Nell’economia finanziaria, prodotti sempre più immateriali e complessi circolano attraverso meccanismi in gran parte autoreferenziali. Il fine ultimo non è la creazione di nuovi beni, ma il riassetto e la ricollocazione di quelli già esistenti.
Analogamente, nelle serie di lavori in mostra, Jacopo Prina utilizza pagine di vecchi cataloghi d’asta che illustrano icone dell’arte di consumo, lavorate con tecniche diverse: accostamenti, strappi, abrasioni e collage che destrutturano le immagini delle opere che sono state introdotte nel mercato non più per il loro messaggio o valenza estetica, ma per il valore economico.
I dati di provenienza delle opere, stima e aggiudicazione sono spesso mantenuti integri per sottolinearne la natura di prodotto. I significanti decontestualizzati, risultato delle operazioni dell’artista, vengono ricomposti in originali, accattivanti configurazioni estetiche. Nell’intenzione di Jacopo Prina, l’atto d’acquisto di queste opere diventa parte integrante del processo creativo dal momento in cui un suo lavoro entra (o rientra) nella spirale di un vortice che nutre sé stesso.
Jacopo Prina durante l’installazione di NICE PRICE, dicembre 2022 – Galleria BianchiZardin, Milano.
Mi spieghi il titolo della mostra, NICE PRICE?
Jacopo Prina : Ho conservato in tutte le pagine che ho utilizzato per le mie opere la stima proposta stampata dalla casa d’asta. Anche se è diventata un elemento grafico nel mio lavoro sotto l’aspetto estetico, rimane comunque interessante leggerla ed è inerente al tema proposto.
Inoltre, visto che chi determina che un’opera d’arte è tale è colui investe in essa, insieme ai galleristi che gestiscono lo spazio, abbiamo deciso di proporre una serie di opere a un prezzo veramente speciale fino al termine della mostra. Poiché oggi è il collezionismo il protagonista del mondo dell’arte.
Collage di pagine di catalogo, 2021 -70×70 cm. Dalla serie Assemblage.
La mostra si apre con una grande stampa: una pagina di un catalogo d’asta accartocciata. La pagina riproduce un lavoro di Damien Hirst intitolato t.h.c, che per inciso è il principale principio attivo della cannabis. Mi spieghi perché hai scelto quest’immagine come manifesto della mostra?
Jacopo Prina : La mostra si apre con un gesto di protesta contro il lato peggiore del mercato dell’arte. Con un rifiuto. Una carta appallottolata. Una pagina di catalogo d’asta stropicciata. L’immagine di un lavoro (non a caso) di Damien Hirst, distrutta.
Mi approprio anche del suo titolo, t.h.c. La speculazione finanziaria altera, droga, la percezione di una opera d’arte.
Fine art print 1/3, 2021 – 90×90 cm. Dalla serie Auction Results.
Quando hai iniziato a lavorare con i cataloghi d’asta, e com’è nata questa idea?
Jacopo Prina : I cataloghi d’asta sono il simbolo della mercificazione dell’arte. Il collezionista, o meglio l’investitore, li usa per leggere i dati opportuni a una valutazione esclusivamente economica delle opere pubblicate.
Io, come artista, vedo tutte quelle opere, quella merce, esclusivamente come colori e forme varie. Utilizzo per i miei lavori le più belle sagome e texture che i grandi maestri hanno realizzato.
Collage di due pagine di catalogo, 2021 – 50×40 cm. Dalla serie Assemblage.
I processi circolari, o autofagi come tu li hai descritti, del mercato trovano riscontro nel tuo processo creativo. Puoi spiegarmi come?
Jacopo Prina : Per realizzare i lavori in mostra ho usato le immagini delle opere dei grandi maestri riprodotte nei cataloghi d’asta. Se venissero proposte in asta le mie opere ora in mostra, inizierei a lavorare sulle loro riproduzioni a catalogo. E se poi queste ultime venissero pubblicate per un’ulteriore asta e così via, si creerebbe riprodotto a catalogo, come in un gioco di specchi, un vortice che si autoalimenta.
Chi sarà a generare questa infinita opera d’arte che si verrebbe a realizzare? Gli artefici saranno il mondo del collezionismo e quello delle aste.
Da qui parte il mio primo passo indietro come artista. Protagonisti del mondo dell’arte sono il collezionismo, le gallerie e i grandi marchi che li sostengono.
Se si realizzasse questo vortice autofago verrebbe messa in discussione la figura dell’autore. Questo è lo scopo ultimo del mio lavoro.
Lavoro su pagina di catalogo, 2021 – 50×40 cm. Dalla serie Cakes.
La tua è una critica esplicita al mercato, e di conseguenza al mondo del collezionismo. Quali meccanismi si sono inceppati, cosa è cambiato, cosa ti irrita maggiormente del sistema arte oggi?
Jacopo Prina : Duchamp ci dice che solo l’artista è autorizzato a decidere cos’è un’opera d’arte. Gli basta un basamento, una galleria e soprattutto una firma.
Piero Manzoni rincara la dose dichiarando che tutti i prodotti di un artista sono opere d’arte.
Ma una volta che è entrata la speculazione finanziaria nel mercato dell’arte, chi è autorizzato a decidere quali opere fanno parte del mondo dell’arte?
Chi investe.
Già negli anni ’80 Jean Baudrillard denuncia l’assoluta mercificazione dell’arte, dichiarando che il fattore estetico non è più un valore e che tutto il movimento contemporaneo non è altro che citazione del passato.
Anche Tomaso Montanari nel suo libro “Contro le mostre” ci dice che è solo un ritorno economico a orientare le scelte per una mostra. E Marco Meneguzzo nel suo libro “Il capitale ignorante” dichiara che non c’è più nulla contro cui combattere e che ogni aspetto, per l’arte, è stato risolto in un modello unico: il denaro.
Lavoro su pagina di catalogo, 2021 – 30x20cm. Dalla serie Cakes.
In riferimento alla tua offerta appetitosa di torte e ciambelle, anch’esse cucinate da pagine di cataloghi d’asta, mi racconti la scelta di questa metafora culinaria?
Jacopo Prina : Il messaggio, il linguaggio e la visione del mondo che un artista propone vengono lasciati in secondo piano. Predomina il valore economico di partenza e la sua possibile rivalutazione. Il valore non è più quello estetico ma quello economico. Il mercato ha fame di soli certificati di proprietà, dalle cripto-valute agli nft. Il focus si sposta dall’opera originaria alla sua quotazione. Questo è evidenziato nelle torte e ciambelle che propongo.
Nelle due serie di lavori che esponi in mostra, fai un passo indietro rispetto all’intervento manuale, che faceva parte del tuo precedente percorso. Nelle ultime opere, particolarmente nelle torte, l’intervento manuale è ridotto al minimo o nullo. È un’operazione concettuale e anche una scelta estetica?
In mostra non c’è nessun mio intervento a pennello, nessun dipinto. Non c’è niente di mio per gli affilati denti del mercato. La mia proposta è esclusivamente realizzata con quegli ingredienti di cui il mercato è già ghiotto.
NICE PRICE, veduta della mostra alla Galleria BianchiZardin, Milano 2022.
In base a cosa scegli le immagini?
Jacopo Prina : Le opere a catalogo non sono altro che merce. Deliziosi ingredienti vengono prima selezionati e stoccati in base alle loro forme e colori per poi essere scelti per la creazione di nuovi piatti. Le didascalie, importantissime, come tocco finale.
Intendi perseguire questo filone di analisi in un prossimo futuro, o ti prepari ad esplorare nuovi territori?
Jacopo Prina : Non lo decido io. Decideranno i collezionisti. Spero vivamente di soddisfare il loro palato con le mie proposte e così di poter continuare a realizzare le mie ricette.
Vuoi aggiungere qualcos’altro?
Vorrei concludere questa intervista rimangiandomi tutto quello che ho detto. Sono solo parole che delineano un ambito. Un terreno che mi da la possibilita’ di coltivare e far crescere forme nuove, astratte e indipendenti. Con una personalita’ propria, al di la’ di ogni discorso.
Fonti e approfondimenti:
NICE PRICE. Galleria BianchiZardin, via Pietro Maroncelli 14 Milano
fino al 21 gennaio 2023
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