Chi non ha mai sognato di visitare Venezia, di restare a viverci almeno per un po’, o di aprire una galleria d’arte contemporanea in laguna?
Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti inaugurano Marignana Arte nel 2013, proprio nel cuore contemporaneo della città sul mare, abbracciando tutta la sua meraviglia e le magnifiche contraddizioni che in essa convivono e sopravvivono, come la salsedine e l’oro.
Oltre al coraggio, sostegno di ogni sogno che si concretizza, a Venezia risulta necessaria una particolare attitudine nell’integrare quelle innovazioni che possono sintonizzare maggiormente la vita sulle tante isole al respiro del mare, mantenendone immutato il prezioso equilibrio.
Con Marignana Arte, e a seguire con Spazio Berlendis, Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti si pongono con delicatezza in questo contesto, allineandosi a quello spirito veneziano che travolge tutti e sa amalgamare il vecchio e il nuovo, soprattutto nell’arte.
Link in fondo all’intervista.
Marignana Arte nasce nel 2013, nel sestiere contemporaneo di Venezia, tra la Collezione Peggy Guggenheim, Punta della Dogana e la Fondazione Vedova.
Perché avete deciso di aprire una galleria d’arte proprio a Venezia?
Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti: La scelta di aprire una galleria di arte contemporanea a Venezia, oltre al fatto che lavorare in questa città significa respirare costantemente arte e cultura, è stata dettata da una riflessione sulla proposta culturale già presente.
Musei, istituzioni, fondazioni pubbliche offrono ai visitatori internazionali della laguna mostre di arte contemporanea di grande respiro, con opere straordinarie, con masterpiece del XX secolo.
Collocandosi nel Sestiere di Dorsoduro, Marignana Arte ha voluto rappresentare un segno di continuità con una storia che fonda le sue origini nell’insediamento della Collezione Peggy Guggenheim, e prosegue con l’apertura al pubblico degli spazi di Punta della Dogana e della Fondazione Vedova, contribuendo alla creazione di quell’ “officina del contemporaneo” che ha dato origine alle migliori espressioni delle Avanguardie artistiche della città, con dialoghi e conseguenze importanti con e sugli altri movimenti artistici italiani e internazionali.
Marignana Arte si inserisce in questa direzione, provando a intrecciare i linguaggi contemporanei con le offerte museali, e stimolando il visitatore e il collezionista attraverso una scelta di opere che dimostrano continuità e innovazione rispetto alla storia dell’arte dell’ultimo cinquantennio, completando così il percorso culturale offerto dalla città stessa.
Non da ultimo, aprire una galleria a Venezia ha rappresentato per noi la possibilità di dare un seguito alla nostra passione per l’arte e per la nostra città.
Qual è la linea di ricerca, o la vision, di Marignana Arte?
Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti: Molti degli artisti con cui lavoriamo, sia affermati che emergenti, presentano un background di livello internazionale, e per noi è importante che siano curiosi, interessanti e propositivi nel loro essere interpreti delle ultime tendenze delle arti visive.
A nostro parere l’artista, soprattutto al giorno d’oggi, deve avere consapevolezza del ruolo etico profondo della sua opera, come luogo e nucleo di un’estetica in grado di porre domande, creare uno spazio di riflessione, attraverso l’emozione della bellezza.
Nonostante questo termine non venga spesso usato nell’arte contemporanea, per noi è sinonimo di qualità della fattezza tecnica dell’opera, che presuppone e trasmette una sensibilità altrettanto elevata.
Infine crediamo profondamente nel rapporto empatico che viene a instaurarsi tra artista, gallerista, curatore e collezionista, poiché per avviare progetti validi e attrattivi è fondamentale essere in sintonia sul modo di sentire e di vedere il contemporaneo.
Il vostro essere architetti di formazione influenza in qualche modo l’attività della galleria?
Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti: Ancor prima che nell’attività della galleria, la nostra formazione di architetti ci ha guidate nella scelta dell’edificio in cui aprire i nostri spazi espositivi: così è avvenuto sia per Marignana Arte, quasi dieci anni fa, con la decisione di restaurare l’edificio gotico del Quattrocento in cui ancora oggi ha sede la galleria, che per Spazio Berlendis, ricavato dal restauro architettonico dell’ex falegnameria del vecchio Squero Fassi.
Sicuramente ci influenza molto anche nella concezione e gestione dello spazio che, come futuro contenitore di opere d’arte, dovrà essere adattabile a varie esigenze espositive.
Quando concepiamo una mostra uno degli aspetti su cui infatti poniamo particolare attenzione è come i lavori degli artisti interagiranno con lo spazio che li circonda: le opere, molto spesso realizzate site-specific, dovranno integrarsi in un unico progetto organico che valorizzi le singole opere e che sia stimolante per l’osservatore, accompagnandolo nella lettura del lavoro dell’artista e del progetto curatoriale.
Come guardate all’arte digitale?
Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti: All’arte digitale guardiamo con interesse, specialmente per quanto riguarda il lavoro specifico di due nostri artisti, Quayola e fuse*.
Quello che ci affascina e ci incuriosisce è il valore aggiunto che il medium digitale, nelle sue diverse declinazioni, riesce a dare all’operato degli artisti. Una rilettura delle immagini, della natura o altro, fornisce stimoli nuovi sia all’artista che al fruitore dell’opera.
Potete raccontarci i traguardi più sentiti e gli ostacoli che vi siete lasciate alle spalle nei primi anni di vita veneziana della galleria, che nel 2023 soffia già 10 candeline?
Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti: Uno dei primissimi ostacoli è stato scegliere di aprire una galleria d’arte contemporanea in un periodo di forte crisi del settore, immergendoci in un’attività imprenditoriale che non avevamo mai sperimentato prima.
Essere attive ancora oggi, dopo ormai dieci anni, con una visibilità in costante crescita e molti progetti interessanti e innovativi alle spalle e in corso, è sicuramente un traguardo che ci rende fiere e che abbiamo raggiunto anche grazie al fatto di aver scelto di credere e promuovere il lavoro di alcuni artisti che hanno poi ottenuto importanti riconoscimenti in ambito nazionale e internazionale.
La recente apertura di Spazio Berlendis ha rappresentato un’ulteriore sfida non indifferente, a partire dalla scelta di recuperare un manufatto inserito in un così importante contesto sia storico che urbanistico e proseguendo con la sua realizzazione durante il primo grande lock-down.
Considerando che eravamo appena uscite dai problemi creati dell’Acqua Granda (novembre 2019), essere riuscite ad inaugurarlo nei primissimi mesi di riapertura dopo la pandemia, contribuendo a rafforzare così la nostra idea sull’importanza dell’arte e della nostra città come punto di incontro e di riferimento internazionale, è stata per noi una grande soddisfazione.
Sempre a Venezia, avete recentemente aperto anche Spazio Berlendis.
In che cosa si differenzia dalla galleria e quale valore aggiunto porta con sé?
Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti: L’inaugurazione dello Spazio Berlendis nel giugno del 2021 ha sicuramente rappresentato uno spiraglio di luce rispetto alle serrande chiuse dell’anno precedente.
Il progetto è nato come naturale conseguenza della nostra passione non solo per l’arte, ma per la cultura in senso più ampio, intesa come ricchezza per l’intera collettività, ed è per questo che abbiamo voluto portare a Venezia uno spazio che non fosse solo espositivo, ma permettesse anche di ospitare produzioni e collaborazioni artistiche nazionali e internazionali, proprio nel cuore della città.
Da qui la scelta di realizzare un ambiente ampio e inusuale per Venezia, che non di rado si trova a dover far fronte ai vincoli architettonici dei suoi meravigliosi palazzi storici, in cui spesso non si possono utilizzare, per esempio, pareti e soffitti.
Spazio Berlendis si presenta invece come una scatola neutra con grande personalità, che lascia spazio all’opera artistica in sé, un contenitore culturale dedicato all’arte e allo sviluppo, pronto a ospitare progetti di diverso tipo che portino valore alla città.
Abbiamo già ospitato diversi tipi di iniziative come concerti, talk, mostre in collaborazione con istituzioni museali, gallerie nazionali e internazionali.
Attualmente lo Spazio sta ospitando la mostra “to where the flowers are blooming”, presentata dalla Gwangju Biennale Foundation e la Città di Gwangju, in occasione della Biennale Arte 2022.
In definitiva questo spazio si differenzia dall’attività della galleria proprio per la sua vocazione a collaborazioni di vario tipo e alla possibilità che in esso si sviluppino anche progetti con artisti, gallerie, Fondazioni o Musei che esulano dall’attività vera e propria di Marignana Arte.
Quali sono i prossimi progetti dentro e fuori le mura di Marignana Arte?
Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti: Negli spazi di Marignana Arte ospiteremo fino al 23 luglio 2022 la mostra personale di Maurizio Donzelli L’insieme vuoto, a cura di Gabriele Salvaterra, che include opere selezionate tra le principali serie dell’artista: Mirrors, Arazzi e la più recente e inedita serie di acrilici, i Reds.
A settembre invece dedicheremo una mostra personale a Quayola, artista con il quale lavoriamo ormai da tempo, che lo scorso anno ha fatto la sua prima grande personale in Italia, Re-coding, a Palazzo Cipolla a Roma. Il focus del progetto sarà la serie “Storms“, creata a partire da video ad ultra-high definition di mari in tempesta girati sulle coste della Cornovaglia che vengono utilizzati come un dataset da cui attingere per generare delle pitture digitali.
Parallelamente nella stagione autunnale abbiamo in via di definizione due progetti per la Project Room di Marignana Arte: uno dedicato al lavoro di Nancy Genn e uno ad Aldo Grazzi.
Tra i progetti esterni invece inaugurerà a Palazzo Averoldi il prossimo 21 maggio una mostra personale di Maurizio Pellegrin, in occasione della sedicesima edizione di Meccaniche della Meraviglia, curata da Ilaria Bignotti e Camilla Remondina, in collaborazione con Galleria Michela Rizzo. Le installazioni di Pellegrin saranno capaci di dialogare con gli affreschi delle sale del cinquecentesco edificio nel cuore di Brescia, conducendo lo spettatore ad un percorso di scoperta e valorizzazione degli ambienti.
A seguito invece della selezione avvenuta durante ArtVerona 2021 per il Premio Level 0, la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti – Palazzo della Ragione di Verona, coinvolgerà nei prossimi mesi Giulio Malinverni in una mostra che verrà realizzata nella suggestiva Cappella dei Notai.
Inoltre, intendiamo continuare la promozione del lavoro dei nostri artisti anche attraverso la partecipazione alle principali fiere di settore e altri progetti in collaborazione con istituzioni culturali e musei.
Parliamo ora di sogni, desideri e aspettative per il futuro dell’arte contemporanea, a ruota libera.
Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti: Ti ringrazio per la bella domanda, che già contiene in realtà il senso della nostra risposta: le parole “sogni”, “aspettative” e anche quel “ruota libera” che inevitabilmente ‘delimita’ (per paradosso) quella che pensiamo essere la cifra fondamentale dell’opera d’arte: non delimitabile e libera per natura.
Ma non è certo riflettendo su una domanda, che si può fuggire dal tentativo di fornire una sempre parziale e discutibile risposta. Proveremo così, sinteticamente e per punti.
La prima questione riguarda la difficoltà nella relazione tra il fruitore (chiunque sia) e un’opera che deve reggersi da sola, senza il “nobile” passaporto che la storia conferisce ai prodotti umani che riescono a resisterle.
In sostanza: di fronte all’arte contemporanea, cancellando con premura i cliché di chi tutto sa e capisce, si resta spaesati e privi spesso di riferimenti.
Per questa ragione, il primo punto “pratico” della nostra risposta forse ha meno a che fare col sogno e più con la realtà, o meglio con il sognare una certa realtà. Prima caratteristica di questa realtà sognata è la speranza di una valorizzazione politica e culturale che, credendo nella cultura, possa aiutare chiunque a colmare quel gap ovvio e indiscutibile tra il nostro sguardo e quello che gli artisti cercano di riformulare.
Oltre a quello che genericamente potremmo definire come rivendicazione (anche pratica, che necessita non solo di messaggi vaghi, ma di sforzi concreti diretti alla formazione culturale di noi tutti) vi è un secondo punto non meno importante, che effettivamente riprende la terminologia della tua bella domanda. Il sogno. Un sogno che non sia evasione, oblio, passatempo di pochi. Un sogno invece con radici ben solide.
Bene, in questi giorni drammatici cosa più dell’arte contemporanea può aiutarci ad intendere i problemi, le sfide, i pericoli che stiamo correndo? Potremmo riassumere parlando di una necessità reale che collochi le opere dei nostri artisti nello spazio che meritano: non oggetti “belli” e innocenti, ma travolgenti strumenti di cambiamento della realtà.
Ultimo punto, le aspettative. Ovviamente sono molte, individuali e collettive.
Vorremmo però enunciarne una che ci sembra centrale. L’aspettativa che l’arte contemporanea possa regalare a tutti la libertà del non avere aspettative.
In un mondo lanciato a folle corsa contro se stesso, l’incanto disinteressato che possiamo provare solo nella contemplazione estetica, ci libera dalla prigione di aspettative sociali, commerciali, affettive e tante altre. Bastano gli occhi e la vecchia saggezza kantiana: lasciamo che il nostro intelletto giochi liberamente con la nostra immaginazione. Non ci risulta che questo abbia mai fatto male a nessuno, e che l’arte serva a questo è l’utopia alla quale non vorremmo mai rinunciare.
FONTI e APPROFONDIMENTI: - sito ufficiale della galleria Marignana Arte, Venezia (link) - sito ufficiale di Spazio Berlendis, Venezia (link)
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