Ora che lo spettro di nuove chiusure incombe minaccioso su una faticosa ripresa, diamo ancor più volentieri spazio a un’iniziativa nata per sostenere l’Arte Contemporanea e i giovani artisti in Italia in un momento così difficile.
‘Un’iniezione d’ottimismo’: è questo lo spirito di Una boccata d’arte, progetto promosso da Fondazione Elpis, creata nel 2020 dall’imprenditrice e collezionista d’arte contemporanea Marina Nissim in collaborazione con GALLERIA CONTINUA, fondata nel 1990 da Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo.
Scopo di Una boccata d’arte è quello di coniugare arte contemporanea e patrimonio storico-artistico italiano, sostenendo in particolare il talento dei giovani artisti e incentivando un turismo di prossimità.
Fra le molte mostre che nell’estate 2020 hanno portato arte nelle strade, nelle piazze o in mezzo alla natura, l’iniziativa è stata unica per estensione sul territorio nazionale: venti artisti hanno realizzato installazioni temporanee e site-specific in venti borghi, uno per ogni regione.
Inaugurata lo scorso 12 settembre, Una boccata d’arte e si è conclusa l’11 ottobre, ma alcune opere resteranno installate piu’ a lungo. Marina Nissim racconta il progetto, facendo un bilancio di questa ambiziosa mostra diffusa.
Una boccata d’arte si è conclusa l’ 11 ottobre, potrebbe fare un primo bilancio del progetto? Siete soddisfatti di questa edizione in termini di riscontro di pubblico?
Marina Nissim: Abbiamo messo in piedi questo progetto in un tempo record. Abbiamo sviluppato una prima idea in pieno lock-down a fine aprile, all’inizio di maggio abbiamo cominciato a lavorarci sopra e a contattare i primi borghi, alla fine di giugno non avevamo ancora completato la selezione di tutti i borghi ed era in corso la selezione degli artisti.
E’ stata una gran corsa, ma ce l’abbiamo fatta. Una boccata d’arte, mi pare di poter dire, ha raggiunto infine una sua compiutezza potente e originale e ha riscosso un grande successo di critica e anche di partecipazione. Per me è una gioia e una soddisfazione enorme, un risultato che mi ha dato molta motivazione e colpito nel profondo. Ho partecipato a diverse inaugurazioni e ho fatto visite in quasi tutti i borghi ricavandone vicinanza e calore, pur nel distanziamento fisico.
Molti dei progetti presentati coinvolgono il territorio affrontando storie e complessità locali, relazionandosi, ad esempio, con le attività produttive passate, con la memoria collettiva e la geografia dei luoghi. Come si è svolto il processo di selezione dei borghi e degli artisti? C’è stato un coinvolgimento delle comunità locali nei processi decisionali?
Marina Nissim: Come è ormai noto, abbiamo coinvolto 20 bellissimi borghi italiani, uno per ogni regione e li abbiamo fatti incontrare con 20 artisti di arte contemporanea il cui compito, nel corso dei lunghi sopralluoghi, è stato quello di afferrare la peculiarità del luogo, approfondire la storia e la tradizione, la geografia e le eccellenze.
Da questo attento e laborioso approccio sono nati gli interventi site-specific, opere che dialogano con il luogo, lo rappresentano e lo omaggiano, tenendo conto della sua storia, della sua economia, delle sue eccellenze.
All’inizio, con Galleria Continua, con cui da tempo intrattengo rapporti di profonda amicizia e stima, abbiamo contattato artisti che conoscevamo entrambi, alcuni dei quali avevano una collaborazione con la Galleria, e che sapevamo avrebbero accolto con entusiasmo l’idea di un progetto site-specific che li avrebbe chiamati a intervenire sul posto, creando opere inserite in quel contesto e in quella storia.
Abbiamo cominciato con una piccola base di 5-6 artisti, tra i più affermati della lista, e abbiamo poi avviato una ricerca mano a mano che si definivano i borghi, cercando di coinvolgere artisti giovani e giovanissimi. Abbiamo posto grande attenzione alle interazioni tra borgo e artista, cercando di avviare dialoghi preziosi per ciascuna delle parti.
Voglio poi sottolineare che la scelta di artisti molto giovani è proprio l’indirizzo della Fondazione Elpis e del mio desiderio di sostenere giovani talenti. Quanto ai borghi, sono stati selezionati in base a quattro indicatori: bellezza paesaggistica e architettonica, piccole dimensioni, raggiungibilità e accoglienza.
Quale la loro risposta in termini di partecipazione e coinvolgimento nel progetto?
Marina Nissim: Alcuni borghi hanno abbracciato il progetto senza riserve, riconoscendo subito la forza innovativa che la mostra, diffusa in tutta Italia, avrebbe potuto avere. Abbiamo trovato assessori e sindaci che davvero ci hanno accolto e affiancato, e hanno anche messo in moto quella rete locale di comunicazione e promozione che i comuni stessi e solo loro sono in grado di offrire.
Altri sono stati meno solleciti, forse anche meno fiduciosi. Inoltre le elezioni regionali e comunali sono state a volte un ostacolo in più rispetto alla riuscita ottimale dell’iniziativa.
Quali sono state le principali sfide e nella creazione di una mostra diffusa nelle 20 regioni, e come avete affrontato eventuali ostacoli?
Marina Nissim: Intanto era già una grande sfida riuscire a coinvolgere tutte e 20 le regioni italiane con la scelta dei 20 rispettivi borghi, e ce l’abbiamo fatta. C’era poi da vedere se tutti gli artisti sarebbero stati in grado, con il poco tempo che hanno avuto, di ideare un intervento artistico di valore e produrlo in modo da arrivare tutti insieme alle inaugurazioni contemporanee nei borghi, nello stesso weekend del 12 e 13 settembre.
E’ stato un lavoro complesso, realizzato in tempi proibitivi, e credo sia riuscito perché si è creata una squadra coesa e organizzata, dove ognuno ha fatto la sua parte.
Ci sono stati progetti artistici che l’hanno particolarmente coinvolta? Ha qualche aneddoto che desidera condividere?
Marina Nissim: Nella mia vita ho partecipato a molti progetti artistici e citare qualcuno che mi ha particolarmente coinvolto mi riesce difficile. Potrei citare la Biennale dell’Avana del 2015: un’esplosione di libertà creativa diffusa su tutta la bellissima città che mi ha profondamente colpito: un momento artistico che potrei definire rivoluzionario in un’epoca storica dove tutto poteva prendere un indirizzo nuovo e positivo. Poi purtroppo sappiamo che le cose sono andate diversamente e oggi a Cuba si respira di nuovo un’aria austera e chiusa.
Alcuni dei progetti di Una boccata d’arte continueranno oltre la data dell’11 ottobre? Se si, potrebbe indicarmi quali?
Marina Nissim: Ci sono diversi esempi di prolungamento della mostra oltre il tempo che abbiamo concordato: dal 12 settembre all’11 ottobre 2020. Le bandierine tibetane di Sabrina Mezzaqui hanno continuato a sventolare a Pisticci, in Basilicata, con i loro pensieri sull’attenzione, la cura e la gentilezza e i loro messaggi poetici di benedizione, fino al 14 ottobre, quando sono state bruciate in un braciere alla presenza del poeta Franco Arminio che per l’occasione ha fatto una lettura pubblica di “La cura dello sguardo”.
A Borgo Valbelluna, in Veneto, i cavalli di argilla dello straordinario artista mongolo Bekhbaatar Enkhtur continueranno a mostrarsi in una installazione diffusa fino a che le piogge non li scioglieranno; ad Avise, in Valle d’Aosta, i le opere di Alice Visentin rimarranno in mostra fino al 22 ottobre; a Grizzana Morandi l’installazione “Cinque” di Massimo Uberti è prevista almeno fino al 18 ottobre, così come l’opera di Marinella Senatore a Volterra.
A Sutrio, bel borgo del Friuli Venezia Giulia, l’artista Sabrina Melis ha riscoperto la vita e l’evoluzione di un’intera comunità alla Scuola di Disegno Applicato alle Arti e Industrie e la sua ricerca continuerà fino al 29 novembre, giorno del finissage con presentazione di un libro che conclude il progetto. A Castellaro Lagusello, l’installazione sul selciato del borgo di Clarissa Baldassarri svanirà da sola col tempo.
A Cervo, in Liguria, le opere sottomarine di Elena Mazzi sono state tolte dal mare per proteggerle dalle mareggiate autunnali, e continueranno a essere visibili in una piazzetta del borgo. E a Presicce, in Puglia, le grandi mandibole della balena di Claudia Losi rimarranno permanentemente nel cortile del museo della civiltà contadina.
E poi desidero ricordare gli altri progetti e artisti che hanno partecipato a questa edizione di esordio di Una boccata d’arte attraversando da nord a sud le piazze e i centri storici del nostro Paese: in Abruzzo il cielo stellato degli Antonello Ghezzi; in Calabria le colonne oniriche di Matteo Nasini; in Campania, Ornaghi & Prestinari e il loro monumento commemorativo; Marta Spagnoli che nel viterbese ha dipinto i suoi quadri con polvere di ferro; Matteo Fato e la sua Fiamma d’Amore Viva ad Acquaviva Picena ; Francesco Pozzato che in Molise ha dato voce ai vinti della storia; l’Oracolo di Paolo Brambilla a Orta San Giulio; Claudia Losi e le sue monumentali mascelle di balenottera a Presicce, in Puglia; Giovanni Ozzola che ha portato il mare a San Pantaleo; Marta De Pascalis e Filippo Vogliazzo che hanno invaso Ferla, in Sicilia, con la loro partitura per campane; Luca Pozzi a Mezzano, in Trentino, pronto a captare le energie dell’universo; Arcangelo Sassolino, in Umbria, con la sua galleria del vento; “Il comizio, la merenda, il canto” di Alice Visentin nel borgo di Avise per celebrare la tradizione dei canti e degli incontri. Insomma, una molteplicità di idee originali, di materiali, di specialità artistiche.
Com’ è stato finanziato Una boccata d’arte?
Marina Nissim: Da diversi anni mi impegno per promuovere e sostenere l’arte contemporanea, e soprattutto i giovani artisti di talento che spesso hanno poche occasioni di farsi conoscere e apprezzare. In precedenza avevo sostenuto altri progetti di mostre d’arte contemporanea come “Soy Cuba¿” e “Immersione Libera”, entrambe presentate a Milano nella Palazzina dei Bagni Misteriosi.
Con la creazione di Fondazione Elpis ho voluto fare un passo ulteriore in questa direzione, consolidando le esperienze fatte e proponendo di nuove, volendo allargare il range delle iniziative.
Una boccata d’arte è stata interamente finanziata da fondazione Elpis.
Pensa che siano ipotizzabili future partnership della Fondazione Elpis con il settore pubblico? Recentemente, il ministro Franceschini ha espresso nuovamente l’urgenza di valorizzare un grande patrimonio italiano, le migliaia di borghi disabitati da ripopolare e far tornare a vivere attraverso progetti di riqualificazione culturale capaci di attirare un turismo rispettoso e consapevole. Mi sembra ci sia sintonia con gli obiettivi di Una boccata d’arte, che leggo essere nata con lo scopo di portare “una scintilla di ripresa culturale, turistica ed economica basata sull’incontro tra l’arte contemporanea e la bellezza storico artistica di venti borghi italiani”.
Marina Nissim: Credo che per far rivivere borghi disabitati ci vogliano innanzitutto le strutture di base: servizi di trasporto e collegamento efficienti, digitalizzazione delle amministrazioni, fibra ottica, inserimento dei borghi nei circuiti turistici, strutture di ricezione.
Se il settore pubblico riuscirà a colmare questi gap decennali, allora la cultura in generale e l ’arte contemporanea certamente potranno presentare progetti efficaci che possano concorrere alla rinascita di quei luoghi. Tuttavia, una fondazione privata come Fondazione Elpis non può sostituirsi allo Stato.
Quello che può fare è, dove le condizioni lo consentano, cercare di innescare un processo virtuoso, occasione di incontri, di riscoperta di borghi, itinerari e paesaggi meno noti, ma ugualmente magnifici, portando con sé il prezioso contributo dell’incontro tra arte e bellezza storica e paesaggistica.
Future edizioni di Una boccata d’arte , se sono previste, ricalcheranno il modello del 2020 per quanto riguarda la forte presenza di giovani artisti?
Marina Nissim: Il successo e l’entusiasmo di questa prima edizione di Una boccata d’arte mi stanno facendo riflettere seriamente sulla possibilità di continuare questa meravigliosa avventura, magari inserendola come appuntamento fisso annuale tra le manifestazioni italiane di arte contemporanea.
Situazione mondiale permettendo, saranno aperte al multiculturalismo?
Marina Nissim: Quanto al multiculturalismo, è un indirizzo e una volontà ben precisa della Fondazione Elpis, a cui aggiungo una considerazione personale: l’arte nasce e si nutre di contaminazioni, ha bisogno di confrontarsi costantemente. Gli artisti contemporanei sviluppano linguaggi personali e le loro opere rispecchiano e dibattono le trasformazioni e i cambiamenti del nostro tempo. Le riflessioni che portano avanti con il loro lavoro ci stimolano a interrogarci e ci offrono strumenti per vedere l’invisibile. E questo non è un discorso univoco ma un insieme di satelliti e una polifonia di voci.
Leggo in una passata intervista che prima della pandemia aveva intenzione di portare in Italia giovani talenti emergenti nell’arte contemporanea asiatica. Da cosa nasce questo suo particolare interesse? (vedo che anche in questa edizione di Una boccata d’arte è presente un artista asiatico).
Marina Nissim: L’arte contemporanea è diffusa e viva in tutto il mondo. Il concetto di multiculturalismo, cui abbiamo accennato poco fa, ha per sua logica conseguenza l’apertura verso tutti i mondi diversi dal nostro. Perciò l’arte asiatica, così come quella africana, sono estremamente stimolanti proprio perché le problematiche e i temi che affrontano sono peculiari di luoghi con forti tradizioni e sentimenti autoctoni.
Così come ho dato visibilità alla nuova arte cubana, poi a quella dei giovani talenti italiani, certamente i prossimi appuntamenti con l’arte saranno dedicati a paesi asiatici e africani. Del resto entrambi i continenti vantano artisti notissimi e di grande valore che molto possono fare anche per segnalarci giovani artisti emergenti di talento, un punto importante dell’attività della Fondazione, e del mio impegno personale.
Quali valori del Suo background d’imprenditrice alla guida di un grande gruppo multinazionale si traducono nell’impegno all’interno mondo dell’arte?
Marina Nissim: Al primo posto metterei la tenacia, intesa come la determinazione a continuare sulla via intrapresa con buona analisi e convinzione, senza dimenticare mai che l’arte è un patrimonio culturale per tutti e, come tale, va condivisa. Poi l’organizzazione, senza la quale ogni sforzo diventa velleitario, e per finire penso a mio padre e faccio tesoro di una frase che spesso gli ho sentito ripetere di fronte a una decisione da prendere in azienda: “ the sky is the limit” e non ci si deve fermare!
La pandemia è stato uno spartiacque per il sistema dell’arte, con conseguenze a lungo termine, molte ancora da verificare. Quali cambiamenti auspica si possano verificare al di là di questo spartiacque?
Marina Nissim: Sappiamo tutti che le cose non saranno più quelle di prima, nemmeno quando la pandemia sarà finita e facciamo fatica a immaginare soluzioni. Si apre una prateria per nuove idee e realizzazioni digitali e partecipative. Le start up che davvero riusciranno a dare un contributo in questo senso saranno vincenti. Certo il ritorno di massa nei musei e nelle gallerie sarà possibile, ma ci saranno protocolli e livelli di attenzione per anni.
Le fiere, poi, che ho sempre lamentato che fossero tante, forse davvero troppe e spesso molto grandi e caotiche, consentivano una immersione totale nel mondo artistico. Si incontravano i collezionisti, gli espositori, si discuteva, ci si aggiornava. Che ne sarà di tutto ciò? App e collegamenti digitali con spazi fisici completamente rivisitati possono aiutarci a riavvicinarci e a ridefinire nuove modalità di fruizione. Forse si ritornerà ad apprezzare dimensioni più umane e a riscoprire o addirittura scoprire realtà storiche e contemporanee vicino a noi.
In futuro vorrei dedicarmi prevalentemente a conoscere da vicino giovani artisti sia vicini a noi che molto lontani. Forse sarò io ad andare da loro, ogni volta che ne avrò l’opportunità. Sempre in sicurezza, ma senza rinunciare all’incontro umano, alla conoscenza, alla visita degli atelier, degli studi, delle case private degli artisti nel loro contesto di vita.
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