Cari amici dell’arte contemporanea, ricordate la mia selezione per ArtVerona 2018?
Questa volta me ne sono andata in giro per ArteFiera 2019 a investigare sulle scelte espositive dei galleristi.
La mia selezione era un pochino più ampia in verità, ma alcune realtà non amano le deadline né, a quanto pare, un po’ di diffusione genuina: sarà per la prossima volta, che ne abbiamo lo stesso in abbondanza.
Se però siete curiosi di conoscere le altre proposte che ho individuato, potete tenere d’occhio i miei canali personali: forse ci sarà altro pane per i vostri denti.
E ora buona visita!
Alice
ArteFiera Bologna 2019: veduta | courtesy Bologna Fiere
@ Galleria Anna Marra, Roma
Perché hai scelto di presentare MARIA ELISABETTA NOVELLO ad ArteFiera Bologna 2019?
Anna Marra: Ho presentato il lavoro di Maria Elisabetta Novello all’interno di un progetto dedicato tema dell’uomo contemporaneo, caratterizzato da una forte componente psicologica e sociologica.
Il suo lavoro racconta l’umanità, cogliendone gli aspetti più intimi e familiari, e lo fa rimanendo in perfetto equilibrio tra ricerca concettuale ed estetica delle forme.
Novello raccoglie la polvere da terra con l’intenzione di ritrovare il passato e rielaborarlo in futuro; inoltre, brucia il legno vivo per ricavarne un composto inerte al quale dare rinnovata esistenza.
Cenere e polvere vengono adoperate come fossero una tavolozza per il pittore: archiviate scrupolosamente per cromia, dal loro accostamento l’artista ottiene infiniti luoghi mentali, che sottendono profondi messaggi esistenziali su Uomo e Natura.
In fiera ho esposto la serie Sopralluoghi – Gorizia, composta da polvere raccolta negli spazi dove il poeta e filosofo Carlo Michelstaedter lavorò agli inizi del ‘900, e poi conservata tra lastre di vetro che ricordano dei grandi vetri da laboratorio.
Raccogliere le polveri significa riprendere le fila della storia, rievocare fatti e persone, per poi consegnarli ai posteri. Il tempo necessario per le svolgere le azioni di raccolta dei frammenti della memoria collettiva offre alla Novello il pretesto per riflettere anche su se stessa.
Ho esposto inoltre l’opera D’ouvrage d’or, d’argent et soie, 5 fazzoletti realizzati con cenere su vetro: un elogio al fare quotidiano, alla manualità che rimanda inevitabilmente all‘industria femminile.
I ricami hanno a che fare con il tempo, il ricordo, la “casa della nonna”, qualcosa di impolverato. Il centrino è anche dettaglio domestico, oggetto che richiede pazienza, precisione, in un rapporto intimo e segreto con se stessi. Il titolo è ripreso da un fatto realmente accaduto: nel 1594 Enrico IV donò 5 fazzoletti alla favorita affinché li mostrasse durante i ricevimenti a Corte quale pubblico riconoscimento d’amante ufficiale.
Maria Elisabetta Novello: Archivio - Polvere 11, 2018 - fuliggine su pannelli di vetro, cornice in piombo, 40x34 cm | courtesy Galleria Anna Marra, Roma
Maria Elisabetta Novello: D'ouvrage d'or, d'argent et soie, 2017 - cenere su vetro, 5 elementi, 100x100 cm | courtesy Galleria Anna Marra, Roma
@ Galleria Giovanni Bonelli, Milano
Perché hai scelto di presentare JACOPO MAZZONELLI ad ArteFiera Bologna 2019?
Giovanni Bonelli: Jacopo Mazzonelli (Trento, 1984. Vive e lavora a Verona) è il più giovane degli artisti con cui la nostra galleria sta collaborando e siamo molto contenti del percorso con lui intrapreso in questi anni.
Dopo alcune presenze in collettive in galleria a Milano (es. “E-c-c-e-l-l-e-n-z-a” a cura di Flavio Arensi nel 2015), Mazzonelli è stato regolarmente inserito nel nostro programma di fiere sia italiane che estere. Ad esempio il 14 febbraio si apre Investec Cape Town Art Fair dove l’artista è presente nel nostro stand con una grande installazione di circa 4 metri costituita da una serie di copricapi originali degli anni ’30 recuperati da un collegio del periodo fascista. L’opera problematizza in maniera estremamente poetica il confine sottile tra omologazione imposta e aggregazione volontaria di identità affini.
Il prossimo 28 febbraio 2019 si inaugurerà la sua prima personale a Milano dal titolo: Difference and Repetition, curata da Daniele Capra.
Il lavoro di Jacopo Mazzonelli è caratterizzato da una forte interazione tra istanze musicali e letterarie.
Evidenti i riferimenti agli strumenti (la tastiera e i martelletti del pianoforte, gli ottoni, gli archi), di cui l’artista ricombina frequentemente le parti costitutive.
In mostra saranno presentati circa dodici nuovi lavori nei quali l’artista recupera, smembra e reimpiega strumenti musicali ormai dismessi, obsolete macchine da scrivere meccaniche, speaker gracchianti, vecchie luci e tutto un universo di oggetti che vengono poi risemantizzati all’interno di una nuova opera.
Jacopo Mazzonelli: Pendulum Music, 2019 - scatole di rulli per pianola meccanica, meccanismi di orologi a pendolo, parti di orologio, 81x151,5x7cm | courtesy Galleria Giovanni Bonelli, Milano
@ Maab Gallery, Milano
Perché hai scelto di presentare VINCENT BEAURIN ad ArteFiera Bologna 2019?
Michael Biasi: Ho scelto di presentare Vincent Beaurin ad Artefiera Bologna perché questa fiera rappresenta un appuntamento fondamentale per il collezionismo italiano e, dopo l’esposizione dello scorso autunno in galleria a Milano, l’ho considerato il momento ideale per far conoscere questo artista al grande pubblico.
Il nuovo taglio dato alla fiera dal direttore artistico Simone Menegoi mi ha permesso di focalizzare l’attenzione su due soli artisti, garantendo uno spazio adeguato per l’opportuno approfondimento della loro ricerca.
Ho quindi deciso di far dialogare un nome noto, come Marco Tirelli, con un artista, Vincent Beaurin che in Italia è alle sue prime esperienze espositive ma che nel suo paese natale, la Francia, è presente in importanti collezioni come il Centre Pompidou e la Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi.
Il lavoro di Vincent Beaurin (Charleville Méziéres, 1960 – vive e lavora a Parigi) è un’indagine continua sulla forma e sul colore. Nelle sue opere l’autore predilige materiali non tradizionali quali il polistirolo, con cui crea l’anima delle sue opere, e piccole scaglie o sfere di vetro colorato, miscelato in modo da creare effetti cromatici spesso cangianti.
Per la fiera ho selezionato alcune opere già esposte in galleria, come Statue e Ocelle, e alcuni lavori appositamente concepiti dall’artista per l’occasione che hanno suscitato la curiosità del pubblico.
Devo dire che, vista la buona affluenza di pubblico, la proposta di Vincent Beaurin a Bologna si è rivelata una scelta vincente per farlo conoscere. In questa occasione infatti una sua opera è entrata a far parte di un’ottima collezione privata italiana.
Vincent Beaurin: Ocelle, 2018 - polistirolo, resina epossidica e vetro, diam 71 x 13,5 cm | courtesy Vincent Beaurin e MAAB Gallery, Milano | foto di Sonia Beaurin
Vincent Beaurin: Perdika, 2019 - polistirolo, resina epossidica e vetro, 38 x 41 x 27 cm | courtesy Vincent Beaurin e MAAB Gallery, Milano | foto di Sonia Beaurin
@ Gian Marco Casini Gallery, Livorno
Perché hai scelto di presentare RENATO SPAGNOLI ad ArteFiera Bologna 2019?
Gian Marco Casini: Perché Renato.
Siamo entrambi livornesi, tra noi c’è prima di tutto un legame territoriale e quindi culturale.
Ho conosciuto Renato Spagnoli in occasione della sua personale presso la galleria Peccolo nel 2013. Da subito mi è sembrata una persona molto divertente e genuina.
Io ho aperto la galleria nel marzo 2017 e nel mio libro degli appunti avevo segnato il suo nome. In occasione della mia mostra sulla Parola nell’Arte (ottobre 2017) ho chiesto a lui due dei suoi lavori con le lettere. Renato ha accettato con piacere di partecipare a questa collettiva, ma il percorso per lavorare continuativamente con lui (e con il figlio Enrico) non è stato breve. Ha bisogno di tempo per fidarsi, per conoscerti, ma dopo diversi mesi siamo entrati in sintonia programmando una mostra personale, tenutasi nel dicembre dell’anno appena trascorso, in occasione dei suoi novant’anni di età e della costituzione dell’Archivio Renato Spagnoli.
Renato aveva perso molta visibilità nel mercato dell’arte, negli ultimi circa venti anni la sua attività era circoscritta alla città di Livorno con sporadiche apparizioni nel resto dell’Italia. Nella sua storica esperienza, iniziata nei primi anni sessanta, aveva esposto in buona parte dell’Europa, in Nord e Sud America. Adesso però occorreva qualcosa di importante per far tornare a parlare di lui, per riproporre dopo molto tempo le sue opere al grande pubblico. Una partecipazione a una fiera che avesse una buona cassa di risonanza, con uno stand a lui dedicato, era quello che ci voleva.
Ciò che più mi appassiona di Renato sono la sua coerenza e la sua passione, mai abbandonate anche quando nessuno sembrava interessarsi al suo lavoro. Avrei voluto mostrare a tutti il suo intero percorso, dal 1961 al 2018!
Dalle prime opere puramente gestuali all’indagine sulle lettere (dal 1963), in particolare sulla lettera “A”, la quale diventerà ossessiva e caratterizzerà la sua ricerca su vari media (tela, alluminio, masonite e metacrilato) per più di trent’anni. Le stesse geometrie si ritrovano nelle sculture in legno, da terra o da parete, degli ultimi circa 25 anni.
Quando ho letto che il nuovo direttore di ArteFiera Bologna, Simone Menegoi, avrebbe puntato molto sul solo show mi è sembrata un’ottima occasione. Ci ho provato e ci sono riuscito.
Renato ha avuto un ottimo riscontro e devo dire che ho avuto una sorpresa positiva nell’incontrare persone in fiera che avevano il piacere di ritrovare le opere di Renato dopo diverso tempo.
Renato Spagnoli: 7224, 1972 - acrilico su tela, 60x100 cm | courtesy Gian Marco Casini Gallery, Livorno | foto di Francesco Levy
2 vedute sullo stand dedicato a Renato Spagnoli | courtesy Gian Marco Casini Gallery, Livorno
@ Km0, Innsbruck
Perché hai scelto di presentare ANTONIO OTTOMANELLI ad ArteFiera Bologna 2019?
Adelaide Santambrogio per Km0 Innsbruck: Avevamo il desiderio di presentare un giovane autore, Antonio Ottomanelli (Bari 1982), nel quale crediamo ciecamente.
Da sempre abbiamo l’obiettivo di mettere in relazione le opere di Maestri affermati a quelle di giovani artisti. E così è stato anche in questo caso: all’installazione di Ottomanelli abbiamo affiancato le opere di Dennis Oppenheim e Gordon Matta-Clark.
Il progetto, Specters of now (2016-2018), è un’indagine sullo scenario post bellico e sul rapporto tra uomo e territorio in alcune delle aree più marginali e conflittuali al mondo come Afghanistan, Pakistan e Iraq.
Nel corso degli anni lo sguardo di Antonio Ottomanelli si è andato a concentrare in modo particolare sullo spazio pubblico. Tre fotografie di grande formato riportano in scala 1:1 le specifiche porzioni di pavimentazione dove, nel primo caso, sono state deposte le salme delle vittime dei recenti attacchi terroristici avvenuti in Germania, nella seconda fotografia viene riprodotto il manto stradale dell’area di Sesto San Giovanni (Milano), dove il 23 dicembre 2017 è stato ucciso in un conflitto a fuoco il terrorista Anis Amri, in fuga dopo l’attentato di Berlino e la terza fotografia, con alcune impronte di vernice bianche, rappresenta una porzione di pavimentazione di Nizza. Su tutte sovrasta una visione del cielo notturno.
A completamento del progetto pone a pavimento una mappa composta da una serie di sezioni di asfalto, cosiddette casseformi, la cui dimensione è direttamente proporzionale ai dati relativi agli attacchi terroristici avvenuti nel territorio rappresentato da ciascuna “cassa” durante il corso della storia.
Antonio Ottomanelli: Specters of Now, 2016-2018 - casseforme in ferro, asfalto, dimensioni variabili
Da sinistra a destra: Antonio Ottomanelli: Specters of Now 19 Dec 2016 h20:02 52°30’19’’N 13°20’04’’E, 2017 - stampa giclée su carta politenata montata su D-Bond, 115x160cm Antonio Ottomanelli: Specters of Now. 26 Dec 2016 h300 45°32’29.9”N 9°14’18.0”E, 2018 - stampa giclée su carta politenata montata su D-Bond, 115x160cm
@ p420, Bologna
Perché hai scelto di presentare ALESSANDRA SPRANZI ad ArteFiera Bologna 2019?
Alessandro Pasotti e Fabrizio Padovani: Collaboriamo con Alessandra Spranzi (Milano 1962) dal 2014 e, a seguito dell’ottimo riscontro della sua mostra personale da poco conclusa in galleria, abbiamo ritenuto importante presentare il lavoro di Alessandra anche nel contesto di Artefiera, partecipando con piacere alla sezione Fotografia e Immagini in movimento curata da Fantom.
La ricerca artistica di Alessandra è legata alla fotografia, alla messa in scena fotografica, al riuso delle immagini fotografiche proprie e altrui, al collage e alla “fotografia di fotografie”.
Troviamo il suo approccio all’immagine raffinato ed elegante.
Amiamo il suo gusto per i materiali poveri, le situazioni quotidiane, domestiche, per gli oggetti negletti e obsoleti, i lavori manuali e i gesti che li accompagnano, che trasformano le sue opere in piccoli racconti poetici.
Ad Artefiera Alessandra ha espresso il desiderio di condividere lo stand con un suo amico di vecchia data, lo scultore inglese Richard Wentworth (Londra, 1947).
Wentworth, nel corso degli anni, ha realizzato la serie fotografica Making do and Getting by, alcuni scatti di questo progetto sono entranti in relazione con le opere di Alessandra in un riuscitissimo dialogo tra gli oggetti ritratti nei reciproci lavori.
Alessandra Spranzi ha selezionato per l’occasione opere tratte da diverse serie che ha realizzato dal 2002 ad oggi, tra cui Cose che Accadono (2002-2005), Vendesi (2007- ongoing) e Sul Tavolo (2014-ongoing).
Con questa selezione Alessandra Spranzi sottolinea due aspetti della sua pratica artistica: da un lato le fotografie di cui crea lei stessa dei set, spesso domestici, e dall’altro le fotografie, sempre scattate e stampate in analogico, di immagini trovate su riviste o libri, generalmente degli anni ’60-70’.
Siamo decisamente soddisfatti del riscontro avuto in fiera, sia in termini di vendite che in termini di contatti con collezionisti e curatori.
Alessandra Spranzi: Sul tavolo #111, 2014 - stampa a colori su alluminio/c-print on aluminium, cm.30x41, ed.3+2pda | Courtesy the artists and P420, Bologna | Photo credit C.Favero
2 vedute sullo stand dedicato ad Alessandra Spranzi e al suo dialogo con Richard Wentworth | courtesy P420, Bologna
@ Galleria de’ Foscherari, Bologna
Perché hai scelto di presentare CLAUDIO PARMIGGIANI ad ArteFiera Bologna 2019?
Francesco Ribuffo: Quello con Claudio Parmiggiani è un rapporto di lunga frequentazione cominciato ufficialmente nel 1978, con la mostra “Le figure del tempo” curata da Pier Giovanni Castagnoli , in cui Parmiggiani presentava un orologio da parete sul cui quadrante, al posto dei numeri corrispondenti alle ore, erano presenti note musicali.
Come spesso si dice, un’opera d’arte non fornisce mai risposte ma offre solo dubbi, allora la domanda sul cosa sia il tempo sembra mutata e diviene: siamo noi forse il tempo?
Anche le opere presentate ad arte Fiera coprono un ampio arco temporale analogo a quello del nostro rapporto, la prima “delocazione” del 1970 è una tela bianca rimossa dal proprio telaio ed incollata su di un’altra tela bianca, in una paradossale identità tra la rappresentazione e la cosa rappresentata si apre quello spazio, simbolico, in cui il lavoro di Parmiggiani si svilupperà negli anni seguenti.
A questa opera germinale segue un opera della metà degli anni ’70, una farfalla posata sui resti di una scultura greca, in greco farfalla si dice Psychè, la farfalla emblema della caducità e l’anima eterna condividono il medesimo nome.
Infine un’opera recente, una tavola dove cenere fuliggine e fumo raffigurano ombre di oggetti rimossi: il luogo dell’assenza come luogo dell’anima.
Perché Parmiggiani dunque? Forse perché il suo percorso rappresenta in maniera esemplare quello che è stato anche il nostro cammino, ovvero un lungo viaggio verso la poesia.
Claudio Parmiggiani: Untitled, 2014 - 115x85cm | courtesy Galleria de' Foscherari, Bologna
Claudio Parmiggiani: Untitled - 115x130cm | courtesy Galleria de' Foscherari, Bologna
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