Alzi la mano (o lasci un commento) chi è stato a questo ritrovato Miart 2022, che sa di Primavera e rinascita!
Io ho deciso di andare a fare un giro in fiera praticamente il giorno prima, dopo aver chiuso una consegna e posticipato un impegno… quasi non mi pareva vero di avercela fatta.
Totalmente impreparata alla visita, avevo solo visionato di sfuggita le numerose email e newsletter che si infittiscono in vista della tanto attesa art week.
Ebbene eccomi quindi a percorrere gli amati corridoi, a salutare colleghi, galleristi e amici, a fare domande a più non posso nel tentativo di avvicinarmi soprattutto a quelle produzioni che sembrano avere poco a che fare con la mia sfera di competenza o col mio gusto.
Attraverso questo processo di abbattimento delle mie resistenze e dei miei limiti, riesco ad approfondire artisti e ricerche fuori dalla mia zona di comfort.
La selezione degli artisti che effettuo alle fiere nasce anche da qui, dalla volontà di scoprire insieme a voi ricerche entusiasmanti e meno note.
In ordine assolutamente casuale, trovate di seguito gli interventi dei quattro galleristi che hanno risposto al mio appello.
>> Link e approfondimenti in fondo all’intervista.
@ Magazzino, Roma
Perché hai scelto di presentare ANTONIO BIASIUCCI a Miart 2022?
Gabriele Gaspari, direttore Magazzino: Antonio Biasiucci (1961) è un artista che lavora da molti anni con la galleria. Di recente abbiamo ospitato la sua quarta personale in galleria, Corpo Ligneo Corpo Latteo a cura di Kathrin Weir in cui ha presentato le due serie inedite Corpo Ligneo (2020-2021) e Corpo Latteo (2017-2021).
A Miart abbiamo esposto una selezione della serie Corpo Ligneo in cui tronchi di alberi spaccati si traducono in immagini fortemente evocative, che oscillano tra il riferimento a certa pittura di paesaggio, fino ad atmosfere riferibili alla science-fiction o alle visioni di Lovecraft.
Le sue tassonomie fantastiche entravano bene in relazione con altre opere in stand come Qualche uccello si perde nel cielo di Alessandro Piangiamore o Senza titolo di Massimo Bartolini, anche esse con un riferimento evidente al mondo naturale.
Inoltre pur non avendo la nostra galleria un pubblico di collezionisti strettamente legati alla fotografia, crediamo che il lavoro di Antonio vada oltre questo tipo di etichetta e quindi spesso lo abbiamo inserito in presentazioni collettive insieme ad opere di altri artisti.
@ Artopia Gallery, Milano
Perché hai scelto di presentare ELISABETH MCALPINE a Miart 2022?
Rita Urso, direttrice Artopia: La scelta di presentare Elizabeth McAlpine in occasione di Miart 2022 parte dalla volontà di creare un percorso visivo avvolgente in cui il visitatore possa immergersi mentalmente e fisicamente, anziché un più tradizionale stand tematico.
Al centro del booth la grande scultura, costituita da due parti complementari, Structure for support, esposta per la seconda volta in occasione di Miart 2022, dopo la mostra al Kunstverein di Friburgo, The Secret Life of Images (2016). Il dittico coinvolge il visitatore grazie alla sua dimensione circolare. Si è così invitati a rintracciare le affinità sottese che si nascondono fra le pieghe delle differenti poetiche, persuasi dal gioco di pieni e vuoti.
Elizabeth indaga il tema della percezione ottica, mossa come da un’urgenza testimoniale. Predilige particolarmente il medium fotografico-filmico, ma mai nella sua semplicità ed immediatezza.
Per la sua concezione stratigrafica del tempo lavora su sedimentazioni materiche, come nel caso della serie Ends (2013 – 2015): i lembi terminali della pellicola cinematografica da 35 mm, quelli che maggiormente vengono “ultimati” dalle accidentalità e dalle manovre umane (polvere, abrasioni, etc…), vengono ritagliati e sovrapposti fisicamente in un unico negativo fotografico. Ne risulta un’immagine astratta accesa ai lati dai fulminei colori delle bande sonore.
Nella white series di The Map of Exactitude (2012), McAlpine riproduce in scala (1:1) l’architettura dello studio di un artista londinese, appropriandosi dello spazio. Dallo stampo in gesso del soffitto a volta, crea delle macchine fotografiche. All’interno della macchina pone ritagli di carta fotografica: il risultato sono delle stampe fotografiche uniche e dalla forma irregolare.
Motivi ed elementi – come multimedialità, stratificazione, riferimenti espliciti alla storia dell’arte – si sovrappongono e si intrecciano reciprocamente dando luogo ad opere prevalentemente di segno astratto.
Attraverso delle traduzioni intersemiotiche, l’artista si libera dalle costrizioni materiche che implicano i diversi media, creando sempre opere al limite tra fotografia, disegno e scultura.
@ Prometeo Gallery, Milano-Lucca
Perché hai scelto di presentare FABRIZIO COTOGNINI a Miart 2022?
Ida Pisani, direttrice Prometeo Gallery: In questo momento di grande incertezza e preoccupazione per la nostra sicurezza collettiva, la serie inedita di Fabrizio Cotognini, dedicata ai miracoli, risulta secondo l’artista necessaria nel donare nuovamente speranza anche ai più scettici, ai più analitici della realtà. Appellandosi alla forza taumaturgica dell’arte, l’artista vuole segnare un dialogo tra utopia, realtà e speranza che riporti lo spettatore a rivedere lo spazio ed il tempo di un evento prodigioso al fine di tornare a credere nel miracolo.
Per questo motivo abbiamo scelto di presentare a MiArt 2022 due incisioni settecentesche originali riprese da Paolo Veronese, uno dei massimi artisti italiani.
La prima tratta uno dei miracoli cristologici più importanti: la conversione dell’acqua in vino durante le nozze di Cana.
L’altra scena su cui Fabrizio ha posto la sua personale cifra artistica è quella del miracolo della Resurrezione di Lazzaro.
Nel tentativo di sacralizzare il proprio supporto – carta che recupera dagli antiquari che frequenta -, l’artista utilizza la foglia d’oro, fusa all’interno di una forma geometrica perfetta, come veicolo di preziosità che desta meraviglia.
In una costellazione governata da tre colori primari ed un gioco prospettico che fa riferimento ai dettami della storia dell’arte classica, la rappresentazione viene minuziosamente ricontestualizzata in chiave contemporanea tramite l’utilizzo di filtri mylar. Questi ultimi, chiaro riferimento al design italiano degli anni 70’, finiscono per creare effetti luminosi-scenografici che ridefiniscono la scena tramite un’impostazione teatrale spettacolarizzata. Come spesso accade nelle opere di Fabrizio Cotognini, l’effetto finale è una vera e propria fusione di varie tecniche e vari medium che ridefiniscono situazioni classiche sotto il filtro di una contemporaneità teatrale meravigliosa.
@ Galleria Alessandra Bonomo, Roma
Perché hai scelto di presentare JOSÉ ANGELINO a Miart 2022?
Alessandra Bonomo, direttrice: José Angelino (Ragusa, 1977) vive e lavora a Roma, collaborando con la Galleria Alessandra Bonomo da circa dieci anni.
Fisico di formazione, ha svolto ricerche sulla codificazione di stimoli visivi svolta da reti neurali.
Le opere di José Angelino sono installazioni prevalentemente site-specific, da concepire come singoli universi a sé stanti, sistemi o organismi funzionanti attraverso un preciso processo innescato dall’artista, come il flusso dei gas, le vibrazioni delle onde sonore o il movimento creato da una fonte di calore. Indagando le relazioni che si instaurano con l’ambiente circostante e le inevitabili interferenze che si generano, sperimenta con vari materiali come magneti, acqua, vetro, ferro, ottone, oro, mettendone alla prova proprietà e possibilità.
La sua ricerca artistica è focalizzata sulla realtà come frutto di un’interferenza di elementi che abitano lo stesso luogo e lo stesso tempo e nasce dall’osservazione di quelle dinamiche naturali che risultano essere “preferenziali” nella manifestazione e nello sviluppo di un qualsiasi evento.
Dall’obbligata condivisione dello stesso spazio disponibile si crea una condizione di “coesistenza”, un equilibrio forzato tra le parti, che lascia intravedere il complesso e delicato equilibrio tra la necessità di esistenza e l’individualità degli elementi.
Nell’installazione luminosa pensata per l’edizione di Miart 2022, ogni opera interagiva con le altre pur parlando un linguaggio individuale.
Le luminescenze delle fusioni in vetro sono attivate attraverso il fluire di corrente elettrica nelle miscele dei vari gas nobili come avviene per le Aurore Boreali, restituendo così all’occhio le più varie sfumature.
Nell’opera Mosquitos, il magnete imprigionato all’interno del bicchiere di vetro viene stimolato da un campo elettromagnetico e le frequenze utilizzate (con l’intento di renderle visibili) sono quelle della risonanza di Schumann, ovvero la pulsazione caratteristica posseduta dalla Terra (7,83 hertz).
Josè Angelino ha esposto presso la Galleria Alessandra Bonomo in due mostre personali, Swing (2015) e Corteggiamenti (2019), quest’ultima ispirata alle strutture dissipative concepite da Ilya Prigogine e recentemente nel 2021 presso Palazzo Collicola – Galleria d’arte Moderna Giovanni Carandente a Spoleto, realizzando un intervento unico negli ambienti del Piano Nobile (“Resistenze”, 2021).
FONTI e APPROFONDIMENTI: - sito ufficiale Miart (link) - sito ufficiale Artopia, Milano (link) - sito ufficiale Galleria Alessandra Bonomo, Roma (link) - sito ufficiale Magazzino, Roma (link) - sito ufficiale Prometeo Gallery, Milano-Lucca (link)
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