Curata da DART insieme a Alessandro Brunello, Alan Tonetti e Serena Tabacchi, “2121” presenta immagini statiche e dinamiche su grandi schermi. Con un allestimento coinvolgente, la mostra racconta lo stato dell’arte crypto attraverso il lavoro di piu’ di settanta protagonisti internazionali del movimento crypto, fra affermati ed emergenti.
Gli NFT (non-fungible tokens) esistono da molto prima che il fenomeno della crypto art esplodesse nel 2021. Sono token digitali unici certificati su blockchain e possono essere legati qualsiasi cosa, da valute a opere d’arte a oggetti di ogni genere. Dei meccanismi che regolano il sistema della crypto art su blockchain, abbiamo parlato in una precedente intervista.
Può raccontarmi la genesi di DART e come il suo percorso professionale si è legato al mondo dell’arte?
Piergiulio Lanza: La nascita di DART è strettamente connessa a come mi sono avvicinato al mondo dell’arte, sia per passione che con un approccio manageriale, fornendo ai collezionisti una serie di servizi relativi all’ acquisizione, vendita e gestione delle loro collezioni.
Visitando i caveaux in Italia e all’estero dove sono conservate collezioni importanti mi sono reso conto di un patrimonio artistico gigantesco raccolto dai collezionisti, che fanno uno sforzo apprezzabile sia da un punto di vista della conservazione che della costruzione della parte documentale delle opere.
Ho pensato che non esporre questo patrimonio è un peccato: se queste opere entrassero a far parte di cataloghi aumenterebbero di valore e ci sarebbe la possibilità di avere pareri aggiuntivi di storici e di riesaminare la parte documentale, soprattutto per quanto riguarda gli Old Masters.
Grazie alla collaborazione di una vasta rete di collezionisti generosi e di mentalità aperta, ho pensato di creare un museo che contrariamente a quelli tradizionali non avesse come obbiettivo l’acquisizione e la capitalizzazione delle opere, ma basasse il lavoro sul dinamismo, a beneficio del pubblico che può conoscere opere inedite o quasi inedite delle grandi collezioni.
Anche i maggiori musei lavorano con prestiti da collezioni private, ma tendono a concentrarsi su lavori già noti e sul periodo apicale degli artisti. Al contrario, noi possiamo permetterci di essere più ‘antologici’ cioè esporre anche opere giovanili di artisti famosi, molto interessanti dal punto di vista del loro percorso di sviluppo e di crescita.
Com’è nato questo intervento di DART nel fenomeno della crypto art?
Piergiulio Lanza: DART è nato con l’intenzione di creare anche una piattaforma digitale e una sottostante blockchain, al fine di poter registrare tutte le opere dei nostri collezionisti e creare un database importante. Entrando nel mondo della blockchain, è nata l’idea di porci come ponte fra l’arte tradizionale e la crypto art, rivoluzionaria sia per il modo in cui viene concepita e creata, che presentata e venduta ai collezionisti.
Sostanzialmente la crypto art nasce come branca del più ampio movimento dell’arte digitale da un’evoluzione di Bitcoin. Si è studiata l’applicazione di un cripto-codice a beni che non fossero cripto valute. I primi passi della crypto art sono stati mossi sette-otto anni fa, ma il fenomeno è recentissimo.
…esploso con la famosa asta di Beeple.
Piergiulio Lanza: Paradossalmente, perché uno degli aspetti più rivoluzionari della crypto art è che taglia fuori gallerie e case d’asta. Potenzialmente questi artisti hanno un pubblico immediato enorme e internazionale.
Evitando il collo di bottiglia della galleria, ogni artista che si mette su piattaforme aperte come OpenSea, può presentare la sua opera e competere sul mercato. Questo è molto democratico e interessante, perché c’è grande circolazione di cripto valute e grande disponibilità ad acquistare.
Sembra che il mondo della crypto art si trovi a metà fra utopia, con l’idea di decentramento e liberazione da ogni intermediazione – e affinità con il mondo della finanza perché strettamente legata alle cripto valute. Questa dicotomia, lei la vede come una contraddizione o un potenziale vantaggio?
Piergiulio Lanza: In realtà è un allineamento perfetto. Gli artisti crypto si ritengono una comunità che non è entrata nel sistema, per questo reputo anomala la vicenda di Beeple, che comunque è un artista da tempo attivo e stimato nella comunità.
Credo che case d’asta e gallerie siano rimaste stupite, quasi sopraffatte, dal successo di una corrente che oggi fa quattro o cinque miliardi di dollari di fatturato. Davanti a una mole del genere i colossi non sono rimasti insensibili e hanno cercato in qualche modo di attaccare anche questo movimento al carro.
Parlando con gli artisti in mostra, una settantina, quindi un numero rappresentativo, si sentono assolutamente indipendenti, usano cripto valute slegandosi da qualsiasi sistema finanziario delle monete fiat. Molto spesso usano pseudonimi: come dire ‘ci siamo, ma non siamo nel sistema’.
La prima riunione degli artisti è stata davvero emozionante perché la maggior parte di loro non si era mai conosciuta se non virtualmente. Il lato fisico ha prevalso, sono quasi tutti giovani, alcuni giovanissimi, e potersi abbracciare, parlare e stare insieme per ore ha creato uno spirito di corpo tangibile.
Pensa la ‘community’ resisterà alla pressione di un successo di mercato fulmineo?
Piergiulio Lanza: Per il momento lo sta cavalcando molto bene. Fino a che la massa del valore delle cripto valute regge la speculazione e cresce di valore, si generano milionari che hanno grosse cifre da investire e vedono l’arte come possibile alternativa, anche pensando a una rivalutazione delle opere. Non solo Beeple ha quotazioni crescenti, ma anche molti dei giovani esordienti che sono presenti in mostra hanno avuto crescite importanti, anche nel breve tempo dell’esposizione.
Inevitabilmente questo sistema incontrando una massa di consumatori molto più ampia si corromperà. La nostra presentazione ha avvicinato tantissimi ‘profani’ alle piattaforme di vendita di crypto art: sotto la pressione di un pubblico che guarda a questo fenomeno con grande interesse, ma che non è necessariamente esperto, le piattaforme stanno cercando di offrire la possibilità di comperare con valute tradizionali o carte di credito, facendosi onere, previa adeguata commissione, del servizio di conversione dalle cripto valute.
Cominciamo anche ad assistere al fenomeno di alcune piattaforme che iniziano a offrire opere di Old Masters e moderni ai cripto milionari. Cambiare cripto valute in moneta fiat comporta, a seconda degli stati, tassazioni. Quindi chi vuole salvaguardare il proprio portafoglio evita di cambiare e si compra un’opera di Picasso.
Mi racconta il processo di selezione degli artisti in mostra?
Piergiulio Lanza: Premetto che è stato un lungo lavoro di selezione. Abbiamo creato un gruppo dove fossero presenti sia gli OG, Old Guys, nati come crypto artisti, e altri che hanno avuto percorsi tradizionali e si sono poi traghettati in questa forma d’arte. Ad esempio Kevin Abosh, uno dei fotografi più quotati in America che si è convertito alla crypto art perché, come mi ha spiegato, gli offre una maggiore libertà di espressione.
Altri ancora sono artisti emergenti che hanno già avuto un buon riscontro di pubblico. Pio ci sono i così detti ‘collectibles’ come CryptoPunks o Bored Ape, che hanno letteralmente fatto impazzire i giovani collezionisti. Il nostro processo di selezione si è basato su criteri abbastanza oggettivi, perché le piattaforme forniscono in modo trasparente gli scambi, la crescita di valore delle opere e i collezionisti che le acquistano.
Ho fortemente voluto la creazione del primo catalogo di crypto art come punto di partenza da cui esce una panoramica ampia del movimento, senza ovviamente l’ambizione di rappresentare tutto il mondo crypto che comprende migliaia di artisti. È anche stato bello contestualizzare questi lavori in un ambiente che ospita, e ha ospitato, opere d’arte di grande importanza storica.
Come diceva poco fa, la crypto art esce dalle consuete gerarchie e mediazioni che supportano il sistema dell’arte tradizionale. A suo parere, andiamo sempre di più verso una forma di ‘democrazia del gusto’, o stanno già emergendo delle figure di mediazione per orientarsi nell’universo crypto?
Piergiulio Lanza: Non tutte le piattaforme sono aperte a tutti come OpenSea. SuperRare, per esempio, ha un comitato curatoriale interno che opera già una selezione degli artisti che ritiene interessanti.
L’assoluta libertà nell’esibire le opere porta il buono e il meno buono, e lascia la critica direttamente al pubblico. Io non sono del tutto contrario. C’è da dire che OpenSea ha avuto grande successo finanziario con un numero enorme di transazioni quindi pare che essere aperti a tutti funzioni.
Da questo punto di vista la crypto art è un sistema estremamente democratico, con i vantaggi e gli svantaggi di lasciare il giudizio anche a persone non esperte, ma genuine, nel senso che rispondono con la pancia. Poi naturalmente c’è anche chi acquista per ragioni puramente speculative e non di gusto, ma anche questo fa parte del gioco, il mercato dell’arte in generale è condizionato da questi meccanismi. Nel tempo comunque, chi ha più numeri tende a emergere.
Quali sono le maggiori perplessità e domande dei collezionisti che si rivolgono alla crypto art, o potenziali tali?
Piergiulio Lanza: Il collezionista tradizionale che si avvicina alla crypto art trova un primo grande ostacolo nella non fisicità dell’opera. La generazione di questi artisti da sempre consuma beni digitali, mentre a un non-nativo digitale riesce difficile capire che l’opera effettivamente esiste e si trova in un wallet digitale, legata ad un codice digitale inviolabile.
In seconda battuta, i collezionisti mi chiedono se il valore delle opere sia realistico, il timore è che possa essere frutto di speculazioni legate alle cripto valute.
E riguardo alla stabilità di una tecnologia che, in parte, è ancora in fase sperimentale?
Piergiulio Lanza: Per il momento non si arriva ad avere elaborazioni così approfondite, ma posso dire che c’è molta fiducia nella sicurezza della tecnologia blockchain.
La crypto art cambierà anche il modo di esporre l’arte, come già vediamo al Museo della Permanente, sia per i collezionisti che per musei e gallerie. Come si sta organizzando il mercato in questo senso?
Piergiulio Lanza: Tra i vari contatti che abbiamo avuto durante l’organizzazione della mostra, ci sono società che stanno iniziando a sviluppare supporti specifici per la crypto art nel design e nella tecnologia, e questo fornisce un’idea della massa di consumo. Una lettura digitale ottimale delle opere crypto, molte delle quali sono in movimento, richiede strumenti sofisticati tanto quanto quelli con cui sono state create.
Sicuramente i musei si adegueranno. Per quanto riguarda DART, in futuro manterremo un numero di artisti digitali rappresentativi del movimento crypto, provenienti dalle maggiori collezioni di arte digitale, per aggiornare sempre sullo stato dell’arte.
Quest’arte non si andrà ad esaurire perché il movimento ha già assunto una forza economica notevole. Al contrario assorbirà nella sua orbita molti artisti tradizionali. Avendo già un loro percorso e credibilità, questi artisti potrebbero fare da ‘ponte’ fra l’arte tradizionale e il mondo crypto.
Penso anche che si creerà un grande mercato secondario per queste opere, che alimenterà ulteriormente l’interesse che ruota intorno al movimento, oltre a garantire agli artisti le royalties, il diritto di seguito, ad ogni passaggio.
Anche il metaverso come spazio virtuale in cui vivono le opere digitali, è uno scenario plausibile nel prossimo futuro, che cosa ne pensa?
Piergiulio Lanza: È un concetto cha va sicuramente approfondito. Esploreremo questa frontiera in una prossima mostra. Non so dove ci condurranno i ‘geniacci’ del metaverso, ma il fatto che colossi come Facebook entrino in questo mondo con grandi investimenti, fa prevedere la portata futura anche di questo fenomeno. Viviamo già in una realtà virtuale con Facebook e Instagram, dove tutto è esasperato e poco reale, e posso ipotizzare che il metaverso ci porterà oltre.
Insomma siamo già tutti un po’ avatar.
Piergiulio Lanza: siamo sulla buona strada…
Fonti e approfondimenti: "2121: Crypto Art is Now" fino al 6 febbraio. Museo della Permanente, via Filippo Turati 34, Milano Da lunedi'a venerdi' dalle 10 alle 19 Sabato e Domenica dalle 11 alle 19 DART | Dynamic Art Museum Museo della Permanente, Milano
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