Sarà Miart la prima importante vetrina italiana in presenza per saggiare lo stato del mercato post-pandemico.
Torna dal 17 al 19 settembre 2021, dopo il lungo stand-by COVID, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano, organizzata da Fiera Milano, divisa in 5 sezioni (Established Contemporary, Established Masters, Emergent, Decades, Generations) e accompagnata da un’appetitosa e frizzante Art Week testimone della voglia di ricominciare in bellezza.
Miart in presenza, sotto la neo-direzione di Nicola Ricciardi, sarà integrata con contenuti multimediali originali attraverso miart digital, la piattaforma digitale organizzata in aree tematiche, che permetterà al pubblico di tutto il mondo di esplorare le opere esposte ed entrare in dialogo immediato con i galleristi attraverso una chat dedicata.
Nell’ottica di dare spazio alle gallerie italiane che sostengono l’arte contemporanea emergente in un periodo tutt’altro che semplice, e seguendo un format consolidato di artalkers.it, abbiamo chiesto ad alcune gallerie che partecipano alla sezione Emergent (pubblichiamo in ordine alfabetico le gallerie che hanno gentilmente risposto alla nostra chiamata) di raccontarci il progetto che la galleria ha presentato per Miart 2021 a sostegno dell’arte contemporanea emergente.
A plus A, Venezia
Per Miart, abbiamo pensato di presentare uno stand al femminile, con tre artiste: Paola Angelini, Silvia Mariotti e Liv Schulman. Ognuna si esprime attraverso linguaggi diversi, ma insieme creano qualcosa come la scena di un delitto, un luogo ambiguo ricco di narrazioni, memorie e misteri, ma dove è fortemente presente anche la questione della fisicità del corpo e della materialità delle cose. Paola è una pittrice, Silvia lavora con la fotografia e la scultura, mentre Liv è una videoartista che lavora molto con il linguaggio e la scrittura.
Un tratto fondamentale della pittura di Paola Angelini è quella di creare delle scene dense, come di frammenti e di immagini, d’idee e narrazioni e con una molteplicità di oggetti che emergono dalla sua biografia, come pure dalla storia dell’arte e che arricchiscono il nostro archivio interiore. Davanti alle tele dell’Angelini il visitatore si trova a dialogare con una molteplicità d’immagini che può leggere come se facessero parte di un archivio.
Silvia Mariotti invece espone delle fotografie scattate a delle cianotipie in fase di sviluppo che sembrano dei “giochi nell’acqua”, tracce di piccoli universi che a loro volta possano narrare storie o celare misteri. Gli Objet trouvé che fluttuano all’interno delle fotografie possono essere letti come dei suggerimenti o degli indizi nascosti in ipotetici fondali di un lago, di un mare o chissà dove, che schiudono la visione a luoghi non perlustrati o rivendicano un passato segreto/celato fino a sfiorare la sfera più introspettiva e
imperscrutabile del nostro inconscio.
Il video L’Obstruction dell’artista argentina Liv Schulman, che vive e lavora a Parigi, racconta invece di un personaggio maschile, che si trova in una costante situazione di blocco verbale, incomunicabilità e disagio fisico. Come in Le Mepris — l’indimenticabile adattamento cinematografico del romanzo Il Disprezzo di Alberto Moravia da parte Jean Luc Godard — la maggior parte del video di Liv ha luogo sotto lo splendido cielo di Marsiglia davanti a una gigantesca replica bianca del Davide di Michelangelo. Tutti i lavori sono accomunati dalla predominanza del colore blu.
Galleria Gilda Lavia, Roma
Il progetto della Galleria Gilda Lavia per l’edizione di Miart 2021, coinvolge i due artisti Marc Bauer e Gabriella Ciancimino.
La scelta di presentarli insieme, pur con le evidenti differenze che caratterizzano i loro linguaggi, è nata da un primo confronto avvenuto per una mostra collettiva organizzata in Galleria a Roma.
Entrambi gli artisti presenteranno dei lavori inediti di recente produzione, Marc Bauer una serie di oli su tela che omaggiano la pittura del passato e Gabriella Ciancimino una grande installazione che riflette sull’ecologia sociale e sulle dinamiche di mobilità, adattamento e convivenza tra culture diverse.
Anche per quest’occasione l’idea della Galleria è quella di riuscire a presentare delle opere nate appositamente per la Fiera, con lo scopo di offrire al pubblico un’esposizione sempre nuova e diversificata.
White Noise Gallery, Roma
Abbiamo presentato il progetto di Luca Grimaldi e Fabio Ranzolin per Miart 2021 perche’ è una diretta evoluzione di “Quello che non ricordi, diventi”, la mostra -presentata alla White Noise ad aprile 2021– che esplorava il concetto di nostalgia come meccanismo di difesa e le ragioni sociologiche dietro al recente ritorno degli anni ‘90.
Chi è diventato adulto all’inizio del XXI secolo è cresciuto negli anni della cosiddetta grande recessione che ha sconvolto gli equilibri mondiali e ne ha disfatto le strutture sociali, cambiando il modo di interpretare la realtà.
Questa generazione sembra essere accomunata dalla tendenza a ritardare i normali riti di passaggio verso l’età adulta, dall’aver vissuto l’esplosione di internet e, curiosamente, dall’amore per gli anni ’90.
I due artisti rappresentano i due estremi degli anni ‘90: Grimaldi è fra quelli che hanno vissuto in pieno l’epoca mentre Ranzolin è fra le schiere di chi la può solo vagamente rievocare. Hanno scelto di esplorare quegli spazi che trent’anni fa sono stati l’incarnazione di quello spirito di eterna allegria che tutti vogliono conservare. Le discoteche, i club e la loro popolazione euforica sono al contempo immagini di un passato sbiadito e rappresentazioni del presente più immediato. Dopo un iniziale momento di divertito stupore si rivelano come lo specchio di questa impossibilità di andare avanti.
La serie di installazioni “Sweat pours like applause” di Fabio Ranzolin si compone di sistemi a circuito chiuso che riflettono l’asfissiante senso di prigionia di questa celebrazione. Il percorso di tubi è alimentato da diversi alcolici tipici di quegli anni. I liquidi scorrono seguendo un giro sempre uguale a sé stesso, intrappolati proprio come chi è stato toccato dalla magia degli anni ’90, che sembra non riuscire ad andare oltre la memoria stantia della festa.
Se Ranzolin celebra il tempio del clubbing, Luca Grimaldi ne santifica il corpo: la serie “Campioni” rappresenta delle figure mastodontiche, diligentemente in fila al proprio posto; un’umanità immobile che rispecchia l’identità quasi macchiettistica dei Millennials, relegati in perenne attesa del proprio turno e congelati in un passato che non può tornare e che forse non è mai esistito. Anche queste immagini si collocano in una duplice temporalità e si aprono ad interpretazioni contrastanti.
Fonti e approfondimenti: A plus A, Venezia Galleria Gilda Lavia, Roma White Noise Gallery, Roma
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