Con un progetto partecipativo, Gea Casolaro invita il pubblico a costruire un grande archivio fotografico del Mare Mediterraneo: è Mare Magnum Nostrum, un mosaico di fotografie composto dagli scatti di tutti coloro che aderiscono al progetto inviando immagini, scattate in ogni luogo e tempo, del mare e delle sue coste.
L’archivio fotografico, cartaceo e digitale sarà costantemente aggiornato sul sito del progetto www.maremagnumnostrum.art, dove chiunque potrà caricare le proprie fotografie nella sezione apposita, indicando orientativamente il luogo e l’anno in cui è stata scattata la foto aggiungendo un’emozione o un pensiero ad essa collegata. (info e link in calce all’intervista)
Promosso dalla Direzione Regionale Musei Emilia Romagna e realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (VIII edizione, 2020), programma di promozione dell’arte contemporanea della Direzione Generale Creatività Contemporanea del MIBACT, il progetto a cura di Leonardo Regano è stato inaugurato il 12 novembre 2020 a Spalato (Croazia), e realizzato in collaborazione con HULU – Split e Tihana Felić, Sandra Kapitanović, Kristina Tokić, Nora Gabrić, studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Spalato e Fotoklub Split.
Mare Magnum Nostrum si svilupperà per tappe che coinvolgeranno realtà internazionali in diverse sedi lungo le coste mediterranee, in un arco temporale di circa un anno. Si concluderà nella primavera 2021 al il Museo Nazionale di Ravenna, sede permanente dopo la mostra finale, quando l’installazione raggiungerà la sua forma compiuta e verrà acquisita nelle collezioni del Museo.
Con Gea Casolaro, che vive e lavora tra Roma e Parigi, ho parlato del progetto e della costruzione di immaginari attraverso i suoi compositi paesaggi fotografici. Attenta al complesso rapporto contemporaneo fra pubblico e immagine, l’artista utilizza concettualmente la fotografia nelle sue narrazioni, analizzando gli intrecci fra storia e presente attraverso i punti di vista altrui.
Mare Magnum Nostrum è un progetto itinerante con un respiro molto ampio. La prima tappa espositiva a ha avuto luogo il 12 novembre presso l’associazione di artisti HULU a Spalato. Cosa ha motivato la scelta di Spalato?
Gea Casolaro: in parte perché l’associazione HULU si è dimostrata da subito interessata e disponibile. In accordo con il Museo Nazionale di Spalato, HULU ha ottenuto d’installare la mostra nella Torre Sud-Est del Palazzo di Diocleziano che ospita mostre temporanee ed è a pochi passi dal mare, un luogo molto suggestivo e perfetto per il debutto del progetto.
In un’ideale giro del Mediterraneo Spalato è quasi di fronte a Ravenna, che sarà l’ultima tappa e sede permanente della mostra. Purtroppo non riusciremo a realizzare un giro completo del Mediterraneo a causa del Covid, e anche per questioni di budget.
Quali paesi saranno coinvolti dalla call to action? Quali gli attori nei diversi paesi con cui collaborate?
Gea Casolaro: stiamo attivando moltissimi contatti e aspettando risposte, non solo per le collaborazioni nel settore culturale, ma con soggetti diversi. Questo per rispettare lo spirito del progetto, che vuole rispecchiare le realtà eterogenee che si affacciano sul Mediterraneo. HULU, ad esempio, ha a sua volta ha attivato il Photo club Split.
Stiamo contattando una serie di associazioni umanitarie non governative che lavorano con i migranti, sia nei porti di partenza che di arrivo, e associazioni che si occupano di problemi ambientali. Sul sito della mostra accanto a luoghi meravigliosi di vacanza ci sono quindi anche immagini delle fabbriche di Trieste e Taranto, per esempio.
Mi piacerebbe riuscire a coinvolgere chi sta in mare e si occupa di queste problematiche sul campo, perché ci possano restituire aspetti del Mediterraneo a cui forse pensiamo meno. Sono molto felice che il progetto Mare Magnum Nostrum abbia il sostegno dell’Italiani Council, che per primo ha sostenuto l’arte contemporanea in Italia.
Ha definito la fotografia un ‘luogo attraversabile’, definizione che si applica in modo letterale al progetto Mare Magnum Nostrum. Leggo infatti che la scenografia dell’installazione sarà costruita come una ‘mappa’ fisica del Mediterraneo, calpestabile e avvolgente, un’esperienza immersiva simile a quella del cinema, arte con cui lei è in costante dialogo.
Gea Casolaro: l’installazione verrà costruita adattandola ai vari spazi che la ospiteranno. Una stanza riproduce sulle pareti il bacino del Mediterraneo, dove i singoli paesi sono in bianco, quindi è visibile solo la linea della costa. Oltre a caricare sul sito le proprie fotografie, le persone possono portarle fisicamente. Mi sembrava interessante l’uso di mezzi più ‘antiquati’ insieme a quelli attuali.
Il pavimento dell’installazione è blu, quindi si cammina idealmente in mezzo al mare. L’idea è quella di abbandonare il punto di vista dalla propria costa, infatti il sottotitolo scelto per la mostra è: ‘siamo tutti sulla stessa acqua’.
Il nostro mare è troppo spesso percepito come una frontiera, non come luogo comune. Entrare in uno spazio fisico ed essere circondati dalle coste che si affacciano sul Mediterraneo è un invito a sentirsi parte di questo ‘grande lago’, come lo definiva Alexandre Dumas. Il sito della mostra sottolinea questa vicinanza.
Un aspetto interessante del sito e dell’installazione è che sulla mappa è possibile navigare non solo nello spazio ma anche nel tempo. Proprio oggi, ad esempio, sono state caricate delle foto degli inizi del Novecento.
La decostruzione del paesaggio attraverso molteplici punti di vista spaziali e temporali ricorre spesso nei suoi progetti. Questo avveniva in modo molto articolato in un progetto intitolato Still here realizzato dal 2009 al 2013 durante una sua residenza nell’atelier degli Incontri Internazionali d’Arte presso La Cité Internationale des Arts di Parigi. Potrebbe parlarmene?
Gea Casolaro: Le immagini di Still here univano fotografia a cinema, giocando sul doppio senso del titolo, con il riferimento allo ‘still’, il fermo cinematografico. Negli scatti di alcuni luoghi parigini inserivo un fermo immagine tratto da scene di film girati nei medesimi luoghi, creando uno scarto fra finzione e realtà e anche temporale. Era un modo per inventarmi una memoria personale di Parigi, per radicarmi in una città dove ero arrivata da poco.
Mi affascina cercare di trasmettere l’idea che i luoghi che noi abitiamo sono stati calcati da chi è venuto prima di noi, ed è nostra responsabilità averne cura per chi verrà. La mia relazione con il passato non è mai nostalgica, ma è il tentativo di raccontare lo scorrere della storia dell’umanità. Questo significa sia relativizzare il nostro presente, che prendere coscienza di una linea di continuità.
Molti sono i temi che potenzialmente emergeranno dalla pluralità di visioni di Mare Magnum Nostrum; in che modo lo sguardo di Gea Casolaro entra all’interno del lavoro?
Gea Casolaro: naturalmente il mio sguardo è quello che precede tutti gli altri: l’artista immagina, il suo sguardo è l’ideazione del lavoro. In questo caso specifico non aggiungo foto scattate da me.
Prima citava una mia frase, che la fotografia è un luogo attraversabile. Questa frase si riferiva a Human landscape, un lavoro del 1997, dove iniziavo a fare una riflessione sulla fotografia come forma temporale che crea una molteplicità di connessioni di senso.
Utilizzo la fotografia in modo concettuale; come oggetto bidimensionale non mi interessa. Per me è molto importante il coinvolgimento fisico dello spettatore. Ad esempio in un’altra serie del 2010, South, dei semplici paesaggi, molto belli, della Nuova Zelanda dove ho trascorso un periodo di residenza, erano esposti sottosopra.
L’installazione instaurava una relazione fisica con lo sguardo degli spettatori, obbligati a cambiare prospettiva: istintivamente cercavano di guardare il lavoro girando la testa, per raddrizzare l’immagine. Al contrario, il punto era invitarli, in senso metaforico, ad abbandonare gli schemi consueti e lasciare lo sguardo libero di far emergere altri paesaggi: il cielo che diventa un mare, le nuvole delle montagne, tutto cambia.
Le immagini che comporranno Mare Magnum Nostrum sono naturalmente foto tradizionali, ma tutte insieme diventano altro, perché la moltiplicazione degli sguardi permette una visione a 360 gradi, e la presa di coscienza che dai punti di vista degli altri deriva un arricchimento personale.
In molti dei suoi lavori, la negazione della storia è un sottotesto molto importante. Anche in Mare Magnum Nostrum c’è questa intenzione di portare alla luce una storia comune di scambi culturali, commerciali e genetici nel Mare Mediterraneo, oggi in parte negata?
Gea Casolaro: Assolutamente. Infatti sono felice che questo lavoro sia destinato al Museo Nazionale di Ravenna, città dove si sente molto forte il passaggio di consegne dall’Impero Romano d’Occidente a quello d’Oriente, dove c’è una presenza dell’arte bizantina, con gli splendidi mosaici.
A sua volta Mare Magnum nostrum è composto da tessere, un mosaico di visioni.
Certamente, noi italiani abbiamo una grande storia di scambi, anche genetici come lei dice, con gli altri popoli del Mediterraneo. Ad esempio in alcuni accenti del nostro Sud non si può non sentire un’inflessione araba.
Un suo progetto intitolato Molto Visibile Troppo Invisibile, a The Gallery Apart nel 2019 affrontava il tema da un’angolazione particolare, parlando di sogni e desideri. Nel contesto attuale, cultura e immigrazione sono percepite dai più come una sottrazione di risorse, che come risorse portatrici di valore.
A fronte di questa percezione, l’immaginazione ha ancora qualche possibilita’ di essere efficace?
Gea Casolaro: penso che la storia dell’arte dovrebbe essere insegnata nelle scuole di qualsiasi grado. Le arti nel senso più ampio possibile, dovrebbero essere insegnate a tutti perché qualsiasi strada professionale s’intraprenda, elasticità mentale e immaginazione permettono una visione composita dei problemi, e quindi di trovare delle soluzioni.
Gli italiani che lavorano all’estero in tutti i campi, sono apprezzati proprio per questo. E credo che in questo senso la miscellanea culturale, che poi è la nostra storia, ci abbia molto aiutato, oltre all’abitudine a cavarsela con pochi mezzi.
Credo che purtroppo questa pandemia ci abbia messo di fronte alle nostre carenze, mi riferisco ad un ventennio, recente, in cui scuola e cultura sono state devastate e la cultura equiparata a “intrattenimento”. Il fatto che siano stati chiusi contemporaneamente musei, cinema e teatri e le palestre, mettendoli sullo stesso piano, è significativo.
Appena si concedono delle riaperture si vede la corsa allo shopping, con relative lamentele dei politici. Ma questo è il risultato di ciò di cui parlavo sopra, dell’’infantilizzare’ la cittadinanza, considerando la cultura come intrattenimento e non un valore che forma cittadini coscienti e responsabili, come avviene in Francia. Non a caso quando in Francia si cerca di far passare dei provvedimenti che minano la libertà d’informazione, come quello che recentemente cercava di vietare di filmare la polizia, tutti scendono in piazza.
Com’è cambiato per lei lavorare con la fotografia nell’epoca di Instagram?
Gea Casolaro: è cambiato che creare oggi delle immagini che abbiano un senso, a parte le immagini di reportage che sono sempre valide, è sempre più complesso. Per la mostra che citava prima, Molto Visibile Troppo Invisibile, avevo creato con la fotografia immagini tridimensionali, installazioni e oggetti, proprio per un bisogno di tangibilità in reazione all’appiattimento di Instagram.
Mi fa impressione la velocità con cui i ragazzi scorrono Instagram. Nonostante abbiano occhi allenati a questo, non credo vedano realmente quello che c’è dentro. Le pubblicità che compaiono all’interno dei feed di Instagram hanno lo stesso formato delle altre immagini, sono indistinguibili e dunque diventano subliminali. Questo è pericoloso per chi non è stato educato ad analizzare i contenuti delle immagini. La fotografia è un mezzo che ormai utilizzano tutti, fino da bambini, e sarebbe necessaria una scolarizzazione alla fotografia.
Fonti e approfondimenti: per info sul progetto e sulla call to action Facebook Mare Magnum Nostrum Instagram mare_magnum_nostrum Progetto realizzato grazie al sostegno di Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo nell’ambito del programma Italian Council (2020) A cura di Leonardo Regano Promosso da Direzione Regionale Musei dell’Emilia-Romagna Partner Hulu – Split Partner culturale qwatz contemporary art platform
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