Tra gli uffici stampa dedicati all’arte contemporanea, c’è un nome che seguo fin dagli albori, proprio perché abbiamo iniziato a occuparci di contemporaneo, ai lati opposti della staccionata, circa nello stesso periodo.
Una sorta di nostalgica adolescenza nell’arte (anche se non eravamo adolescenti), prima di diventare professionisti tenaci, appassionati, e un po’ vissuti.
Oggi parliamo con Chiara Serri di CSArt – Comunicazione per l’Arte, nella bella Reggio Emilia.
Ricordo una ragazza, bionda, dall’accento emiliano, parlare con vivo entusiasmo di una nascitura piattaforma dedicata alla comunicazione dell’arte contemporanea, a braccetto con artisti, gallerie e sedi espositive, con le piene potenzialità relazionali del web.
Cara Chiara, hai avuto fin da subito una nitida intuizione nel voler costruire innanzitutto una rete.
Come nasce l’idea di CSArt?
Chiara Serri: CSArt nasce da una passione personale per l’arte contemporanea e per il giornalismo che, nel tempo e grazie al supporto di molti, è diventata un lavoro, impegnativo ma di grande soddisfazione. Mi ritengo molto fortunata.
Se prima di tutto viene la qualità della ricerca artistica che si va a proporre, la stessa può essere sostenuta solo attraverso una fitta rete di relazioni che si fondano esclusivamente su presupposti di serietà e professionalità. In una rete si è interconnessi per cui, se ci si muove nella stessa direzione, si va più lontano.
“Perché CSArt è un portale interamente dedicato al mondo dell’arte per mettere in rete artisti, gallerie ed associazioni culturali, ma anche uno studio professionale, in grado di offrire servizi di consulenza qualificata per l’organizzazione e la comunicazione di mostre ed eventi, la costruzione di siti web, la stesura di testi critici e la realizzazione di pubblicazioni e cataloghi.” leggo dal sito.
In quale settore si concentra maggiormente la tua attività?
Chiara Serri: L’attività principale è legata alle pubbliche relazioni e all’ufficio stampa, ma cerchiamo di muoverci in più direzioni per accompagnare i nostri clienti in tutte le fasi di realizzazione di una mostra o di un progetto, collaborando spesso con professionisti qualificati. E qui ritorna l’idea di rete…
Che cosa comporta svolgere questo tipo di attività in un territorio come Reggio Emilia?
Chiara Serri: Se nei primi anni l’attività era svolta prevalentemente a Reggio Emilia e nelle aree limitrofe, grazie alla fiducia accordata da alcune gallerie e artisti che ancora oggi seguiamo, ora la città è il punto di partenza per un lavoro che abbraccia diverse regioni italiane.
Reggio è situata strategicamente a meno di due ore di viaggio da Milano e Torino, da Liguria, Marche e Toscana. Si tratta di una città di dimensioni contenute, ma con una radicata vocazione al contemporaneo, con importanti realtà espositive e museali.
Lo scorso 01 ottobre 2019 hai festeggiato già 10 anni di CSArt.
Quali sono i traguardi raggiunti e le difficoltà superate in questo primo decennio?
Chiara Serri: Credo che la più grande soddisfazione sia quella di essere cresciuta negli anni insieme ad alcuni operatori di settore con i quali ancora oggi collaboro. Il salto di qualità lo si è fatto insieme. Dalle mostre territoriali siamo passati alle mostre nazionali, dai privati alle fondazioni, ai musei e alle sedi istituzionali.
La più grande difficoltà è stata farsi largo in un mondo molto competitivo, con estrema fermezza, ma anche con garbo.
Siccome la linea di separazione tra vita professionale e personale è sempre più sottile, credo sia auspicabile lavorare su progetti significativi, ma anche con persone piacevoli, disponibili al dialogo.
La tecnologia ci aiuta, ma non è pensabile operare solo online. A volte una telefonata o un caffè sono molto più importanti di una ventina di mail.
Come hai visto cambiare le modalità di comunicare l’arte negli ultimi anni?
Chiara Serri: Dieci anni sembrano cento. Nel 2009 le potenzialità del web non erano ancora chiare.
Poche gallerie avevano un sito web; i musei all’avanguardia qualche pagina in flash. Dei social media neanche l’ombra, se non a livello privato. L’attività degli uffici stampa – e le richieste dei clienti – erano rivolte alla “carta”. Lavorare sul web è stata una scommessa. Poi hanno iniziato ad avere seguito le prime piattaforme importanti che hanno preso il posto delle riviste nella loro funzione informativa.
Oggi l’approfondimento corre parallelamente sulla carta stampata e sui portali specializzati, sempre più attenti a contenuti originali e di qualità.
I social sono lo spazio preposto alle notizie flash, ma anche al dialogo diretto con l’utente finale. Siamo andati tutti su Facebook, un breve passaggio su Pinterest e ora ci stiamo spostando su Instagram. Un comunicatore deve necessariamente stare al passo e studiare per ogni progetto nuove modalità di comunicazione, possibilmente integrate.
L’arte è fatta di immagini e la rete ci consente di farle pervenire a un numero smisurato di persone. Abbiamo in mano uno strumento eccezionale, che va tuttavia gestito in maniera professionale e consapevole.
E come sono cambiate le modalità nel recepirla, dentro e fuori i circuiti del contemporaneo?
Chiara Serri: Credo che con il contemporaneo permanga un certo problema di “confidenza”. Non siamo così abituati a frequentare i luoghi dell’arte e proviamo un certo timore per un mondo all’apparenza chiuso ed autoreferenziale.
I social incoraggiano l’interazione. Lo scatto successivo però è uscire di casa e andare al museo.
In quest’ottica sono particolarmente utili i laboratori didattici, che avvicinano i ragazzi e le famiglie all’arte infrangendo il muro dell’imbarazzo.
Si sta lavorando inoltre sulla sinergia tra diversi ambiti per avvicinare un pubblico più ampio.
Mi auguro che oggi l’arte sia recepita in modo un po’ meno elitario, grazie anche al lavoro di molti artisti rivolto a tematiche umane e sociali, all’ambiente, al recupero della memoria…
La vera sfida è portare le persone a frequentare le mostre così come vanno al cinema o leggono un libro: semplicemente per interesse, curiosità o passione.
Insieme a CSArt, ti occupi anche di curatela e scrittura critica, un lavoro più marcatamente intellettuale il cui valore non è sempre chiaro nell’immaginario comune e le cui sfaccettature possono risultare a volte controverse.
Come ti approcci alla critica e alla curatela?
Chiara Serri: Scrittura e curatela sono la mia boccata d’aria, il momento in cui posso entrare nel vivo del lavoro artistico, prima ancora che sia elaborato un progetto. Gestendo uno studio di comunicazione è un po’ complicato potermi dedicare a questa attività, ma cerco di riservarmi almeno una o due mostre all’anno, da curare nella loro interezza.
Il lavoro intellettuale è un lavoro immateriale, per cui risulta difficilissimo ottenere un giusto riconoscimento di valore. In realtà il contributo che un curatore offre ad un progetto non è legato al presente, deriva da anni di studio, letture, esperienze.
Siti web per l’arte contemporanea. Aiutami a raccontare perché non è sufficiente affidarsi a un bravissimo webmaster o webdesigner, aggiornatissimo sugli ultimi tecnicismi, algoritmi e tendenze del web!
Chiara Serri: Ottimi webmaster e webdesigner sono fondamentali. Si può parlare d’arte e poi rilasciare un sito brutto o, ancora peggio, non funzionante?
Il problema però è che poi questo sito deve essere riempito di contenuti. E dopo i contenuti vengono le opere, che naturalmente vanno selezionate in base alla strategia generale di comunicazione e all’immagine dell’artista, del museo, della galleria…
Una biografia si può scrivere in mille modi. La vera difficoltà sta nello scrivere una biografia efficace.
Che cosa sogni per il futuro di CSArt?
Chiara Serri: Dieci anni sono un piccolo traguardo, ma anche l’occasione per fare il punto su quello che è stato fatto e quello che ancora si deve fare. Cosa sogno? Progetti di qualità, ricerche interessanti, ulteriori incarichi all’estero e, magari, una riorganizzazione dello studio che mi consenta di dedicarmi sempre più ad un lavoro di regia.
Chiudo con una domanda di rito: che cosa pensi e che cosa vorresti veder cambiare nel sistema attuale?
Chiara Serri: Penso che ognuno di noi possa, nel suo piccolo, contribuire al cambiamento del sistema in cui opera. Il sistema dell’arte è ancora oggi piuttosto chiuso, elitario, quasi respingente per i giovani. Nel tempo, per i troppi impegni, io stessa mi sono resa conto di aver allentato il legame con le giovani generazioni e con gli studenti delle Accademie d’Arte.
L’attività di giurato ad Arteam Cup 2019 mi ha permesso di entrare in contatto con molti artisti under 30 e under 40: conoscere il loro lavoro è il primo passo per considerarli e proporli nelle sedi opportune. Ci sono diverse piattaforme, programmi e associazioni che operano da anni per favorire l’ingresso di giovani artisti di talento nel sistema dell’arte, facilitandone la mobilità a livello internazionale. Mi auguro che a queste realtà vada un crescente riconoscimento.
Scommettendo oggi sui giovani artisti, e più in generare sugli artisti del nostro tempo, scommettiamo sul futuro stesso dell’arte.
FONTI e APPROFONDIMENTI: - sito ufficiale CSArt - Comunicazione per l'arte (link)
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