Cari amici,
oggi visitiamo insieme ArtVerona 2020 Digital White!
Ho deciso di dedicare la mia consueta selezione (ecco le selezioni delle altre fiere) a questo format, il terzo che la fiera presenta dopo il Digital Black di fine novembre e il successivo Digital Yellow, per premiare la serietà e il coraggio dei galleristi italiani.
ArtVerona Digital White propone infatti tanti solo show a cui possono aderire esclusivamente le gallerie associate ad ANGAMC (ne abbiamo già parlato qui: ANGAMC) presentando un unico artista con un massimo di 15 opere.
Insomma, si gioca tutto su un’unica proposta.
Certamente l’esperienza online non può essere nemmeno minimamente paragonabile a una visita dal vivo, agli incontri tra amici e colleghi, e alle nuove conoscenze nelle persone e nelle opere… ma almeno abbiamo un pochino di tempo in più per esplorare, approfondire, chiedere, immaginare e cercare di avvicinarci alla ricerca dell’artista, che con Digital White trova uno spazio adeguato.
E ora Digital White si tinge di rosa!
Su 68 partecipazioni, sono circa una ventina le artiste donne presenti nel palinsesto. Questo è il criterio primario alla base della mia selezione.
Ho fatto la mia ormai classica domanda: Potete raccontarci il progetto che avete presentato per la Digital White di ArtVerona 2020?
In ordine alfabetico, rispondono le 4 gallerie che ho invitato.
(link di approfondimento in fondo all’articolo, come sempre)
Puoi raccontarci le opere di GIULIA DALL’OLIO presentate per la Digital White di ArtVerona 2020?
@ Galleria G7, Bologna
Per la Digital White di ArtVerona 2020 ho scelto di presentare un solo show dedicato a Giulia Dall’Olio (Bologna, 1983), selezionando sia lavori realizzati negli ultimi due anni sia alcune opere inedite.
L’artista indaga il fenomeno dell’antropizzazione, rappresentando una natura potente e rigogliosa che esplode e affonda le sue radici senza alcuna imposizione o vincolo per la propria espansione; una miriade di dettagli e segni indecifrabili prendono vita all’interno di ogni lavoro, facendosi metafora dell’azione antropica che conduce, istintivamente, ad una riflessione sull’invisibile, sulla sacralità e sulla spiritualità del dato naturale che muta e si evolve cercando di vincere, nel tempo, questo fenomeno.
In particolare, la selezione per Digital White illustra la prassi del disegno realizzato su carta, media per cui l’artista è stata selezionata come finalista della XX° edizione del PREMIO CAIRO nel 2019 e per cui ha ricevuto la menzione speciale del Premio Combat 2020 nella sezione Disegno.
Attraverso l’uso del carboncino, spesso unito al pastello per il medio e grande formato, Dall’Olio mette in atto un processo di sottrazione che dà vita ad una Natura rigogliosa e in movimento, capace di nascere, rinascere ed espandersi oltre i limiti della carta stessa.
Il soggetto dell’opera si rintraccia nella memoria dell’artista stessa, dimostrando come la Natura sia il segno di una ricerca sullo spirituale insita nel suo sé più profondo.
Se nelle opere realizzate tra il 2018 e il 2019 il colore nero si intersecava a venature di colore, segno riconoscibile dell’artista e del suo dialogo aperto con il dato vegetale, le opere più recenti mostrano il carboncino come unica tonalità di una forma informe; una infinita gradazione di nero testimonia infatti un legame sempre più stretto e intimo con il dato vegetale.
Sia nel piccolo sia nel grande formato, l’artista è capace di alternare ampi segni a fronde arboree delicatissime e precise, creando composizioni astratte profonde, quasi tridimensionali, cariche di vita e movimento.
Puoi raccontarci le opere di GIULIA NAPOLEONE presentate per la Digital White di ArtVerona 2020?
@ Galleria Il Ponte, Firenze
La galleria a questo evento partecipa con un solo show dedicato a Giulia Napoleone (Pescara, 1936), nel quale vengono presentate dieci opere, sei in bianco e nero a inchiostro di china (portato fino al suo limite estremo), realizzate nel 2019, e quattro acquarelli blu degli anni Ottanta.
Le chine sono state esposte nella mostra Giulia Napoleone. Nero di china, a cura di Bruno Corà, tenutasi in galleria da gennaio a luglio 2020.
“Un segno dopo l’altro, con precisione paziente e necessaria, da oltre mezzo secolo l’artista cerca l’ordine luminoso della forma. Una forma che è viva e perciò imperfetta…
L’artista sperimenta la ricerca ostinata di un equilibrio che nulla concede alla facilità della rappresentazione e che dell’astrazione conosce le regole, ma privilegia le eccezioni, creando immagini nitide, nette di luce e di ombra, immagini assidue che sono l’esito preciso di una tecnica e una materia scelte ed esercitate di volta in volta con perizia e rispetto. Fuori da ogni rigido vincolo progettuale, ella si muove fra le sue carte con la grazia leggera del viandante, senza l’assillo di una destinazione…
“Il mio lavoro è un cammino che conosce soste, forse, ma che non ha mete né punti di arrivo. É un andare verso.”
Negli anni Ottanta realizza un ciclo di acquarelli in cui il colore azzurro rappresenta il filo conduttore e nascono lavori che approfondiscono la sua indagine sulla luce e sul colore, presentati poi nella mostra in galleria del 1996 La percezione della luce come emozione.
Puoi raccontarci le opere di MELISSA MCGILL presentate per la Digital White di ArtVerona 2020?
@ Mazzoleni, Torino / London
Melissa McGill (1969) vive e lavora a New York.
McGill realizza progetti artistici site-specific su larga scala, utilizzando una vasta gamma di media, tra cui fotografia, pittura, disegno, scultura, suono, luce e installazioni immersive.
Le sue opere richiamano agli spettatori storie e tradizioni dimenticate, indagano il dialogo tra il visibile e l’invisibile e accrescono la consapevolezza verso l’ambiente che le circonda.
L’artista ha vissuto a Venezia dal 1991 al 1993, e ha instaurato con la città lagunare un legame profondo e duraturo.
Tra i suoi progetti più recenti, Red Regatta ha preso origine dalla considerazione delle sfide che proprio Venezia si trova ad affrontare a causa del cambiamento climatico e del turismo di massa.
La conoscenza intima della città lagunare e le sue relazioni personali e professionali a livello locale le hanno permesso di realizzare un ambizioso progetto, che ha visto la collaborazione e il coinvolgimento di molti membri della comunità locale.
“Mentre le vele scivoleranno all’unisono lungo la laguna, le varie tonalità di rosso si mescoleranno visivamente, si uniranno e si fonderanno – afferma l’artista Melissa McGill Nel contrasto con il cielo e il mare, i rossi fanno riferimento alle forze della vita, della passione, dell’urgenza, e alla stessa Venezia con i suoi mattoni e tetti di terracotta, la sua bandiera e la storia del commercio del pigmento rosso, come ai dipinti di Tiziano, Tintoretto e altri maestri veneziani”.
Red Regatta è un’opera di arte pubblica site-specific, che si è sviluppata in due anni di lavoro in situ a Venezia e nello studio dell’artista a Beacon, New York.
Attraverso una mappatura degli spazi acquei della laguna limitrofa a Venezia – dal Bacino San Marco a San Servolo e Poveglia, dai Bacini a Burano e Torcello, dal Canale della Giudecca a San Michele – l’artista ha voluto riportare l’attenzione sul rapporto tra territorio abitato e naturale.
Red Regatta è il lavoro corale di una preziosa flotta composta da 250 veneziani che hanno collaborato con entusiasmo al progetto, per restituire alla città la loro passione per le tradizioni marinare, partecipando a quattro regate non competitive coreografate da McGill.
A ciascuna regata hanno partecipato 52 barche tradizionali veneziane e dell’alto Adriatico armate con vele al terzo dipinte in 52 tonalità di rosso elaborate dall’artista insieme agli studenti dell’università veneziana.
Video documentativo: https://vimeo.com/357615346
Puoi raccontarci le opere di ANNALÙ presentate per la Digital White di ArtVerona 2020?
@ Punto sull’arte, Varese
Per la Digital White di ArtVerona 2020 abbiamo scelto di presentare il lavoro di Annalù (1976), talento italiano oggi di fama internazionale.
Presentiamo qui in anteprima una serie di 6 nuove sculture facenti parte del più ampio progetto The Garden.
Ci racconta Annalù: “Da molto tempo lavoro sul concetto di bonsai, immaginando costruzioni naturali come architetture dell’immaginario: sculture con radici possenti, corpi nodosi e movimentati che si sviluppano mediante chiome impossibili, brulicanti, aeree, fatte di ali smembrate.
Alberi come uomini fragili, devastati, ma ancorati con le loro radici a paesaggi impervi e rami come braccia che cercano la luce in un movimento di risalita e ascensione.
Piante visionarie che diventano scenari apocalittici di un Eden senza tempo e nel loro movimento di sopportazione e lotta riconquistano un equilibrio intenso così come nell’estrema fragilità manifestano la loro presenza in forme concrete”.
Nelle sue opere è presente un senso di metamorfosi, di passaggio.
Annalù assembla elementi incongruenti come resine e carta, cortecce e lana di vetro, bitume e sabbia, cemento e radici, per creare nuove realtà, mondi sospesi dove vigono l’alchimia e la leggerezza.
Da sempre la sfida costante per questa artista è stata quella di combinare una materia poco emozionale con un linguaggio espressivo che vuole essere sempre pieno di meraviglia, di vitalità e di poesia.
Per far ciò ha dovuto imparare con il tempo, profonda passione, tanta ricerca e tanta sperimentazione, a controllare le reazioni chimiche alla base della lavorazione.
Le opere di Annalù, anche quando appaiono impetuose e vitali, hanno sempre un’estetica elegante, raffinata, poetica e mai banale.
All’apparenza sono fragili come il vetro, ma nella realtà sono forti e resistenti, perché questa è la natura della vetroresina e di Annalù stessa.
FONTI e APPROFONDIMENTI: - sito ufficiale Galleria G7 per Giulia Dall'Olio (link) - sito ufficiale Galleria Il Ponte per Giulia Napoleone (link) - sito ufficiale Mazzoleni per Melissa MCGill (link) - sito ufficiale Punto Sull'Arte per Annalù (link)
Add comment