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Paola Marzano e la poetica del gesto

Artalkers intervista l’artista performer Paola Marzano.

Ho incontrato Paola Marzano a Roma in un caldissimo pomeriggio di giugno ed ho approfittato per farle qualche domanda sul suo lavoro passato e sui progetti futuri. Dopo la recente esibizione al Macro con la performance Pre-Scelta, che sarà replicata a luglio al Pan di Napoli, la Marzano ad agosto sarà a Borgagne, piccolo centro storico nel cuore del Salento, per l’evento Le corti a mezzanotte, a cura di Katia Olivieri. E così, abbiamo iniziato a chiacchierare.

Paola, quando nasce in te la vocazione artistica?

Paola Marzano: Dicono che ho sempre avuto la vocazione artistica. Mia madre mi racconta che quando ero piccola vinsi persino un premio al concorso nazionale “I più bei disegni dei bambini d’Italia”. E’ così orgogliosa quando ne parla che la cosa mi fa sorridere, perché io francamente non ne ho memoria. Chi mi diede una certa consapevolezza, invece, fu il mio professore di Arte alle scuole medie che mi commissionò un grande quadro di una veduta del centro storico di Gallipoli, acquisito poi dalla scuola. Questo sì, mi riempì di orgoglio. Seguii poi i suoi consigli e intrapresi gli studi superiori artistici.

Paola Marzano, OltreConfine II, 2011, stampa digitale, cm 150×618

Cosa ti ha fatto passare dalla pittura alla performance?

Paola Marzano: Passare dalla pittura alla performance è stata una naturale evoluzione e crescita personale.

La performance pensi dia l’opportunità di andare “oltre”?

Paola Marzano: Penso che la performance riesca a coinvolgere in modo totale, perché dà l’opportunità di mettere in campo più linguaggi e sollecita più sensi, permettendo un estraniamento dalla realtà e un confronto maggiore con se stessi e con l’esterno.

Paola Marzano, EPTA, 2016, veduta installazione, Showroom Federico Primiceri fine jewellery, Lecce

Hai sempre un’idea chiara di dove andrà a finire la tua “azione”?

Paola Marzano: Ho certamente chiaro il messaggio che voglio trasmettere e progetto dettagliatamente ciò che mi accingo a fare. Quello che non posso ovviamente fare è intervenire sul percepito, ognuno interiorizza in maniera diversa in base alla propria esperienza personale.

Cosa ti ha portato ad un modo di esprimerti così estremo?

Paola Marzano: La necessità di mettermi in gioco completamente, un atto di puro ma sano egoismo direi.

Paola Marzano, Il Velo di Maya, 2012, part. installazione, Complesso Monumentale di San Francesco, Montefalco (Pg)

Mentre lavori, il processo creativo in atto attinge maggiormente dalla tua parte razionale e pianificata o da quella sciamanica e irrazionale?

Paola Marzano: La prima fase è assolutamente irrazionale, immediata e catartica, la mente subentra quando devo risolvere gli aspetti puramente tecnici.

Quando ti appresti ad un nuovo lavoro, hai già in mente il titolo?

Paola Marzano: No, il titolo viene in un secondo momento, solo quando ho chiaro il messaggio. Poi diventa invece fondamentale, perché in esso condenso il senso di tutto il lavoro.

Paola Marzano, Il Linguaggio Segreto di un Gesto, 2015, Ex Mercato Coperto – Gallipoli (Le) © foto Giovanni Cuna

Quali sono le fonti principali del tuo linguaggio? Quali i tuoi maestri?

Paola Marzano: Non ho fonti di riferimento a cui attingo espressamente. Inizialmente mi sentivo vicina alle ricerche del Novecento Italiano per quell’aspetto rigoroso, essenziale, silenzioso ed enigmatico che caratterizza parte di quella produzione. Oggi guardo alla Abramović per imparare essenzialmente ad instaurare quella relazione tra artista e pubblico a cui, ancora, non mi sento pronta.

Lavori partendo da bozzetti o disegni?

Paola Marzano: Lavoro partendo dall’immaginazione, visualizzo ad occhi aperti in qualsiasi situazione in cui mi trovi e che mi ispiri, poi riporto su carta appunti, bozzetti e via via il progetto prende forma.

Paola Marzano, Il Linguaggio Segreto di un Gesto, 2014, Speculazioni, Brahma, Villa Giulia, Roma

Quanto la tua vita privata ha influenzato il percorso artistico?

Paola Marzano: La mia vita privata influenza tantissimo il mio percorso artistico e anzi, l’atto artistico “mi serve” per risolvere incompiuti personali.

Quanto trai ispirazione dalla vita e dall’esperienza?

Paola Marzano: Non posso immaginare un progetto artistico che non nasca da vita ed esperienza. Anche quando mi accingo a trattare tematiche non personalmente vissute, l’immedesimazione mi porta ad interiorizzare e confrontarmi con esse, un modo per mettermi continuamente alla prova.

Paola Marzano, Pre-Scelta, 2019, performance, Macro. Foto di Sergio Sechi

Quale è il compito dell’arte oggi?

Paola Marzano: L’Arte per me è Verità, è sempre stata e continuerà ad essere lo specchio della realtà e dei suoi aspetti dicotomici. Il suo compito è restituire il ritorno alla purezza, semplicità e bellezza.

Ringrazio Paola per la bella intervista e mi avvio soddisfatta verso casa, pensando che, dopo tanti anni trascorsi ad occuparmi di arte, ancora non ho capito il mistero, il segreto singolare che in essa si custodisce. Ho incontrato molti artisti e creduto spesso di essere riuscita a guardare l’essenza della creatività, per poi scoprire che l’Idea primigenia di ogni forma d’arte deriva da una lotta continua ed estenuante tra la luce e le tenebre, tra il magma oscuro dei pensieri e l’istinto irrazionale delle sensazioni. Quando l’ho vista esibirsi al Macro, qualche mese fa, con la performance Pre-Scelta, ho subito capito che era un’azione forte, che non ammetteva fraintendimenti, nel tentativo di innescare certamente un rapporto con lo spettatore, proprio per il suo essere live, suscitando suggestioni, ma soprattutto domande complesse. Gli astanti mi sembrarono così scossi dall’evento, da parlarne anche dopo essere andati via. E questo è senz’altro uno degli aspetti più affascinanti della tipologia di forma d’arte scelta appunto dall’artista, che cerca di tradurre il reale nel simbolico e nell’immaginario.

Quello con Paola Marzano è stato per me un “incontro” profondo e di grande interesse, che mi convince sempre più di quanto l’opera d’arte nella sua essenza sia determinante nel testimoniare, perché pura poesia, abile ad essere e a parlare.

Rosanna Fumai

Contributor | Roma

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