Gian Marco Casini apre Gian Marco Casini Gallery, la sua galleria d’arte contemporanea, a Livorno nel 2017, subito dopo essersi laureato in un ambito che non ha nulla a che vedere con l’arte e la sua storia.
Nonostante la formazione non inerente e la giovane età, Gian Marco presenta già una precisa idea del futuro che desidera per sé e per il territorio in cui vive.
Da allora, infatti, non ha mai smesso di lavorare sulla qualità e sulla selezione delle ricerche da proporre al pubblico di Livorno, condividendo con la città gli errori e le soddisfazioni di un percorso coraggioso e sempre entusiasta, con tanta strada e speranza davanti.
Che cosa spinge un neolaureato in Ingegneria ad aprirsi una galleria d’arte contemporanea in periferia?
Quali possibilità ha una nuova realtà di posizionarsi nel settore contemporaneo?
Quali cambiamenti e aspettative per il futuro ha generato la pandemia?
Ne parliamo con Gian Marco Casini.
Link e approfondimenti in fondo all’intervista.
Quale percorso ti ha portato ad aprire, dopo una Laurea in Ingegneria, la tua galleria d’arte?
Gian Marco Casini: Devo tutto a due persone. A mio padre, che mi ha “trascinato” dentro questo mondo quando avevo 21 anni. E a Roberto Peccolo, che ha avuto una galleria a Livorno dal 1969 al 2019. Senza loro due, forse, non avrei aperto una galleria.
Ho conosciuto Roberto mentre acquistava della stoffa in un negozio di tappezzeria. Da lì siamo andati nella sua galleria a piedi. Non ero mai entrato in una galleria d’arte e non avevo mai conosciuto un gallerista. Abbiamo passato, io e mio padre, tutto il sabato mattina a parlare con lui. Mi raccontò la sua storia. Due cose mi colpirono: la mole di libri che aveva e la quantità di persone che aveva incontrato in tutta Europa.
Roberto aveva speso tutta la sua vita in una città di provincia inseguendo una passione apparentemente senza seguito. Sebbene facesse tutto questo con scarso interesse da parte della città, continuava comunque a fare una mostra al mese. È chiaro che aveva un pubblico fuori città, ma capii subito che lo faceva innanzitutto per se stesso.
Così ho conosciuto l’Amore per l’Arte e ho riconosciuto lo stesso Amore in persone che via via ho incontrato: artisti, galleristi, collezionisti, critici… Ho letto tante biografie di artisti, critici, mecenati e galleristi. E con il tempo ho voluto conoscere sempre più persone, entrare dentro le loro passioni e pulsioni, e così ho aperto la mia galleria.
Ci racconti il clima culturale di Livorno e perché hai scelto di stabilire qui una galleria dedicata al contemporaneo?
Gian Marco Casini: A Livorno ci sono state due esperienze che mi hanno condizionato.
Una è, appunto, la Galleria Peccolo (1969-2019).
L’altra è il Museo Progressivo (1974-1984), che ereditò una collezione già di valore dal Premio Modigliani (1955-1960, 1963, 1967) e che attivò un’interessante programmazione di eventi e mostre con relative acquisizioni o donazioni di opere importanti che costituiscono la Collezione Civica di Livorno oggi esposta al Museo della Città.
Livorno non ha però recepito queste esperienze, non ha dato loro seguito.
Ho deciso di aprire la mia galleria a Livorno semplicemente perché qui sono nato e qui vivo. Ma non escludo di potermi spostare un giorno.
Lavorare in una realtà periferica come Livorno spesso significa non avere riscontri immediati da parte del pubblico locale, ma significa anche difendere un tempo “di concentrazione”, coltivando una distanza dalle cose che per me è un privilegio.
Dopo circa cinque anni di attività espositiva a Livorno, un piccolo seguito di appassionati me lo sono coltivato e di questo sono felice.
Poi, fin dall’inizio, io lavoro con Renato Spagnoli (Livorno, 1928-2019). Renato è stato il primo artista che ho conosciuto, ero molto affezionato a lui. Secondo me non aveva ricevuto il giusto riconoscimento e quindi mi sono preso la responsabilità di curarne l’Archivio e ogni altro aspetto per promuovere il suo lavoro.
Qual è la proposta di Gian Marco Casini Gallery in termini di artisti, tendenze e periodi?
Gian Marco Casini: La galleria rappresenta artisti eterogenei, di generazioni e ricerche differenti.
Renato Spagnoli, Yehuda Neiman, Philip Corner, Juan Pablo Macías, Mauro Panichella, Clarissa Baldassarri, Alessandro Manfrin.
Quali sono i prossimi progetti in galleria?
Gian Marco Casini: Al momento, in galleria, è visibile la mostra personale di Yehuda Neiman a cui dedicheremo un solo show anche in occasione di Arte Fiera Bologna in maggio.
Neiman (Polonia, 1939) si è formato come artista visivo a Tel Aviv, per tornare poi negli anni ’50 in Europa, a Parigi, dove ha vissuto fino alla morte nel 2011 e dove, a partire dagli anni 60, ha sviluppato la sua peculiare tecnica di foto-composizione meccanica, principalmente a tema erotico.
Per la prima volta ad aprile parteciperemo anche al Miart, con un nuovo progetto di Clarissa Baldassarri con la quale abbiamo in programma quest’anno una mostra personale in galleria.
Puoi tracciare un bilancio di questi quasi 5 anni di attività di Gian Marco Casini Gallery, tra le difficoltà iniziali di chi avvia oggi uno spazio di ricerca e le prime soddisfazioni raccolte?
Gian Marco Casini: Quando ho aperto la galleria non avevo alle spalle né studi specifici né esperienza di questo settore.
Ho certamente fatto errori, ma quello che sento oggi di avere costruito, di costruire giorno dopo giorno, è un’identità che prende forma dagli incontri, dal rapporto che coltivo con ciascun artista, soprattutto i più giovani, e attraverso lo studio e la cura dell’opera di artisti come Spagnoli e Neiman che non ci sono più.
I piccoli riconoscimenti che premiano questo lavoro sono le soddisfazioni che mi fanno credere di fare la cosa giusta.
In mezzo è arrivata anche la pandemia. Quali cambiamenti ha portato con sé in termini sia positivi che negativi?
Gian Marco Casini: Come detto prima, la provincia ti obbliga a muoverti. E allo stesso tempo a cercare di accogliere a Livorno appassionati e collezionisti non locali.
La pandemia, ovviamente, ha molto rallentato questo. E i nuovi metodi che ci ha costretti ad inventare non credo funzionino davvero, almeno nel mio caso.
La mia attività si è sempre fondata su una programmazione a lungo raggio e la pandemia ci ha costretti a tenerci pronti a riprogrammare. Da questo punto di vista, mi ha aiutato a prendere decisioni più rapidamente e magari fare scelte più coraggiose.
Inoltre ha cambiato profondamente la suddivisione del nostro budget per ogni anno: in questa stagione parteciperò per la prima volta alle quattro fiere principali italiane.
Alla luce dell’ancora incerta situazione attuale, se tu potessi tornare indietro a quel 2017 sceglieresti sempre l’arte?
Gian Marco Casini: Sempre! La situazione non era semplice anche prima.
Quali sono i tuoi sogni per il futuro della galleria e del mondo dell’arte in generale?
Gian Marco Casini: Un desiderio: tra venti/trenta anni, raccogliere in un libro tutte le esperienze delle persone che ho conosciuto.
FONTI e APPROFONDIMENTI: - sito ufficiale della Gian Marco Casini Gallery, Livorno (link) - altri articoli che parlano di Gian Marco Casini Gallery (link ArTalkers)
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