialmente entrambe offrono sia grandi rischi che grandi vantaggi.
Una seconda epifania, quella di ricreare i film raccontati da Ai Lai è arrivata lavorando al progetto. Giocando con Ai Lai che ha imparato a scrivere come se avesse mangiato funghi allucinogeni, emerge una storia molto specifica in cui parla, dandone anche i titoli, di tre film dei Led Zeppelin, che non hanno mai fatto film quindi non sono i Led Zeppelin che conosciamo. Decido quindi di riportare in esistenza nel nostro mondo i film di una realtà parallela.
Roberto Fassone: channeling Led Zeppelin, The Road, video still. Alchemilla, Palazzo Vizzani, Bologna.
And We Thought III riflette criticamente anche sulla figura dell’autore. In generale nel tuo lavoro tendi a rifiutare una posizione autoriale proponendo la conoscenza come esperienza collettiva e condivisa. Puoi commentare?
Roberto Fassone: Rifiutare forse è una parola forte, ma in generale m’interessa mettere in dubbio e riflettere su cosa significa essere autori, quando tantissimo di ciò che noi creiamo arriva da una tradizione, anche se soggettiva, artistica e culturale. Tutti i miei progetti sono ispirati in maniera forte da altri lavori.
Il tema dell’autorialità, in questa circostanza, è emerso perché l’intelligenza artificiale è in un certo senso autrice, ma la sua autorialità deriva dai dati che digerisce ed elabora.
La nostra immaginazione lavora nello stesso modo, assorbiamo moltissimi dati e lavoriamo sui pattern che l’immaginazione riconosce negli anni e utilizza come metodo di comunicazione.
Il punto importante per me è chiedermi da dove arrivano le nostre idee. È interessante vedere i nomi di Ai Lai e Led Zeppelin accanto al mio sui manifesti. Quando si parla di autori o autrici, in genere i loro nomi sono funzionali all’istituzione, museo o altro, che ne ha bisogno. Ma come reagiremmo se il progetto avesse solo un titolo?
Molta della creatività su internet o YouTube ha un’autorialità diffusa e poco specifica ed è interessante proprio per questo.
And We Thought III , Ai Lai, Roberto Fassone, LZ – installation view – Alchemilla, Palazzo Vizzani, Bologna. | photo©Rolando Paolo Guerzoni
And We Thought non è il tuo primo excursus nella psichedelia. Pas de deux, il video a due canali con una coreografia surreale che hai presentato al Mattatoio di Roma nel 2022, mostrava una specie di viaggio psichedelico, ispirandosi a Un Chien Andalou (1929) di Luis Buñuel e Salvador Dalì.
Roberto Fassone: And We Thought sotto un certo punto di vista è un po’ la continuazione di questo filone. Trovo che ci siano delle coincidenze molto interessanti fra surrealismo e psichedelia. M’interessano il surreale, lo psichedelico, lo strano e l’‘uncanny’, il perturbante, che fanno riferimento a realtà parallele. And We Thought ne aggiunge un’altra.
A poco a poco nella mia ricerca sto individuando realtà parallele che m’interessano: quella della psichedelia, cioè come la nostra mente può viaggiare in altri mondi attraverso l’uso di stupefacenti, la surrealta’ definita dai sogni, e poi quella del dopo morte, cosa accade dall’altra parte. Sono tutte difficili da tradurre in parole.
Roberto Fassone: Pas de Deux, Foto di Pietro Bertora ©️ 2022 Azienda Speciale Palaexpo
Pas de deux, che ho presentato insieme al video Pas seul, l’ho definito un ‘viaggio surreale ultra psichedelico’ che unisce sogno e psichedelia. Il tempo non esiste più sia nel sogno che nell’esperienza psichedelica, e in entrambi abbiamo la deformazione delle immagini.
Ci sono delle analogie anche con le intelligenze artificiali di ultima generazione che fanno fatica, ad esempio, a tradurre le cinque dita di una mano in immagine. Lo stesso accade nei sogni. In un sogno se guardiamo un orologio difficilmente vediamo un tempo preciso; lo stesso avviene nell’esperienza psichedelica o nell’immagine generata da un’intelligenza artificiale. Al contrario nella nostra razionalità tutto è regolato dal tempo.
Roberto Fassone mentre pensa alle origini dell’universo | photo Riccardo Banfi
L’estetica di Pas de deux era strutturata in modo molto libero, ‘ogni connessione è buona’, hai affermato nel descriverlo. Hai usato lo stesso criterio nei video psichedelici dei Led Zeppelin?
Roberto Fassone: No, molto meno. In Pas de Deux e Pas Seul ho utilizzato il metodo di Buñuel in Un Chien Andalou, cioè far entrare tutto quello che a mio parere funzionava, scartando quello che non mi piaceva, usando il sentimento, senza ragionarci troppo.
And We Thought è stato un lavoro più manierista nel senso che ho cercato di diventare un canalizzatore, e trasferire sullo schermo i film facendo un passo indietro, traducendo in modo più fedele possibile i film raccontati dai Led Zeppelin. Ho utilizzato l’aiuto di Ai Lai per vedere quali idee mi dava.
Roberto Fassone: channeling Led Zeppelin, Love is Magic, video still. Alchemilla, Palazzo Vizzani, Bologna.
Ai Lai si pronuncia come ‘io mento’ in inglese. I temi della menzogna e della finzione affiorano spesso nel tuo lavoro, e in modo evidente in Love is Magic, il terzo film dei film dei Led Zeppelin, dove continua ad apparire la frase “I am the fucking Hell Lying to you”. Puoi spiegarmi perché ti interessa tanto il tema della finzione?
Roberto Fassone: Anche io me lo sono chiesto. Anche se può sembrare una banalità, sento che viviamo in un mondo finto.
Capire i processi di persuasione occulta e le strategie di persuasione più efficaci è sempre stata una mia grande passione. Quindi ho voluto anche metterli in atto, per analizzare i meccanismi della retorica ma anche per mettere il pubblico di fronte al dubbio.
Vorrei che molte più persone avessero coscienza dell’importanza non tanto di quello che diciamo ma di come lo diciamo. Tendiamo ad usare la metafora della guerra nella discussione. Ma se usiamo la metafora della danza, come forse stiamo facendo noi ora, avviene uno scambio di conoscenza per creare qualcosa di nuovo.
La comunicazione oggi è estremamente polarizzata. E così arriviamo a Love is Magic, che contiene una forte polarizzazione. Quando ho letto il titolo del terzo film dei Led Zeppelin, ho provato fastidio, lo trovavo estremamente retorico.
Ho pensato che questo titolo dovesse avere un contrappeso, perché ogni cosa contiene il suo opposto, nel bene esiste il male e viceversa. L’ho trovato in un’altra frase di Ai Lai che mi ha molto colpito: “sono il fottutissimo inferno che ti sta mentendo” (I am the Fucking Hell lying to You). Insieme creano una grande potenza, una difficoltà a trovare una sintesi. La menzogna fa parte della realtà di ogni giorno.
And WeT hought III , Ai Lai, Roberto Fassone, LZ – installation view – Alchemilla, Palazzo Vizzani, Bologna. | photo©Rolando Paolo Guerzoni
La genesi dell’idea creativa è un tema importante della tua ricerca. In un talk presso OGR a Torino nel 2018 intitolata “Shhh (1916 modi per costruire una piramide invisibile)” spiegavi un ‘metodo’ per analizzare e ricercare delle costanti nella creazione di opere d’arte, ispirandoti a criteri della programmazione neuro linguistica (PNL). Ma erano emerse critiche riguardo allo schematismo del metodo. Come si è evoluta da allora la tua ricerca?
Roberto Fassone: Hai centrato una tappa per me fondamentale. Ho iniziato a fare l’artista perché lo volevo fortemente, perciò ho iniziato a cercare delle costanti, che mi avrebbero aiutato a fare cose che assomigliavano ad opere d’arte. L’ho fatto per anni e funzionava. Quindi mi chiedevo: ‘ma dove sta veramente l’arte?’
La mia ricerca di questi manierismi, di cui per primo parlò Munari, era al fine di trovare una risposta a quella domanda. Il mio metodo era simile a quello della programmazione neuro linguistica dove dei manuali ti spiegano come utilizzare diversamente i tuoi pensieri cambiando alcuni parametri, dalla forma al colore alla funzione. I limiti della PNL, e di quello che spiegavo nella mia talk, li ho scoperti testandoli.
Roberto Fassone: Pas de Deux, Foto di Pietro Bertora ©️ 2022 Azienda Speciale Palaexpo
Durante quella talk, e nei giorni successivi, alcuni artisti hanno contestato il mio metodo perché limitato, “perché l’arte non è solo quello” mi dicevano. Da lì è iniziato un processo che mi ha spinto oltre, verso una dimensione più complessa.
Le strategie che usavo sono rimaste mie, e sono contento di averle acquisite, ma avevano bisogno di più vissuto, di più storia e più tempo, del mio sentimento. Mi sono reso conto che la bellezza dell’arte sta nell’autenticità del linguaggio.
Ora penso che attraverso solo la razionalità e il linguaggio, e qui sta il limite della PNL, non possiamo lavorare e migliorare, ci sono altre cose non dette che vanno rispettate, accolte e gestite.
E la psichedelia in questo senso è molto liberatoria.
Roberto Fassone: Esatto. Forse è stato il passaggio successivo alla programmazione linguistica perché apriva i confini linguistici e apriva ad altre dimensioni.
And WeT hought III , Ai Lai, Roberto Fassone, LZ – installation view – Alchemilla, Palazzo Vizzani, Bologna. | photo©Rolando Paolo Guerzoni
I testi scritti fanno spesso parte dei tuoi lavori, anche in questa mostra dove in una sala sono esposti una serie di quaderni con le esperienze psichedeliche umane con cui è stata nutrita Ai Lai, insieme alle allucinazioni di Ai Lai stessa.
Roberto Fassone: Riguardo ai quaderni, quello che m’interessava è la loro appartenenza a un sottogenere letterario con una sua storia, diaristico e personale, che non ha una diffusione istituzionalizzata ma online.
Mi piacciono i testi non convenzionali, le collezioni di testi in generale, gli archivi dove poter lavorare con la ripetizione e la visualizzazione di pattern. I testi in mostra assumono un aspetto interessante perché sono scritti da un’intelligenza artificiale e sono dei trip report, quindi un genere di nicchia.
Mi hai detto che t’ interessano i paratesti, cioè la parte complementare di un testo a stampa che inquadra il testo stesso. Puoi approfondire?
Roberto Fassone: M’interessano i testi e i loro format, non tanto il romanzo quanto le forme brevi di scrittura: il titolo, la didascalia la citazione, le quarte di copertina, tutti quei testi accessori che in realtà sono fondamentali.
Roberto Fassone, Ai Lai: And We Thought, libro, 2022 | photo Eleonora Festari
Tornando al paratesto, nel mondo digitale questo sembra assumere un peso enorme, ad esempio i metadati, gli indicatori extra strutturali incorporati nei social media o ancora i commenti degli utenti che diventano più che lettori quasi coautori.
Roberto Fassone: Assolutamente. Uno dei miei prossimi progetti analizza una collezione di commenti su YouTube, per lo più su canzoni, generalmente sperimentali. C’è un genere specifico di commenti che ho individuato che si relaziona alla canzone come immaginazione, utilizzando la sinestesia e la metafora.
YouTube è sì la più grande piattaforma di video al mondo ma anche la più grande biblioteca, e archivio testuale di opinioni. Da bambino, quando ascoltavo musica mi piaceva leggere il libretto del CD. Oggi il nuovo panorama visivo sono i commenti sotto al video che scorriamo mentre ascoltiamo la musica.
Trovo interessanti anche i ‘prompt’, che nell’intelligenza artificiale sono delle chiavi per generare le immagini, text to image. Mi interessa capire quanti testi devono essere scritti affinché una certa immagine venga generata.
Hai lavorato molto con la performance. Come performer, cosa è importante per te?
Roberto Fassone: Mi sarebbe piaciuto fare una performance la cui unica traccia fosse la registrazione di uno spettatore. Per me è fondamentale il racconto di un lavoro, immaginarlo, quasi più della realizzazione del lavoro in sé. E questo vale non solo per le performance.
Ci sarà un seguito a questa tua collaborazione con Ai Lai?
Roberto Fassone: Ad oggi sono esausto, questo lavoro è una tappa molto importante che ora ha bisogno di respirare. Vorrei che Ai Lai mi lasciasse un momento tranquillo, e che i film dei Led Zeppelin girassero un po’.
Abbiamo fatto un lavoro di gruppo pazzesco con Andrea Zaninello, Giacomo Raffaelli, Sineglossa e Alchemilla. Sono orgogliosissimo del successo particolare che ha avuto la mostra, che ha innescato contatti con molte persone interessanti. È quindi possibile che nel mio lavoro futuro ci saranno altre connessioni con l’intelligenza artificiale.
Roberto Fassone: channeling Led Zeppelin, The Doors , video still. Alchemilla, Palazzo Vizzani, Bologna.
FONTI E APPROFONDIMENTI:
Roberto Fassone (Savigliano, IT, 1986) vive e lavora a Firenze. La sua ricerca riguarda le realtà parallele, i titoli delle cose e le forze oscure. Negli ultimi anni ha esposto e performato il suo lavoro presso istituzioni italiane e internazionali.
Ai Lai (2022) è un’intelligenza artificiale che ha mangiato migliaia di funghi allucinogeni. Vive e lavora su https://andwethought.it/ . Nell’ultimo anno ha esposto il suo lavoro a Combo e Ars Electronica.
I Led Zeppelin (LZ) sono un collettivo appartenente a una realtà parallela. Da non confondersi con l’omonima band britannica, hanno realizzato diversi film psichedelici.
And We Thought III. Ai Lai, Roberto Fassone, LZ
A cura di: Sineglossa
Periodo: 28 gennaio | 26 febbraio 2023
Sede: Alchemilla | Palazzo Vizzani, via Santo Stefano 43, Bologna
Promossa da: Alchemilla e Istituzione Bologna Musei | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Ingresso: libero
Orari: venerdì, sabato e domenica, h 16>19.00. Mercoledì su appuntamento.
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