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Dineo Seshee Bopape: capire il presente e il passato, nell’acqua e nella terra.

Ocean Space a Venezia e Pirelli HangarBicocca a Milano dedicano due belle mostre a Dineo Seshee Bopape, considerata fra le più interessanti esponenti dell’arte contemporanea sudafricana. Bopape sonda temi legati a storia, politica e memoria, affrontando la pesante eredità socio-culturale di schiavitù e diaspora africane. In questa intervista l’artista racconta la sua esperienza sull’oceano, frutto di una residenza organizzata da TB21-Academy alle Isole Salomone e in Giamaica, e tocca punti salienti della sua ricerca.

Nata a Polokwane nel Sudafrica nordorientale, Dineo Seshee Bopape utilizza una vasta gamma di materiali fra cui legno, terra, mattoni, oggetti trovati, e video proiezioni. Il suono ricopre spesso un ruolo rilevante nel suo lavoro.  Parte del ciclo espositivo The Soul Expanding Ocean a cura di Chus Martínez, Ocean! What if no change is your desperate mission?, conclusasi il 2 ottobre presso Ocean Space, comprendeva una struttura semicircolare costruita con legni e pietre recuperati dall’oceano, e una video proiezione a tre canali, commissionata da TBA21–Academy e co-prodotta da Pirelli HangarBicocca.

Intitolato lerato laka lea phela le a phela le a phela my love is alive, is alive, is alive ( 2022 ) il video mostra immagini oniriche accompagnate da un canto melodico e ipnotico, riprese acquatiche che s’ispirano al naufragio di una nave fantasma di schiavi.

HangarBicocca presenta la prima grande retrospettiva italiana dell’artista, a cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli  (fino al 29/01/2023).  “Born in the first light of the morning [moswara’ marapo]” ripercorre tappe fondamentali del lavoro dell’artista attraverso una serie di grandi installazioni, disegni a muro, scultura e video proiezioni.

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Dineo Seshee Bopape
Mabu,mubu,mmu, sa_ _ke lerole, (sa lerole ke_ _), 2022 (particolare) Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022
Dineo Seshee Bopape: Mabu,mubu,mmu, sa ke lerole, (sa lerole ke), 2022 (particolare) Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022 | Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

Quali sono le immagini e le impressioni che Le sono rimaste più impresse durante le residenze alle Isole Salomone e in Giamaica? Come ha messo in relazione queste impressioni con il Passaggio di Mezzo, con la tratta degli schiavi?

Dineo Seshee Bopape: Inizierò dall’ ultima parte della domanda, dal Passaggio di Mezzo. Alle Isole Salomone, un’immagine in particolare continuava a tornarmi in mente. È quella di una celebre fotografia di un uomo chiamato Peter ridotto in schiavitù in Louisiana – erroneamente poi chiamato Gordon – che si mostrava di schiena, che era lacerata da cicatrici in rilievo dovute alle frustate e alle percosse ricevute.

Le onde e le increspature dell’acqua mi ricordavano le sue cicatrici. Inoltre, un paio di persone mi hanno chiesto una canzone di cui mi ricordavo in modo particolare. La prima che mi è venuta in mente è stata una canzone intitolata Slave (del musicista reggae sudafricano Lucky Dube N.d.T.). Ho pensato che tutto questo fosse un messaggio dalle acque che mi spingeva ad approfondire la ricerca sulla tratta transatlantica degli schiavi.

 Dineo Seshee Bopape: exhibition view “The Soul Expanding Ocean #3:

Exhibition view of “The Soul Expanding Ocean #3: Dineo Seshee Bopape”, Ocean Space, Venice, 2022. Commissioned and produced by TBA21–Academy. Photo: Matteo De Fina

In seguito mi sono recata a Richmond, in Virginia USA, visitando antiche piantagioni e altri siti storici, alcuni legati direttamente alla schiavitù, altri no. Mentre ero lì, le immagini che più mi sono rimaste impresse sono la vegetazione, le rocce e l’acqua lungo i sentieri degli schiavi, che avrebbero potuto essere le stesse che le persone schiavizzate avevano attraversato un tempo. Mi sono domandata se  terra e acqua ricordano. In Africa occidentale ho avuto pensieri simili sui fantasmi del passato che indugiano in certe aree geografiche nel corso dei secoli.

In Giamaica l’acqua dell’Oceano, i fiumi e i laghi erano stupendi. Anche molte immagini di bellezza sono rimaste con me, così come le storie di fuggiaschi e di chi è annegato. E anche il modo in cui gli isolani interagivano con l’acqua, ad esempio un gruppo di anziani che si lavavano le spalle l’un l’altro ogni mattina quando mi recavo sulla spiaggia, e le storie raccontate della comunità.

 Dineo Seshee Bopape: Film still, 2021 - 2022. “The Soul Expanding Ocean #3
Dineo Seshee Bopape: Film still, 2021 – 2022. “The Soul Expanding Ocean #3: Dineo Seshee Bopape” is commissioned and produced by TBA21–Academy.

Il video al centro dell’installazione presso Ocean Space, ora esposto in HangarBicocca, sembra avere due piani di lettura, alternando immagini poetiche di grande bellezza ad altre più cupe, una sensazione che s’intensifica quando al canto melodico e mistico, subentra, in più momenti, il rombo minaccioso dell’oceano.

Dineo Seshee Bopape: Non direi solo due piani, ma molteplici, nel senso che ci sono diversi fili che s’intrecciano nel lavoro. La residenza alle Isole Salomone è stato il periodo più lungo che io abbia mai passato sull’acqua. Mi sono chiesta cosa provassero, e come riuscissero le persone a rimanere settimane e settimane in mezzo all’Atlantico, i pensieri che attraversavano le loro menti: forse avvertivano il mistero e il misticismo della distesa d’acqua, i suoi suoni, e anche l’orrore.

La parola “magico” appare spesso nei commenti sul Suo lavoro. Cosa pensa del rapporto tra arte e l’idea di magia?

Dineo Seshee Bopape: dipende da cosa s’intende per magia. La magia è un senso di meraviglia. Per me, nel processo di creazione artistica succede una cosa meravigliosa, si prende qualcosa e lo si trasporta fuori dall’ordinario per elaborarlo in qualcos’altro, o forse si trasforma qualcosa di familiare in una cosa nuova. Se la magia è illusione, allora la questione diventa più complicata, ci devo pensare.

Dineo Seshee Bopape: “Born in the first light of the morning [moswara’marapo]”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022 | Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio

Nelle Sue installazioni, usa spesso materiali ed elementi di precedenti lavori rielaborandoli in nuove configurazioni, come se stesse rielaborando un linguaggio. Potrebbe approfondire?

Dineo Seshee Bopape: Immagino che a volte alcune immagini o storie non si siano ancora  realizzate, non abbiano completato il loro processo fino in fondo, quindi hanno bisogno di più modi di essere raccontate. La vedrei in questi termini.

Il suo linguaggio artistico e’ forse anche riconducibile a quella che è stata definita la “cultura immateriale” africana, la ricca tradizione orale di racconti, il folklore, la musica e le tecniche materiali?

Dineo Seshee Bopape: sì, questa cultura si ritrova nelle diverse linee temporali che s’intrecciano all’interno del mio lavoro: la sua realizzazione, il processo di ricezione e di durata, dove esso accade, sia nella memoria che nel tempo reale, nel passato o nel futuro di una fotografia, come fantasma di ciò che è stato. E anche se pensiamo al passaggio ancestrale dell’opera, viva come entità in sé e animata anche da altri spiriti: lo spirito del luogo in cui è esposta, quello di tutto ciò che essa comprende, e delle sue incarnazioni passate.

Dineo Seshee Bopape
Mabu,mubu,mmu, sa_ _ke lerole, (sa lerole ke_ _), 2022 (particolare) Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022
Dineo Seshee Bopape: Mabu,mubu,mmu, sa ke lerole, (sa lerole ke), 2022 (particolare) Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022 | Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

L’arte è una forma di ‘cura’?

Dineo Seshee Bopape: per me sì, completamente. È un modo di elaborare cose difficili, come la storia della tratta degli schiavi, come ne sono coinvolta, che cosa ha a che fare con il mio essere sudafricana. E poi come ha influenzato la vita di altre persone e come influenza il presente. È come voler cercare un veleno all’interno del proprio corpo quando si va dal medico, ci si domanda se viene dal cibo che abbiamo mangiato, o dall’ambiente che ci circonda, insomma cerchiamo di identificarne la fonte.

Fare arte è un modo per rimuovere i miei fantasmi, cose con cui non sono venuta a patti: essere sudafricana e venire in Europa; essere nera e per questo essere affiliata con tutte le altre persone nere nel mondo; cosa ha a che fare la specifica storia della schiavitù con la culla dell’umanità; la tratta degli schiavi in corso nella costa orientale dell’Africa; situazioni economiche squilibrate, il massacro dei minatori in Sudafrica, la morte di George Floyd, e tutte queste cose in relazione tra loro. Sto cercando di capire il presente e il passato.

Dineo Seshee Bopape
“Born in the first light of the morning [moswara’marapo]”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022
Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano
Foto Agostino Osio
Dineo Seshee Bopape : “Born in the first light of the morning [moswara’marapo]”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022 |Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

Fra gli elementi che spesso ripropone nelle installazioni ci sono delle piccole sculture ottenute pressando dell’argilla dell’interno di pugni chiusi. Potrebbe spiegarmi come queste rappresentano un simbolo di resistenza e azione? In un’iterazione di questo lavoro, raccontava che s’ispirano alla figura di Robert Sobukwe, il dissidente e fondatore del congresso panafricano tenuto in isolamento a Robben Island, che si dice salutasse i nuovi prigionieri politici che entravano nel carcere afferrando una manciata di terra stretta nel pugno alzato, un gesto molto simbolico.

Dineo Seshee Bopape: Le impronte s’ispirano sia alla memoria di Robert Sobukwe che alla storia di Vivian Maier. Maier era una balia e, segretamente, una fotografa seriale, il cui lavoro è stato scoperto solo dopo la sua morte. Scattò migliaia di foto di persone e cose, e molti scatti ritraevano la sua ombra o tracce del suo corpo. Molte di queste immagini non furono mai sviluppate o stampate, quindi la donna non le vide mai. In un certo senso in questo processo era l’unica testimone di sé stessa.

M’interessa ciò che accade a una traccia, se rimane o se scompare. Nell’atto di stringere il pugno, le dita si avvolgono attorno a un vuoto oppure a qualcos’altro, m’interessa l’intenzione di questo gesto, del pugno. In particolare poi, il lavoro si riferisce all’episodio di Robert Sobukwe che afferra il terreno nel palmo della mano e alza il pugno, solidificando quel terreno, quell’intenzione.

Dineo Seshee Bopape: Lerole: footnotes (The struggle of memory against forgetting), 2017 (particolare)Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano 2022 | Courtesy l’artista, Sfeir-Semler Gallery, Beirut/Amburgo e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

Sia Ocean Space a Venezia che HangarBicocca a Milano sono spazi molto particolari, il primo una chiesa sconsacrata, il secondo un’architettura industriale monumentale. Come è stato relazionarsi con questi spazi?

Dineo Seshee Bopape: Ad Ocean Space è stato davvero difficile. Ogni spazio ha sempre le sue sfide. Con Ocean Space la sfida era uno spazio storico con un passato cristiano e sacro alla città. Ci sono regole per interagire o meno con le pareti, c’è un altare, e persone sepolte all’interno della chiesa, quindi il rapporto con tutte queste energie, con la storia del cristianesimo nel mondo, in Sud Africa, nella mia famiglia, e anche con la tratta degli schiavi, hanno guidato parte del processo.

A HangarBicocca è stato curioso, durante le varie visite al sito per installare la mostra e per conoscere la famiglia Pirelli e la sua storia, scoprire che un membro della famiglia ha tradotto in italiano un testo di Franz Fanon, e questo mi ha dato un po’ di conforto nel lavorare in una ‘cattedrale’ del lavoro.  Il rapporto di Fanon con le pratiche lavorative, con il marxismo, è stata una strada interessante da esplorare.

Dineo Seshee Bopape Lerole: footnotes (The struggle of memory against forgetting), 2017 (particolare) Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022 | Courtesy l’artista, Sfeir-Semler Gallery, Beirut/Amburgo e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

Fonti e approfondimenti:

sito dell’artista

Dineo Seshee Bopape: Born in the first light of the morning [moswara’ marapo]

fino al 29 gennaio 2023

Pirelli HangarBicocca

da giovedi’ a domenica 10.30AM-8.30PM

Alessandra Alliata Nobili

Founder e Redazione | Milano
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