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Antonio Saladino: identità e territorio nella scultura contemporanea

Quello con Antonio Saladino è un incontro recente.
Nato nel 1950 a Lamezia Terme, lo scultore archeologo lavora principalmente con la ceramica, senza trascurare però né la pittura, né la sua formazione in architettura.

Quando mi è stato chiesto di scrivere un testo critico per la mostra “Reperti contemporanei” non conoscevo a fondo la sua storia né il suo percorso e ho volutamente deciso di scrivere basandomi su queste poche informazioni, cercando di spremere il massimo dalle opere, cercando di scoprirle in un percorso che fosse quanto più possibile autentico per me.

Ora, a distanza di qualche tempo, sento la necessità di mettere a fuoco e di aggiungere qualche tassello al quadro generale che avevo lasciato in secondo piano.
Andiamo perciò a recuperare un dialogo diretto con l’artista, attraverso qualche domanda mirata e complementare: certo, dovrete poi andare a leggere il mio testo e quello del curatore della mostra.
Credevate forse di poterne fare a meno?

La mostra è visitabile fino al prossimo 19 gennaio: siete ancora in tempo!

Leggo su Antonio Saladino: “Ceramista, scultore e pittore, vive a Lamezia Terme, dove nasce nel 1950.” (estratto da “Antonio Saladino. Reperti Contemporanei”, collana Quaderni del Marca, Silvana editoriale, novembre 2018).
Perché hai scelto la ceramica?

Antonio Saladino: L’Argilla è la materia prima per la ceramica; è un materiale che ha come principale caratteristica la plasticità, cioè quella capacità di lasciarsi modellare a piacimento e conservare la forma che gli si è data. Quindi, la facilità nella manipolazione e il fascino di un materiale per certi versi povero, riconducibile al suo essere elemento naturale originario – la terra -, sono state le leve della mia scelta.

Ma la passione vera e propria è arrivata quando, facendo parte di una Associazione Archeologica, mi sono venuto a trovare a contatto diretto con il mondo della cultura Magno-Greca partecipando a scavi, attività espositive, visite a Musei e siti archeologici sparsi in tutta la regione. Inoltre, molto importante, è stata l’esperienza di collaborazione, in qualità di disegnatore, con la sovrintendenza della Calabria.
Posso dire, quindi, che sono cresciuto in mezzo alla ceramica antica e che, per conseguenza di queste esperienze, è cresciuta l’idea di dedicarmi come attività stabile alla produzione di ceramiche artistiche, pur continuando a dipingere, poiché sono nato pittore.

L’amore per la ceramica si è sviluppato gradualmente fino ad arrivare agli anni Novanta, quando l’interesse per la scultura ha preso prepotentemente il primo posto nelle mie attività creative.

Mi sembra interessante capire subito cosa pensi del rapporto tra arte e decorazione. Come si declina all’interno della tua indagine?

Antonio Saladino: Le superfici delle mie opere sono come una pelle che accoglie, in modo timido e discreto, segni e quant’altro si consideri elemento decorativo.
Non rinuncio mai al segno, che esso sia funzionale o fine a sé stesso.
Il senso del decoro me lo porto dentro per gli studi compiuti all’istituto d’Arte ed è costantemente presente nel mio fare arte, ma, comunque, esso rappresenta sempre un fattore marginale nella mia produzione artistica.

La ricerca artistica non è quasi mai autoreferenziale, non indaga solo la bellezza, l’estetica, l’equilibrio, la forma…
Con che cosa ha a che fare la tua?

Antonio Saladino: Credo che sia sempre presente nel mio creare arte: è uno stato d’animo che ha a che fare con la mia sfera spirituale; è in parte inconscia e, per un certo verso, anche un po’ consapevole.
Durante le sedute di lavoro, nel mio studio, ascolto sempre musica classica o comunque rilassante. In questa atmosfera, il corpo e la mente si rilassano e mi lascio trasportare in luoghi sconosciuti, sentieri nuovi da esplorare e quasi sempre ho nuove visioni.
Come dire: è bello perdersi perché perdendosi si ritrova sé stessi, cioè il proprio essere artista.

Raccontaci ora com’è nata l’idea della mostra “Reperti contemporanei”, curata da Teodolinda Coltellaro e visitabile al Museo MARCA di Catanzaro (fino al 19 gennaio).

Antonio Saladino: Questa mostra è un progetto maturato in questi ultimi anni, quando mi si è prospettata la possibilità di esporre il mio lavoro di scultura al Museo Marca.
In fondo questa idea del reperto simulato è nata negli anni Novanta e si è gradualmente sviluppata e perfezionata fino ad oggi, con le opere esposte.

La definizione “Reperti Contemporanei” è stata coniata dalla curatrice della mostra, Teodolinda Coltellaro, proprio in occasione di questo evento al Museo Marca. Essa intende sottolineare come la mia opera esprima un concetto e un pensiero contemporaneo attraverso un reperto simulato che richiama palesemente il passato, ma per superarlo e proiettarlo nel futuro.

Non solo come archeologo, ma soprattutto come artista: in quanti modi e in quali direzioni è possibile scavare nella vita di oggi?

Antonio Saladino: Ritengo che ognuno di noi, credente o non , dovrebbe fare uno scavo dentro la propria interiorità, interrogarsi sul significato della propria esistenza.
Per quanto mi riguarda, il mio è uno scavo unidirezionale: io ho una visione cristiana della vita. Tendo, infatti, a studiare e capire le sacre scritture e interrogarmi sul significato escatologico della vita: il fine ultimo delle cose, chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo.

Sempre a proposito di scavi e di scoperta, troviamo in mostra una serie di opere che fonda proprio sulla sorpresa che deriva da queste operazioni metodologiche. Vuoi parlarci dei “contenitori”?

Antonio Saladino: I “contenitori”, per me, rappresentano la madre terra: nella loro essenzialità e bellezza formale, simulano la bellezza della natura e hanno la funzione di custodirla e proteggerla. In questo caso, la mia opera, come un tesoro, va svelata con il semplice gesto dell’alzare un coperchio, così come fa l’archeologo quando smuove l’humus per portare alla luce quello che vi è nascosto.

I diversi “portatori”, invece, richiamano l’attenzione sul concetto del dono, proprio in tempi in cui sembra essere passato un po’ di moda, tacciato e dato per scontato, soppiantato dal senso del possesso e da valori altri.
Così vediamo in dono la luce, le nuvole, gli scarti, l’urna, i gioielli, gli angeli… e poi c’è il “Custode di tavolette”: l’artista con la sua arte.
Anche l’arte è un dono per l’umanità. Di che tipo di dono si tratta?

Antonio Saladino: L’Arte e l’artista hanno un grande e nobile compito da adempiere e offrire all’umanità: attraverso la bellezza, arrivare all’animo dell’uomo per riscattarlo dalla banalità del quotidiano, per dargli la possibilità di elevarsi a vette più alte e sostanziali del pensiero e dell’anima e per raggiungere la consapevolezza di essere parte di un progetto divino.

Parliamo ora del corpo umano, dello spazio del corpo e di architettura.
Le sculture che crei hanno la forma di un busto umano, ma sembrano essere piuttosto architetture per accogliere le tante anime del mondo.
Quindi, per te, che cos’è il corpo?

Antonio Saladino: Per me, il corpo è uno scrigno, un luogo sacro, così come, per chi è credente, è il tabernacolo dello spirito divino.
Il corpo come custodia di qualcosa di prezioso si ripropone sempre nel mio lavoro.

Come vivi quel legame tra identità e territorio che ben emerge da tutte le tue creazioni?
Oppure, se preferisci, che cosa significa fare arte in Calabria?

Antonio Saladino: Mi hanno definito “l’artista dell’originario”. La mia esigenza principale è la ricerca e l’espressione di un’identità in dialogo con la storia, con il mio territorio, con le mie radici culturali.
Il territorio offre molti spunti e ispirazioni: i siti archeologici sono un pozzo di idee per me, ma il passato, il mito, non condizionano il mio essere artista contemporaneo, poiché non mi lascio assorbire da esso.
Guardo al mio passato non per evocarlo né tanto meno per proporne una sterile imitazione, ma per riattualizzarlo e dargli una nuova vita, farlo rivivere in una nuova identità, utilizzando connotati stilistici che appartengono al linguaggio dell’arte contemporanea.

Fonti e approfondimenti:
- sito web di Antonio Saladino (link)
- Reperti contemporanei al Museo MARCA (link)

Alice Traforti

Founder e Redazione | Vicenza
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