Cos’è e cosa rappresenta il MAAM per Giorgio de Finis?
La possibilità concreta di arrivare sulla Luna. Il MAAM è un “super luogo”, come lo ha definito Marc Augé, un’utopia che atterra in città costringendola a confrontarsi con essa. Per me è lo strumento per pensare in modo nuovo e, al tempo stesso, ripensarmi, facendo e guardandomi nei mille specchi portati qui dagli artisti più diversi.
Il valore salvifico dell’arte, la sua connotazione emozionale e spirituale, nel caso del MAAM, sembra diventi anche forza concreta di salvezza sul piano umano e sociale…
Giorgio de Finis: Il MAAM è un progetto artistico e al tempo stesso un progetto politico. Si propone di costruire una cattedrale laica del comune, invitando tutti a collaborare, senza distinzioni generazionali, di coefficiente, di poetica, riporta l’arte ai tempi di Lascaux, l’arte a prima che nascesse il sistema dell’arte, e in cui questa coincideva con la vita e l’abitare.
C’è un artista in particolare che ancora non ha interagito con la realtà creativa e immaginifica del MAAM e vorresti lo facesse?
Giorgio de Finis: Il MAAM è una chiamata alle arti, nasce dalla risposta che prima uno, poi due, poi tre e alla fine centinaia di artisti hanno dato ad un progetto artistico che chiedeva la loro collaborazione, singolare e corale, e chiedeva una presa in carico di responsabilità rispetto a tutta una serie di questioni che hanno a che fare con il più generale diritto alla città, che vuol dire casa, scuola, salute, cittadinanza, libertà di movimento, cultura e bellezza. Gli artisti che non sono ancora venuti li stiamo aspettando.
Esistono altre realtà in Europa in qualche modo simili al MAAM o dimensioni di ricerca artistica e socio antropologica che si ispirano all’esperienza del MAAM?
Giorgio de Finis: Per quanto riguarda il passato non mi risulta. Ma sono convinto che l’esperienza del MAAM stia facendo scuola.
In proiezione futura, come immagini l’evoluzione del MAAM da qui a 10 anni?
Giorgio de Finis: Navighiamo a vista. Sul MAAM e sul Metropoliz grava da sempre la spada di Damocle dello sgombero coatto, e attualmente c’è un processo in corso, perché la proprietà vuole rientrare in possesso dello stabile occupato. L’interesse manifestato per l’esperienza del MAAM dall’attuale giunta, nella persona di Luca Bergamo, vicesindaco e assessore alla crescita culturale del Comune di Roma, è senz’altro una novità (prima di lui visitavano il MAAM solo politici non più in carica). Ma al di là del gradito riconoscimento dell’amministrazione capitolina per il lavoro svolto, sul piano concreto non ci sono ancora percorsi praticabili. Il mio sogno nel cassetto è che Metropoliz possa essere un giorno libero dalla paura e tornare ad essere a tutti gli effetti (anche giuridicamente) un pezzo della nostra Roma, che avrebbe guadagnato così la sua città meticcia e il primo museo abitato del pianeta Terra.
MAAM vs Macro: Quali le possibili connessioni (o contaminazioni) concettuali o di pensiero?
Giorgio de Finis: Direi MAAM & Macro, almeno ogni volta che questo sarà possibile. Si tratta, come è evidente, di due progetti diversi e autonomi, eppure indissolubilmente legati. Non ci sarebbe stata la mia investitura al Macro senza l’esperienza del MAAM, che è il solo biglietto da visita che rivendico. Il Macro asilo sarà un museo accogliente, dove incontrarsi e lavorare, assomiglierà molto a una casa. Del nuovo museo che nascerà a ottobre si occuperanno tutti gli artisti, insieme, collaborando (o almeno coloro che accoglieranno l’invito a farlo). Proprio come al MAAM.
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