Se vi è capitato di vedere qualche volta le opere dell’artista tedesca Regine Schumann (Goslar, 1961), conoscete già il loro potere irresistibile.
L’artista lavora da decenni con quadri-sculture luminose che emanano la propria aura colorata nello spazio circostante, inglobando così anche lo spettatore in un’atmosfera intima ed emozionale che non è mai la stessa.
I colori-scultura di Regine Schumann mutano infatti al variare della luce.
I piani acrilici di queste “scatole” fluorescenti, che sembrano avere una luminosità propria, sono trasparenti, opachi, traslucidi, concavi, convessi, riflettenti o assorbenti.
Reagiscono alla luce naturale, a quella artificiale e alla luce nera, e determinano la percezione dello spazio che abitano.
L’aura della luce-colore pervade tutta la stanza e la trasforma nello spazio del sogno.
“Regine Schumann è riuscita a inventare una fluorescenza che trascolora lo spazio del nostro vissuto, proiettandoci in un’esperienza che si situa tra la realtà naturale e quella artificiale.”
Queste sono le parole del curatore Alberto Zanchetta che accompagnano Chromasophia (che sta per “sapienza del colore”), la mostra personale di Regine Schumann alla Dep Art Gallery di Milano, fino al 30 marzo 2021.
La tua è una ricerca sul colore o sulla luce?
Regine Schumann: Per me, i due sono inseparabilmente connessi; dopotutto, possiamo riconoscere il colore solo quando siamo circondati di luce. Se la luce è intensa e brillante, le superfici colorate fanno risplendere la nostra realtà fisica. Interi paesaggi non solo rischiarano le nostre menti, ma influenzano anche la nostra percezione, in pratica tutta la nostra immaginazione.
Mi piace questo mutevole, enorme potere dell’interazione tra luce e colore, in grado di condizionare la nostra emotività.
Prima di incontrare il vetro acrilico, ti occupavi di pittura e installazioni site specific molto diverse. Come sei arrivata a scegliere questo materiale per le tue creazioni?
Regine Schumann: Ho sentito un’attrazione inconscia per i materiali trasparenti.
All’inizio erano bicchieri, vasi, bottiglie. Ero appassionata di disegno o acquarello di nature morte. Volevo catturare la traslucenza, la delicatezza e la trasparenza degli oggetti di vetro e volevo cogliere l’espansione della loro aura nello spazio.
Ho scoperto il vetro acrilico per coincidenza, ma quando ho capito che potevo lavorare artisticamente con questo materiale sintetico, freddo e industriale, è stato un momento incredibile!
Mi sono resa conto che avrei potuto utilizzare tutte le mie precedenti conoscenze sul colore e sulla pittura per creare corpi di colore completamente nuovi.
Il tuo è anche un discorso sul vuoto, con teche aniconiche che riverberano in uno spazio più ampio come contenitori di vuoto inseriti in altri contenitori, più o meno abitati.
Regine Schumann: L’hai espresso davvero in un modo molto particolare … mi piace creare spazi che a loro volta lascino posto a qualcosa di nuovo: sia per il corpo fisico, sia per lo spirito.
Per me, il vuoto non è vacante, ma è un luogo a cui aspiro: un luogo che crea e lascia uno spazio al cui interno poter dispiegarsi ed espandersi.
I miei oggetti-scultura intrisi di colore fungono da schermi per le proiezioni luminose delle nostre emozioni, che li pervadono.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Regine Schumann: La mia vita è la mia fonte di ispirazione. I miei personali colpi del destino, ogni esperienza bella o triste e le emozioni a essa associate…
Tutto questo mi influenza a livello conscio e inconscio, e fa parte del mio lavoro.
Quale ruolo ha giocato e continua a giocare la tecnologia nella costruzione di un tuo percorso trasversale tra pittura, scultura e architettura?
Regine Schumann: Mi piace studiare la tecnologia che voglio utilizzare, per capire tutte le possibilità che offre e creare qualcosa di nuovo. Solo quando ho questa conoscenza posso fare mia la tecnologia e usarla per le mie idee.
Mi piace anche pensare ai piccoli dettagli per trovare la soluzione migliore di tutte, il risultato più perfetto.
Con l’azienda di produzione con cui collaboro da molti anni, realizzo a macchina tanto quanto a mano questi grandi e pesanti corpi acrilici, tagliati e assemblati con precisione millimetrica, come da me concepiti e disegnati graficamente.
Che valore ha per te il viaggio?
Alcune serie di opere portano il nome di paesi e città, come l’omaggio a Milano presente in questa mostra. Si tratta sempre di luoghi che hai in qualche modo vissuto o attraversato?
Regine Schumann: Viaggiare è una vera ispirazione. Assorbo con intensità tutte le impressioni che ne derivano, i paesaggi, le città e soprattutto le persone che incontro. Osservo gli altri e me stessa, l’alterità, la stranezza: tutto questo aumenta la mia curiosità di conoscerli, di capire il loro paese, di familiarizzare con il loro “linguaggio”.
Il nome di un luogo compare quasi sempre nei titoli delle mie opere. Scelgo questo tipo di nome quando ho creato le opere appositamente per questo luogo o città e le espongo in loco per la prima volta.
Come con un filo rosso, tengo così le mie stazioni di viaggio o di vita. Le mie opere sono memorie, ricordi di un viaggio o del percorso della mia vita.
L’immobilità della pandemia ha invece generato la serie Moons.
Vuoi raccontarci le sensazioni alla base di questo nucleo di lavori e le sue caratteristiche peculiari?
Regine Schumann: La sfida più grande è sicuramente il fatto che dobbiamo vivere tutti nell’incertezza di non sapere per quanto tempo dovremo effettivamente convivere con questa pandemia. Questa incertezza influenza i nostri pensieri e le nostre azioni e mette in discussione la nostra posizione nel mondo.
In uno spazio di movimento inaspettatamente limitato da questa pandemia mondiale, la serie “Moons” si concentra sulla distanza e la vicinanza, sul desiderio insoddisfatto di lontananza e il movimento nel nuovo flusso lento del tempo.
“Moons” sono corpi colorati con una vivacità nettamente ridotta, in cui il colore nero e un bianco luminescente giocano un ruolo speciale. Ho scelto il bianco e nero o come elemento semicircolare o come superficie di sfondo, apparentemente chiusa in una cornice bianca e sovrastata da un morbido pannello frontale trasparente e fluorescente.
La particolarità di queste nuove opere è che queste forme semicircolari, comunicanti e separate, sono visibilmente inserite nella cornice. Ciascuna di esse si estende di pochi centimetri fuori dalla “cornice” circostante. I segmenti circolari a forma di disco sfondano il bordo, perforano il confine e rendono concepibile un’espansione infinita – un effetto che sembra intensificato dalla fluorescenza del pannello frontale e grazie all’interazione della cornice bianca. I confini apparentemente fissi vengono superati e l’opera appare – nel bagliore residuo – come inserita in una cornice dall’aura luminosa che si irradia in profondità nello spazio.
Come tutti i miei lavori, anche i “Moons” subiscono un’ulteriore trasformazione nelle diverse situazioni di luce, alla luce del giorno o alla luce nera. Inoltre, risplendono al buio. Così, come “mezze lune” di luce, illuminano lo spazio.
Lo spettatore guarda nel corpo del colore, riconosce sé stesso e percepisce come il colore cresce fuori dalla cornice e avanza nello spazio, venendo verso di lui, avvolgendolo e passando sopra di lui.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Regine Schumann: Dopo i “Moons” ho creato una nuova serie di lavori, che porteranno il titolo “colormirror mesh”. All’interno della cornice c’è una lastra che ricorda una maschera a rete. Si inserisce nel corpo del colore con forme semicircolari concave sul bordo della cornice e si trova così tra la lastra di fondo satinata e la lastra frontale trasparente.
Il colore della superficie di fondo spinge otticamente in avanti, attraverso la “maschera” dei semicerchi, ed enfatizza le forme semicircolari concave.
Gli spazi positivi e negativi sembrano muoversi, sovrapporsi, dissolversi.
C’è un gioco di occultamento e rivelazione tra i tre livelli, tra lo sfondo, il centro e il primo piano all’interno dello spazio di un corpo di colore.
FONTI e APPROFONDIMENTI: - sito ufficiale dell'artista Regine Schumann (link) - Regine Schumann: Chromasophia - a cura di Alberto Zanchetta | 02 febbraio – 30 marzo 2021 - Dep Art Gallery, Milano (link)
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