Rimpatriato dopo una parentesi berlinese, nel 2014 il gallerista Mario Iannelli (1976) sposta la sede della sua galleria da Berlino a Roma, la prima ad aprire i battenti nel distretto del MAXXI.
Quello che può apparire come un cambio di rotta, un dietro-front, cavalca invece un itinerario che connette due capitali a tratti simili e decisamente diverse, entrambe con una tradizione non indifferente per l’arte, più e meno contemporanea.
Come il primo spostamento non è stato per Mario Iannelli un lasciare Roma, il senso di questa ultima tappa non è quello di ritornare a casa.
Si tratta piuttosto di continuare a tenersi stretti a sé stessi lungo una rotta condivisa con i compagni di viaggio, alla ricerca dei fenomeni descrittivi della realtà contemporanea e delle sue molteplici manifestazioni tipologiche, seguendo lo scorrere degli eventi.
Quasi un piccolo “Grand Tour” nel fluire del nuovo millennio per captare insieme le istanze del presente e le possibilità del futuro nella vita artistica di queste città, intrecciando mercati e relazioni verso nuove direzioni.
Chi è Mario Iannelli?
Mario Iannelli: Penso che tu me lo chieda perché ho una galleria d’arte. Mi viene da sorridere perché la domanda avrebbe un certo impatto detta in un certo modo. In ogni caso, la risposta muoverebbe comunque dalla stessa motivazione di cercare di non definire.
Mi sono spesso trovato a pensare all’evoluzione di una situazione non per prevederne i risultati, ma per capirne la sua dimensione. In questo modo sono nate alcune scelte. Altre volte sono nate intuitivamente. Ognuna ha concorso a stabilire una linea di percorso che vedo sempre in evoluzione.
Mi capita di osservare come le esperienze della vita – dalla mia formazione giuridica ai miei inizi nella galleria pH7 di Massimo Riposati, per esempio – valgano ad essere un ponte verso altre.
Che cosa ti è rimasto delle precedenti esperienze lavorative nel mondo dell’arte?
Mario Iannelli: Ci sono due persone che amo sempre ricordare, che mi hanno trasmesso parte della loro esperienza ricchissima: Massimo Riposati e Vettor Pisani.
Soprattutto mi hanno dato il sostegno a realizzare i miei primi passi. Non potrò mai ringraziarli abbastanza e mi mancano ancora. Parlo di una condivisione che ho continuato a ricercare poi a Berlino.
Quando e perché hai deciso di spostarti a Berlino per aprire la tua galleria d’arte, e poi di rientrare a Roma?
Mario Iannelli: Sono andato a Berlino che non conoscevo nessuno e poi ho aperto una galleria a Roma che espone il lavoro di artisti provenienti prevalentemente proprio dalla capitale tedesca. Pensandoci, mi accorgo di quante cose sono successe in un periodo anche relativamente breve, di cinque anni, dal 2009 al 2014. Quello che può apparire folle è in realtà lineare, e viceversa.
In verità già avevo in mente di poter tornare a Roma, ma ho lasciato sempre aperte le possibilità.
Ho spesso risposto che non sono mai andato via né da Roma, né da Berlino. E in effetti sento ancora che sia così.
Sei nella nuova sede a Roma ormai da 5 anni. Puoi restituirci un primo bilancio tra la Berlino capitale dell’arte di inizio millennio e una Roma in fase di riscatto? Non solo in termini di vitalità delle città, ma anche a livello di mercato, fiere, istituzioni, organizzazione, risonanza, attenzione…
Mario Iannelli: Credo nelle potenzialità delle due città allo stesso modo perché le vedo molto simili. Lo conferma l’apertura di gallerie straniere in tutte e due le città.
“Everybody needs a little bit of competition” recita un detto che può valere in questo caso per tutti.
In questi primi cinque anni la galleria è stata logicamente più sostenuta da collezioni tedesche. A Roma ho sempre trovato molto stimolante la presenza delle Accademie Straniere che hanno un programma che ci mette in contatto con le realtà contemporanee più attuali, che sono ben sostenute.
Inoltre, non perché la galleria sia vicino al MAXXI, ma credo che sia un museo che sta facendo un lavoro veramente straordinario. Sarei felice che diventasse sempre di più un laboratorio di idee per la città.
Superato questo periodo di ibridazioni, si potrebbe tornare alle istituzioni come primo interlocutore per le gallerie.
Secondo la tua opinione, Berlino sta tramontando per lasciare il posto a quale altro polo di attrazione?
Mario Iannelli: Berlino resterà sicuramente sempre uno dei luoghi maggiori di attrazione perché ha tanto di tutti e tre gli elementi che fanno l’arte: l’artista, l’opera d’arte e il pubblico, oltre ad avere una grande tradizione. La straordinaria peculiarità è che il pubblico è fatto in larga parte da artisti stessi, non solo di arte visuale, che permette un discorso più partecipato e analitico nello stesso tempo.
Gli artisti della tua scuderia sono principalmente stranieri. Si tratta di un caso o è invece una scelta precisa?
Mario Iannelli: Ci sono varie ragioni per cui la galleria ha collaborato fino ad ora con artisti principalmente stranieri. Innanzitutto la prima riguarda la ricerca che la galleria ha intrapreso che nasce proprio a Berlino.
La scelta precisa sento che è più legata alla collaborazione con artisti della mia stessa generazione che rappresentano un modo di vedere all’interno del panorama artistico contemporaneo che potrò seguire nel tempo.
Si potrebbe dire che la galleria ha un focus internazionale, o che ha una storia.
La maggior parte sono tedeschi perché la ricerca della galleria è orientata nell’ambito della filosofia e fenomenologia.
Cosa pensi del lavorare con i giovani artisti?
Mario Iannelli: Se per giovane intendiamo i primi dieci anni di lavoro, sicuramente è un privilegio poter seguire sin dagli inizi il lavoro di un artista, e anche emozionante perché si avvertono delle notevoli potenzialità.
Ai miei inizi, nel 2006, ho avuto il privilegio di conoscere e collaborare con artisti che non era giovani, ma erano forse ancora più giovani dentro: questa osservazione è stata impressionante e illuminante.
Mi fa piacere ricordare fra questi Gino Marotta, Francesco Guerrieri, Renato Mambor.
Quali sono i requisiti che un nuovo artista, magari intercettato via web, deve avere per attivare in te un interesse professionale?
Mario Iannelli: L’interesse nasce in genere dopo aver visto il lavoro nel tempo ed essersi conosciuti. È fondamentale chiedersi cosa si può fare insieme, se uno più uno possa dare tre.
Come declini le potenzialità dei social media e degli strumenti del web all’interno della comunicazione della galleria?
Mario Iannelli: Ai social media non darei così importanza per costruire un’identità, tendo a dargli quella relativa al suo campo d’azione, la comunicazione dell’informazione.
Anche altri strumenti del web possono distrarre dalla reale attività della galleria. Forse passiamo troppo tempo a presentare la stessa cosa in tanti modi o tante cose nello stesso modo.
Quali sono i progetti futuri a breve e a lungo termine?
Mario Iannelli: Mi sono sempre più abituato a vivere l’attimo altrimenti sarei troppo preso a congetturare il futuro. Ma sicuramente sarà un piacere sviluppare progetti fuori della galleria.
FONTI e APPROFONDIMENTI - Galleria Mario Iannelli, Roma (link)
Add comment